Attraversare le contingenze allargando le prospettive

15/09/2014
stampa   ::  




Il Crac piegato... ma non rotto!

Dino Ferruzzi, presidente del CRAC che in questi anni ha realizzato, in ambito scolastico, mostre e workshop con decine di artisti e curatori, racconta come e perchè l'11 settembre l'associazione è stata cacciata...



X immagine d’archivio presa a simbolo dello sgombero. Studenti nel cortile della scuola protestano contro la riforma Gelmini




Momenti dello sgombero dello spazio archivio/ufficio




Cataloghi inscatolati pronti per lo sgombero




L’archivio/ufficio abbandonato




Lo spazio espositivo. Giugno 2014. “Parole”, l’ultimo workshop con gli studenti tenuto da Stefano Boccalini




Il workshop 'Etica' tenuto da Fabrizio Basso e Silvia Cini, 2014




Annalisa Cattani, Rituali, 2013. Performance, workshop e mostra




Rita Casdia, MiniBaby, 2009. All'interno della rassegna 'Ti racconto', con opere dell'archivio video online Art Hub, 2012




OsservatorioinOpera, Indenne, 2009. Installazione site-specific




“La democrazia non è realmente tale, se la gente non ha la possibilità di partecipare alle decisioni che riguardano il proprio territorio”
Antonio Vigilante, Ecologia del potere. Studio su Danilo Dolci. Ed. del Rosone, Foggia, 2012

1. Lezioni di autolesionismo, ovvero come uno zelante commercialista travestito da Dirigente scolastico, sbarca sui lidi del Liceo Artistico Statale Bruno Munari di Crema e Cremona, si autoproclama conquistatore del territorio scuola e decide che il primo grande problema da risolvere è sgomberare i locali del CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea e tutto il progetto a questi connesso.

2. Prologo. Il giorno 18 Agosto 2014, il Dott. Pierluigi Tadi, nominato di recente dirigente del Liceo, ancora sconosciuto, senza avere avuto un colloquio preliminare con gli insegnanti che sono parte dell’associazione, invia una lettera in cui chiede al CRAC di regolarizzare la propria posizione per ciò che attiene l’uso dei locali, delle attrezzature e degli arredi del Liceo, indicando nella data del 6 Settembre, il termine ultimo per presentare la documentazione dell’associazione alla scuola e la compilazione di due moduli in cui al CRAC viene espressa l’istanza di farsi carico di tutte le spese connesse all’utilizzo dei locali, e l’impegno a versare il corrispettivo richiesto così come definito dal Dirigente Scolastico.

3. Il reato. Da questo momento in poi, stando al lavoro meticoloso di ricerca del Detective “Tadi”, il CRAC, non avendo in passato stipulato accordi formali con il Liceo, viene scoperto in flagranza di reato, gli insegnati che hanno speso lavoro, passione e competenze al servizio della scuola sono descritti come privati che hanno occupato abusivamente i locali, utilizzato la scuola attraverso la costituzione dell’associazione per propri fini, addirittura dei delinquenti perseguibili anche penalmente e trattati alla stregua di chi ha commesso i crimini più efferati, nei casi limite, per Dino Ferruzzi, Presidente dell’associazione e insegnante del Liceo, se dovesse scattare un procedimento del Dirigente, si potrebbe arrivare addirittura al licenziamento, poichè esisterebbe il reato di incompatibilità tra la carica che l’insegnante occupa presso l’associazione e il lavoro di docente. Per tali motivazioni il CRAC dovrebbe regolarizzare la propria posizione altrimenti si procederà allo sgombero entro il 6 Settembre 2014, come da lettera protocollata che ci è stata fatta pervenire. Lo stesso dicasi del Presidente dell’associazione, che è tenuto a regolarizzare la propria posizione.

4. L’incontro e la farsa. Il CRAC è pronto a risolvere il contenzioso, richiede per ben due volte un appuntamento con il Dirigente per chiarire la questione. L’incontro finalmente viene concesso, dopo ore di estenuanti “burocratismi” non si arriva a nessun accordo.
Le carte si scoprono quando Dino Ferruzzi, Presidente responsabile del CRAC chiede al Dott. Tadi, “visto che il CRAC è sempre stato un progetto scuola, e lei dichiara di concordare con le finalità del progetto, non basterebbe accordarsi su come regolarizzare l’associazione, per poi lasciare in comodato d’uso gli spazi che si ritiene opportuno destinare, così da poter proseguire con il progetto?” La risposta è un secco NO, perché intanto viene fuori dalle parole del Dirigente, notizia fin qui tenuta ben nascosta, che quei locali sono stati già destinati da lui ad altro uso, per cui l’associazione è tenuta a liberarli. Per ciò che riguarda l’offerta formativa decennale curata dal CRAC nessun accenno, al Dirigente non interessa, l’urgenza è di altra natura e non si transige.

Gran bella furbata quella del Detective “Tadi”, che per giustificare questo incredibile ed insostenibile provvedimento verso gli Organi collegiali, non potendo rinvenire alcuna scusa plausibile per cancellare un’offerta formativa altamente qualificata e con una lunga storia alle spalle, trova il cavillo burocratico dell’illegalità dell’associazione. Una incompatibilità insanabile a suo dire, tra la costituzione di una realtà non profit in una scuola e la mission di progetto scuola che la stessa dichiara nel proprio atto costitutivo e nelle azioni intraprese e concordate con il passato Dirigente e tutto l’apparato scuola.

5. Finale 1. Per questo puntiglioso irrisolvibile cavillo vanno in fumo dieci anni di duro lavoro: un fondo di circa tremila volumi e riviste destinato alla costituzione di una biblioteca specializzata sull’arte contemporanea; un archivio che raccoglie tutta l’esperienza di questa sperimentazione didattica resa possibile attraverso la collaborazione con artisti, curatori, esperti, enti, istituzioni museali italiane ed internazionali.
Abbiamo sbagliato proprio tutto, pensavamo di essere un progetto a pieno titolo della scuola e invece siamo stati scoperti e messi alla gogna. Forse ciò che non ha convinto il Dott. Tadi è che il CRAC ha provato ad immaginare la scuola come un centro di produzione di idee aperto e plurale, un territorio “meticcio” per ridare voce alle persone, per essere parte attiva del governo culturale della città e di un territorio.

Questi i fatti, strettamente riferiti a ciò che è accaduto. Se il buon giorno si vede dal mattino, auguri allora al nuovo Liceo che verrà. Noi non ci saremo a seguire il nuovo corso, non condividiamo i modi con cui si è cercato di affrontare il problema, se di problema si tratta, non condividiamo il modello di scuola che ci è stato presentato in un Collegio dei Docenti ammutolito e distratto da altro. Semplicemente pensiamo che i nostri studenti saranno privati per sempre di un’occasione formativa unica e irripetibile.

6. Noi, la maleducazione e le libere esistenze.
Nonostante ci sia stato da parte nostra ogni tentativo di risolvere il contenzioso per salvaguardare il progetto, non c’è stato nulla da fare.
In questi casi vengono dati ai Dirigenti pieni poteri, così possono disporre di vita e di morte di cose e persone, non essendo stato possibile intervenire legalmente, abbiamo dovuto cedere, è iniziato così lo sgombero dei locali.
Non ci è stata data nessuna risposta del perché venivano azzerati dieci anni di sperimentazione, di un offerta formativa unica, che per le sue peculiarità ha rappresentato un caso singolare nel panorama della scuola italiana.
Dal comportamento del Dirigente si evince una degenerazione culturale dura a morire, un’idea di scuola e dell’educazione che vanno a braccetto con il conformismo e l’ubbidienza, con la paura e l’ipocrisia. “Con un atto di protesta linguistica”, come dice Antonio Vigilante in Ecologia del Potere, un saggio su Danilo Dolci, questa degenerazione di un modello di scuola e di vita “la si potrebbe chiamare maleducazione, e porre la figura del maleducatore accanto a quella del politicante. La vera educazione si occupa tanto del maggior sviluppo dell’individuo quanto dello sviluppo comune, tanto del singolo quanto della società, così come la vera politica cerca di creare le condizioni affinché le persone possano esprimersi e crescere in modo positivo e creativo”, aggiungerei, sentendosi parte di una comunità pensante che partecipa attivamente e si occupa della cosa pubblica cercando di trasformarla in bene comune.
Ciò che è venuto meno nell’atteggiamento del Dirigente/Manager è un aspetto centrale dell’atto educativo, presentatosi come esperto e tecnico a servizio del dominio, ha finito per ignorare il dialogo, il mettersi all’ascolto prestando attenzione alle ragioni dell’altro. E’ emersa la scarsa volontà di mettere le cose in comune, di riconoscere ed accettare la storia, le esperienze delle persone con cui condividere dei percorsi comuni.
Resistere tutti questi anni nel contesto scuola è stato un vero miracolo, il nostro agire è servito a forzare proprio un apparato ormai allo sfascio, facendo emergere tutte le contraddizioni dei modelli di un sistema educativo artefatto, standardizzato e mercantile che obbedisce solo alla legge del profitto.
Dopo quasi trent’anni di insegnamento, penso che della scuola e del futuro dei ragazzi ormai importi sempre meno. La questione è vista solo in termini utilitaristici: formare nuovi tecnici disoccupati pronti a soddisfare i bisogni di un capitalismo avanzato sempre più distante dai veri bisogni delle persone; la scuola, l’ultimo baluardo dove sarebbe ancora possibile ripensare alle democrazie a venire, è stato espugnato da tempo, educare e formare rimandano ad una tecnica raffinata, coerente solo nell’addestrare nuovi schiavi ubbidienti pronti per essere immessi nel mercato del lavoro.
Siamo tutti narcotizzati e le nostre esistenze vivono un perenne gioco che mette a nudo tutta la sua tragicità, secondo quello che dice Paolo Perticari in L’educazione impensabile, un saggio di straordinaria lucidità sul mondo della scuola e non solo; è quella che Hanna Harendt chiamava “la banalità del male”, ossia la mancanza di pensiero che si traduce, secondo l’ipotesi della stessa Harendt, in mancanza di orientamento etico.
La nostra riflessione e la nostra azione sono stati un tentativo di re-immaginare l’educazione, la formazione e l’arte come mezzi, per attivare canali relazionali fuori dagli spazi artefatti standardizzati e mercantili che obbediscono alla legge del profitto, recuperando le esperienze e gli argomenti teorici fondamentali dei modelli educativi sperimentati nella seconda metà del Novecento da molte avanguardie dell’innovazione scolastica (Don Milani, Danilo Dolci, Paulo Freire, John Dewey, Ivan Illich…), solo per citarne alcuni, di cui condividiamo metodologie e coerenti etiche esistenziali.
Partendo dalle teorie dell’educazione e dalla cultura della pedagogia progressista abbiamo ripensato al nostro modo di fare scuola, una “pratica” operativa potenziale, aperta all’ambiente fuori dalla scuola, alla partecipazione attiva della comunità intesa come occasione per tramutare la scuola in una casa produttrice e dispensatrice di cultura, un luogo inteso come bene comune aperto alla ricerca e al lavoro di gruppo, un tentativo per tramutare la scuola in officina di metodo, una bottega in cui si impara ad autoformarsi inventandosi spazi di lavoro, laboratori, centri di interesse.
La scuola aperta che pensiamo e su cui abbiamo lavorato dentro e fuori le nostre aule è un luogo plurale ed accogliente che non si esaurisce dentro le pareti delle aule, ma si allunga sull’intera rete dell’educazione.

7. Finale 2. Giovedì 11 Settembre 2014, alle ore 8,30 il CRAC chiude per sempre il rapporto con il Liceo

Il CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea è attivo dal 2004 all’interno del Liceo Artistico Statale “Bruno Munari” di Cremona. Nel 2007 il Centro si costituisce associazione non profit ad opera di Gianna Paola Machiavelli, Ferdinando Ardigò, Dino Ferruzzi, insegnanti ed artisti, Roberta Pagliari e Giorgio Guerini, scenografi, Alberto Mori, poeta. Il CRAC si configura come un progetto che tenta di coniugare e saldare la pratica didattica con la ricerca delle arti visive, l’obiettivo è di dare vita a uno spazio-scuola sperimentale, uno strumento didattico di “prassi in formazione” con lo scopo di esercitare modelli educativi alternativi in un clima di partecipazione attiva e condivisa.
In dieci anni il CRAC ha organizzato: attività espositive, corsi di aggiornamento e formazione, progetti didattici, workshop, incontri, seminari e percorsi di formazione utili a stagisti che vogliono occuparsi della conduzione e dell’organizzazione di uno spazio non profit. Il Centro è dotato di uno spazio espositivo, un archivio e una biblioteca specializzata costituita da un fondo di oltre tremila volumi e riviste di settore frutto di donazioni.

Il CRAC ha prodotto e curato in dieci anni: 94 eventi espositivi, 150 laboratori, 40 incontri con artisti ed esperti del settore, due convegni che hanno avuto per tema l’Arte contemporanea come progetto educativo, corsi di aggiornamento e formazione in collaborazione con i Dipartimenti didattici di Musei e Fondazioni italiane. Ha promosso e curato quattro edizioni di Questioni aperte nell’arte contemporanea, ciclo di incontri con curatori, due edizioni di Education Lab. Percorsi di formazione dei giovani alla contemporaneità attraverso l’arte. E’ stato invitato a convegni e attraverso i suoi referenti, a tenere lezioni in sedi universitarie. E’ stato invitato a partecipare alle Fiere d’Arte Contemporanea di Torino, Bologna e Verona.

Dino Ferruzzi
Responsabile del CRAC



Il CRAC sta preparando un saggio-catalogo sui 10 anni di attività, un atto importante che possa lasciare una traccia concreta di questa esperienza. Partecipa con un contributo a sostegno della pubblicazione:
https://www.produzionidalbasso.com/pdb_3902.html


Puoi leggere anche:

Crac a Cremona E' cominciato tutto in un liceo, poi si è aperto alla città e al territorio catalizzando tantissime figure significative della produzione culturale contemporanea... (16/11/2012)

Su UnDo.Net tutti gli eventi del CRAC

Il sito ufficiale del CRAC