Attraversare le contingenze allargando le prospettive

04/11/2010
stampa   ::  




Viaggi rossi


Viaggi per turisti del tempo nell'Europa orientale, cioè in luoghi dalla definizione ideale più che geografica. Il video di Joanne Richardson e David Rych è un progetto artistico che attraversa e documenta i luna park della Ostalgie, dove si racconta una storia troppo recente.
Così con loro percorriamo reenactment storici e orrorifici luoghi della memoria, ricostruzioni cinematografiche (in)verosimili e frivole perversioni di... passaggio.



"Red Tours" di Joanne Richardson e David Rych

Testo di Eleonora Farina

Nonostante il nome sviante, Joanne Richardson - uno dei due autori del video Red Tours - è romena. Video attivista, per questo lavoro collabora con l'artista austriaco David Rych. Io, fresca di borsa di studio per la Romania, l'ho conosciuta virtualmente poco prima della mia partenza per Bucarest: una serie di sui lavori fanno infatti parte della mostra sull'attivismo femminile negli ex paesi dell'est Europa ("HACK.Fem.EAST", Berlino 2008). L'ho incontrata infine personalmente insieme a David nell'estate del 2009 a Palanga (Lituania), dove erano entrambi visiting artists presso "Transient Spaces - The Tourist Syndrome".
Curato dall'associazione Uqbar di Berlino, il workshop/residenza è incentrato sul tema dello spostamento di persone e popoli: 'luoghi di passaggio' (e cito il titolo) sono quelli turistici tanto quanto quelli di migrazione. Red Tours è stato commissionato e realizzato per questo progetto biennale e proprio alla fine del nostro soggiorno Joanne e David si sono recati a Vilnius per iniziare le prime riprese.

PARTE I



Diviso in tre parti - e così anche qui proposto - il video presenta i "viaggi rossi", ovvero i luoghi che i turisti (locali e non) di oggi visitano metodicamente e meticolosamente quando decidono di affrontare il recente passato comunista - da qui il colore del titolo - nell'Europa orientale (denominazione ideale più che geografica, viene sottolienato all'inizio del film). Attraverso ricostruzioni cinematografiche (in)verosimili, reenactment storici e orrorifici luoghi della memoria, quanta conoscenza e soprattutto coscienza degli eventi c'è? Quanto un museo del comunismo può rappresentare oggettivamente eventi accaduti meno di cinquant'anni fa e quando la popolazione (turistica?) si può riconoscere in questo?
Come esempio nel video vengono presi in considerazione il Memento Park di Budapest, il Museo del Comunismo di Praga ed il Grūtas Park di Druskininkai (vicino a Vilnius).

Il film si dipana attraverso riflessioni e commenti che hanno il fine di porre interrogativi sul significato stesso del documentario e sulla politica del suo montaggio. E qui cito direttamente gli artisti: "La storia emerge attraverso tre differenti prospettive: un resoconto oggettivo focalizzato sulla re-interpretazione del comunismo quale kitsch o casa degli orrori, una memoria soggettiva che mescola il personale ed il politico al fine di evidenziare il processo che ha trasformato i natii in turisti della loro propria storia, e un reportage cinematografico diretto raccontato attraverso gesti e linguaggi dei turisti."

PARTE II



Un anno è passato dalla ricorrenza ventennale del crollo del Muro di Berlino. Già in quell'occasione parlavo con Joanne e David di presentare su UnDo.Net il loro lavoro comune, a quel tempo ancora in fieri. E alcune riflessioni fatte insieme ad Elena Bellantoni il 9 Novembre 2009 sono ancora oggi più che valide. (Berlinesi e turisti a vent'anni della caduta del Muro. Diario di Eleonora Farina ed Elena Bellantoni)

La Romania (nazione dalla quale proviene Joanne, figlia di esiliati politici negli USA) è certamente quella nella quale l'esperienza del comunismo è ancora viva e dove il passaggio risulta essere molto difficile; gli archivi di stato rimangono chiusi e poco si può sapere dai documenti disponibili. Nel suo libro riguardante i luoghi istituzionali che affrontano la recente storia della nazione, lo storico e politologo romeno Stejărel Olaru così scrive a tal proposito: "Thus, fifteen years after the fall of the Iron Curtain the mechanisms of the Romanian communist regime are not entirely known and only a fragmented history of this period has been written." ( 1 )

PARTE III



Il taglio che è stato dato al video, a tratti molto polemico (citando Berlino viene proposto anche il Checkpoint Charlie), fa riflettere sull'utilità della formula adattata da questi musei. Proprio pochi giorni addietro mi sono casualmente inbattuta in un articolo sulla Ostalgie (unione di Ost/est e Nostalgie/nostalgia, ovvero la nostalgia per la vita nella Repubblica Democratica Tedesca - come non ricordare il film Good Bye Lenin! di Wolfgang Becker?): se bastano un Trabant o una maschera antigas, un colbacco russo o uno stemma con falce e martello a far rivivere un'epoca e un modo di essere, a quale tipo di archiviazione storica stiamo facendo riferimento? Qual'è il significato di questo lavoro certosino?

Parte della memoria storica è stata finora - volente o nolente - messa in mano ad artisti. Tra tutti, basta citare due esempi interessanti: l'ironia con la quale il gruppo romeno subREAL (Călin Dan, Iosif Kiraly, Dan Mihălţianu) propone per la prima volta al di fuori dei confini nazionali (a Berlino, casualmente?) l'enorme archivio fotografico della rivista specializzata "Artă", una vera summa di conoscenza di quarant'anni di Realismo Socialista altrimenti persa; e la precisione didascalica con la quale il lituano Deimantas Narkevičius assembla found footage del British Film Institute di Londra, il più grande archivio occidentale di materiale video sull'Europa comunista.
Se il fine del museo è quello di preservare e poi presentare al pubblico la propria collezione di storia, Joanne e David a tratti ironizzano a tratti condannano il modo stereotipato e (a volte) frivolo di presentarla che usano queste istituzioni.

("Red Tours" ha avuto la sua premiere nell'agosto di quest'anno a Berlino in occasione della mostra di fine progetto "Transient Spaces – The Tourist Syndrome", all'interno della quale è stato presentato per intero in una ricostruita sala cinematografica)

1) Stejărel Olaru, Vademekum Contemporary History Romania: a guide through archives, research institutions, libraries, societies, museums and memorial places, Stiftung Aufarbeitung, Berlin - Bucarest, 2004, p. 9.


Link utili:
http://subsol.c3.hu/joanne/home.html
www.parakanal.com/rych
www.mementopark.hu/index.php?Lang=en
www.muzeumkomunismu.cz
www.grutoparkas.lt/index-en.htm


Eleonora Farina è laureata all'Università "La Sapienza" di Roma in storia dell'arte contemporanea con una tesi sulla Kunsthalle Portikus di Francoforte sul Meno (diretta dal Prof. Daniel Birnbaum). Dopo un anno di lavoro a Bucarest presso il dipartimento curatoriale del Museo Nazionale d'Arte Contemporanea, al momento vive a Berlino dove ha iniziato un dottorato di ricerca presso la "Freie Universität" (Prof. Gregor Stemmrich) sull'attuale situazione dell'arte romena. E' su questa tematica che ha inoltre realizzato diversi progetti curatoriali, ha partecipato a lecture e ha scritto articoli specialistici. Collabora regolarmente con UnDo.Net e con la rivista "Arte e Critica".