Attraversare le contingenze allargando le prospettive

15/07/2010
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Le molte arti dei festival


Estate, tempo di festival dal nord al sud. Portano oltralpe e attraverso il mare genti diverse, in una scia di climi che si adattano come ombre lunghe sui muri di borghi storici o in spazi aperti. Ma anche trasfigurano costruzioni postindustriali, invadono le strade e si mescolano in relazioni effimere nei territori delle sette arti. Gli stessi artisti incrociano progetti diversi a seconda del carattere di ogni festival; noi abbiamo tracciato un breve escursus: Santarcangelo, le Colline Torinesi, Sound Res, VolterraTeatro e Drodesera, con un'intervista di Alessandra Saviotti alla direttrice artistica.
Non ce ne vogliano i molti assenti, l'attenzione è sulla performing art nelle sue più svariate sperimentazioni, ma anche sui luoghi e sull'età delle iniziative...



Androgynous, Ancora un respiro




Fanny & Alexander, North, opera in un atto per voce e pedonium




Teatrino Clandestino, No-signal




Pathosformel, La prima periferia




Compagnia Virgilio Sieni, Tristi tropici, Liberamente ispirato a Tristes Tropiques di Claude Lévi-Strauss




Masbedo featuring Lagash e Gianni Maroccolo, GLIMA una performance




Peeping Tom, 32 rue Vandenbranden




Dewely Dell, Cinquanta urlanti, quaranta ruggenti, sessanta stridenti, Anteprima




Garten, I will survive




Francesca Grilli, Arriverà e ci coglierà di sorpresa, 2006/2007




Codice Ivan, GMGS / (lasci)AMO TUTTO




Accademia degli Artefatti, Spara/trova il tesoro/ripeti, un ciclo epico di Mark Ravenhill




Socìetas Raffaello Sanzio, Sul concetto di volto nel Figlio di Dio. Vol. I




Santasangre, Faust




Motus, (antigone)contest #2




Teatro Sotterraneo, Dies irae_5 episodi intorno alla fine della specie, Dittico sulla specie (parte 1)




Erna Omarsdottir, The Mysteries of Love. Foto di Jean-Francois Sprecigo




Babilonia Teatri, Summer collection, Pop star




Anagoor, Wish me luck


Santarcangelo 40
Il Festival Internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo rappresenta fin dalla sua origine un nodo molto particolare tra il teatro e la piazza.
Festival della scena sperimentale, è anche una delle manifestazioni che maggiormente ha saputo innescare nella ricerca teatrale esplosioni d'arte in stretta relazione col pubblico e con le architetture. Si è appena conclusa la sua quarantesima edizione che ha cercato di reinventare le coordinate di un così lungo destino: la piazza, il rapporto con gli spettatori, le domande sul proprio tempo.
Il festival è diretto da Enrico Casagrande di Motus con la collaborazione di Rodolfo Sacchettini e Daniela Nicolò nell'ambito dell'andamento triennale Santarcangelo 2009/2011 condiviso con Chiara Guidi della Societas Raffaello Sanzio che ha firmato l'edizione scorsa e Ermanna Montanari del Teatro delle Albe che condurrà la prossima.
Ospiti dell'edizione 2010 circa 30 produzioni internazionali che hanno spaziato dal teatro alla danza alla performance attraverso cinema, letteratura, disegno, arte pubblica, musica.
Un festival che s'interroga sulla fluttuante condizione che l'oggi attraversa tra finzione e "realtà", dove con realtà si allude alle circostanze di un'epoca deteriore, da contrastare, da capovolgere.
Santarcangelo 40 ha infatti scombussolato il patto tra attore e pubblico concedendo a quest'ultimo un ingresso privilegiato alla creazione artistica.
Tra le moltissime proposte il laboratorio di Fanny & Alexander H. Alfavita#2 - Immagini della realtà (Atlante), ispirato al pensiero di Aby Warburg e gli artisti libanesi Rabih Mrouè e Lina Saneh che dedicano il loro Photo-Romance ambientato in una Beirut deserta al film di Ettore Scola Una giornata particolare (in collaborazione con il Festival delle Colline Torinesi dove lo spettacolo è stato in scena l'11, 12, 13 giugno).

Maggiori informazioni sul Festival Santarcangelo 40

Festival delle Colline Torinesi 2010
La quindicesima edizione si è svolta nel mese di giugno, il festival continua ad essere un punto di riferimento per il territorio che lo ospita e per gli artisti che cercano con passione di rinnovare il linguaggio teatrale.
La prima edizione data il 1996. Nacque su iniziativa di Sergio Ariotti, Isabella Lagattolla, e, tra gli altri, di Carlo Cantono, Valter Malosti, Franco Torriani, per proporre spettacoli e prove d'attore nel periodo estivo e per valorizzare i siti spesso poco conosciuti della collina torinese.
L'identità del Festival 2010 deve molto all'apporto di alcune tra le più importanti compagnie italiane di ricerca: la Societas Raffaello Sanzio in cartellone con L'ultima volta che vidi mio padre di Chiara Guidi, uno spettacolo totale (parola, musiche, effetti, proiezioni) che nell'occasione ha coinvolto anche una scuola torinese di voci bianche; Motus con una tappa del suo percorso sul mito IOVADOVIA (antigone) contest #3; il Teatro delle Albe con Rosvita, interpretato da Ermanna Montanari, Premio Ubu 2009; Fanny & Alexander che coronano il loro lavoro sul Mago di Oz Dorothy. Sconcerto per Oz.
Il festival prosegue anche nel suo impegno di tutela della giovane creazione teatrale italiana, impegno che rappresenta ormai una priorità condivisa con varie realtà teatrali italiane. Offre, ad esempio, alla compagnia Santasangre una nuova occasione per esibire la sua originale ricerca sulle interferenze tra fenomeni naturali e linguaggio artistico, che infatti intreccia performance e scienza.

Informazioni sul Festival delle Colline Torinesi - Torino Creazione Contemporanea

Sound Res 2010
Un programma di residenza per musicisti, un festival e una summer school, un'iniziativa nata e cresciuta nel Salento, a cura di David Cossin, Alessandra Pomarico e Luigi Negro.
Il programma di residenza Sound Res 2010 è stato finalizzato alla produzione di un lavoro inedito frutto della collaborazione tra gli artisti e musicisti invitati a questa settima edizione del programma. Assente giustificato il direttore artistico David Cossin, diventato il percussionista di Sting e impegnato nel tour mondiale di Synphonicity.
L'evento clou di Sound Res 2010 è stato il concerto del 13 luglio: debutto italiano di Patrick Watson & The Wooden Arms + Guests (Melanie Belair, Cesare Dell'Anna, Jeroen Kimman, Mauro Tre).
I laboratori sono stati ospitati da un'altra importante realtà del territorio: i Cantieri Teatrali Koreja.
Le collaborazioni con artisti visivi, videoartisti, fotografi, una familiarità col teatro delle ombre e le atmosfere circensi, sono consueti per Patrick Watson; questa particolare occasione ha dato luogo anche all'installazione dell'artista visivo Luigi Presicce.

Maggiori informazioni su Sound Res 2010

VolterraTeatro 2010
Dal 19 luglio al 1 agosto 2010 Volterra e i Comuni di Pomarance, Castelnuovo V.C., Montecatini V.C. e Monteverdi M.mo ospitano la XXIV edizione del Festival VolterraTeatro, organizzato dall'Associazione Carte Blanche, con la direzione artistica di Armando Punzo.
Impegno civile, teatro, musica, danza, poesia, video, arte e cultura, Volterrateatro porta in scena da 24 anni storie, vite, mascherate o rivelate, in cerca di una scintilla, di una consapevolezza, di una rivelazione, di una possibilità d'incontro o cambiamento.
Di edizione in edizione, il festival ha consolidato la propria vocazione per la ricerca e la sperimentazione ponendo attenzione al contesto territoriale con progetti che si focalizzano anche sulla Transumanza, sulle feste popolari o destinati alla creatività infantile, con proiezioni cinematografiche come L'Uomo che Verrà, noto film del regista bolognese Giorgio Diritti, insieme a molti altri.
Sempre strizzando l'occhio alle Pecore nere (libro, film, spettacolo di Ascanio Celestini) quest'anno anche con mostre d'arte dedicate a Majakovskij o Rimbaud sull'onda dell'iniziativa Cosmopoesia che vede coinvolti importanti poeti in arrivo da tutto il mondo.
Progetto Speciale 2010 il debutto di Hamlice - Saggio sulla fine di una civiltà, liberamente ispirato all'Alice nel Paese delle meraviglie, ultimo lavoro della pluripremiata Compagnia della Fortezza composta dai detenuti attori del Carcere di Volterra.

Maggiori informazioni su Volterrateatro 2010

Drodesera
Dal 23 luglio al 1 agosto si svolgerà a Dro (TN) il Festival Drodesera - Avere trentanni. La manifestazione ha luogo nella centrale idroelettrica Fies, ancora parzialmente in funzione, che è diventata spazio di creazione e produzione delle arti contemporanee incentrate soprattutto sulla performing art ed ogni forma di spettacolo dal vivo.
Ma al di là del festival la Centrale Fies funziona tutto l'anno attraverso Fies Factory One (FF1), un progetto triennale che sostiene le più giovani compagnie di teatro sperimentale italiano e performing art, le accompagna nella produzione di nuovi spettacoli e nella loro promozione, inoltre mette a disposizione gli spazi della Centrale, altamente attrezzati, affinché le compagnie possano lavorare in totale tranquillità e per un tempo adeguato alla produzione di nuovi spettacoli e alla ricerca.
Tra le produzioni di quest'anno, presenti al festival prevalentemente in prima nazionale, ci saranno Dewey Dell, Pathosformel, Teatro Sotterraneo, Francesca Grilli, Socìetas Raffaello Sanzio, Anagoor, Codice Ivan, Masbedo featuring Lagash e Gianni Maroccolo, Androgynous, Santasangre, Virgilio Sieni.
Oltre agli autori prodotti direttamente da Centrale Fies, parteciperanno anche Teatrino clandestino, Garten / Maretta e Cavallari, Accademia degli artefatti, Fanny & Alexander, Peeping Tom, Babilonia Teatri e Quiet Ensemble.
Accanto alla programmazione artistica del festival, per il terzo anno, si affianca una temporary gallery come cassa di risonanza del tema che lega l'intera programmazione. Qui si concentra sia la figura dei trentenni che al festival ci lavorano e occupano spazi artistici ed uffici con le loro insicurezze e tentativi di costruirsi un futuro, sia testimonianze dei trent'anni passati dalla prima edizione di Drodesera.

Intervista a Barbara Boninsegna, direttrice artistica di Centrale Fies
A cura di Alessandra Saviotti

Ci puoi raccontare un po' di storia del festival Drodesera? Come si è relazionato negli anni con il territorio e con le altre strutture culturali presenti?

Drodesera nasce trent’anni fa nella Piazza di Dro, per poi cercare spazi diversi all’interno dei cortili del paese in modo da poter affrontare un altro tipo di teatro, più intimo, meno legato all’arte di strada. Uno dei cambiamenti più importanti nella storia di Drodesera è avvenuto grazie all’idea di portare la danza contemporanea – prima relegata in spazi convenzionali come palcoscenici montati nei parcheggi - in luoghi aperti e visibili dai passanti, ma anche da chi se ne stava seduto al bar, o sulle panchine di Dro.
Un modo, questo, che negli anni si è dimostrato non solo innovativo ma vincente e funzionale a portare il pubblico più diffidente e spaventato dal contemporaneo a vedere interi spettacoli di danza, o di teatro d’avanguardia (come lo si chiamava all’epoca). Il movimento si chiamava danza e architettura e diede origine a una lunga tradizione che ancora oggi viene programmata e praticata in moltissime città e festival nazionali e internazionali.
Successivamente con la presenza all’interno Festival di autori come Marco Paolini, Pippo Delbono e Moni Ovadia siamo riusciti ad arrivare di nuovo ad un pubblico più vasto fino al progetto Dro/Lisbona/Barcellona (1991/1992) che ci ha permesso di arrivare anche sul territorio internazionale.
Poi dal 2000 è avvenuto il passaggio alla Centrale Fies che ha visto l’evoluzione del Festival come lo vediamo ora.

Da qualche anno a questa parte, avete intrapreso un percorso non solo legato al teatro di ricerca, ma anche alla performance nell’ambito dell’arte contemporanea.
Penso a Francesca Grilli, che è all’interno del progetto di Fies Factory One e i Masbedo, che quest’anno sono inseriti all’interno del festival. Come si inserisce il loro percorso artistico all'interno del festival? Su che basi sono stati scelti?


Più che uno spostamento dell’orientamento della Centrale Fies rispetto all’arte contemporanea, parlerei di una necessità del teatro. Sempre di più ci si interroga su nuovi linguaggi e quello che ne esce è legato parzialmente all’arte visiva.
Sotto certi aspetti Francesca Grilli crea delle vere e proprie pièce teatrali pur muovendosi nell’ambito della performing art. L’incontro con Masbedo nasce da un’idea di sviluppare il progetto di Glima, un video girato in Islanda con la performer Erna Omarsdottir. Presenteranno al festival Glima, una performance; sulla scena Erna Omarsdottir e Damir Todorovic e con le musiche composte da Lagash e Gianni Maroccolo dei Marlene Kuntz. Sia Francesca Grilli che Masbedo si inseriscono all’interno di un discorso globale legato alle arti visive contemporanee che da qualche anno il festival ha deciso di indagare.

Ci sono compagnie che seguite dall’inizio del vostro percorso? E se sì in che modo si è evoluta la ricerca di queste compagnie? Puoi ricordare un’esperienza particolare?

Quasi tutte le compagnie presenti al Festival, a parte i grandi nomi come ad esempio la Societas Raffaello Sanzio e i cosiddetti Teatri ’90 (Accademia degli Artefatti, Teatrino Clandestino e Fanny a Alexander), sono nati e continuano a crescere all’interno della Centrale Fies, in particolare all’interno del progetto Fies Factory One (FF1).
La scelta delle compagnie avviene “a naso” principalmente, ma attraverso comunque una scelta di comunione estetica e di senso. Molte compagnie inserite all’interno di FF1 le abbiamo scoperte attraverso il Premio Scenario e il Premio della Performance; quando vado in giro per festival e sento un certo “profumo” tendo a seguirlo e a concretizzarlo in un incontro.

Il modo di fare teatro è molto cambiato, anche a livello di sperimentazione. Come puoi spiegare l’avvicinamento sempre più evidente tra teatro sperimentale e arti visive?

Come dicevo prima il teatro di ricerca sta cambiando. Le arti si stanno sempre più mescolando e entrano a far parte di un vero e proprio intreccio. Del resto anche la performance di Romeo Castellucci è un mix di pratiche artistiche non necessariamente legate al teatro.

L’esperienza di Fies Factory One vede il sostegno delle giovani compagnie. L’interesse per i giovani è una scelta molto coraggiosa, ma credo necessaria, considerando i tempi che corrono. Non è comune che un direttore artistico investa così tanto su compagnie neonate e con componenti anche sotto i 30 anni. Per non parlare poi dello staff della Centrale Fies, costituito non solo da giovani, ma soprattutto da donne. Una specie di mosca bianca nel panorama culturale italiano.
In che modo il festival riesce a dare continuità al sostegno compagnie giovani?


Il sostegno alle giovani compagnie fino ad ora è stato fatto attraverso FF1, un progetto triennale. Noi cerchiamo di seguire le compagnie con tutte le nostre potenzialità per il più lungo tempo possibile non solo mettendo a disposizione il denaro per la produzione del lavoro, ma anche gli spazi, un aiuto per la promozione e l’assistenza tecnica per la distribuzione.
Per quanto riguarda lo staff al femminile, senza dimenticare che il direttore è un uomo! (Dino Sommadossi), la scelta credo sia scaturita dal fatto che molte scuole di formazione in ambito teatrale, i corsi di organizzazione e gestione di eventi culturali sono prevalentemente frequentate da donne, ed inoltre abbiamo creato un gruppo che funziona.
Il discorso sui giovani è un qualcosa che ci è proprio da sempre: il festival è partito con artisti come Pippo Delbono, Marco Baliani o Virgilio Sieni, per citarne alcuni, che all’epoca avevano venticinque anni. Del resto io e Dino eravamo i giovani. Ora il discorso continua poiché credo sia fondamentale formare e sostenere le nuove generazioni in questi progetti.
Succede per esempio che si verifichino situazioni in cui fuori dall’Italia chiamano le compagnie più affermate e in casa nostra le compagnie straniere, ci si chiede così cosa resti poi per le giovani compagnie italiane. Attraverso il programma di residenze e il Festival lavoriamo per una loro crescita, ecco perché credo debbano essere sostenute adeguatamente, anche creando reti con l’estero e con strutture affini alle nostre.

Arriviamo poi ai tagli del Fondo Unico per lo Spettacolo che hanno interessato il settore artistico. Penso che oltre al fattore economico, ci sia una sorta di presa di posizione del Ministero rispetto alla cultura. Lavorando in un settore ancora più di nicchia, come pensi che si possa riuscire a portare avanti il proprio lavoro?

La distribuzione delle risorse da parte del FUS andrebbe ripensata, lo stesso FUS andrebbe svecchiato.
Si dovrebbero creare delle categorie specifiche o almeno che prendano in considerazione i singoli progetti. E’ impensabile che la lirica, il teatro di ricerca, la prosa, la danza siano catalogate con gli stessi criteri.
Sicuramente anche un aumento delle risorse del FUS non ricadrebbe sul teatro di ricerca. Ad esempio i Pathosformel, una delle giovani compagnie che seguiamo, non aveva la categoria che li rappresentasse a livello burocratico. Quello che tentiamo di fare è lavorare al meglio con le risorse che abbiamo a disposizione.

Trentanni di storia sono tanti. Il 2010 come un traguardo o come un nuovo punto di partenza?

Indubbiamente come un nuovo punto di partenza. Il nostro programma di residenze quest’anno è iniziato a febbraio e circa l’80% delle produzioni che verranno presentate al Festival – nel quale è molto alta la presenza di operatori stranieri - è nato all’interno della Centrale Fies.
Credo che il nostro percorso si stia evolvendo nella direzione giusta, se non altro il lavoro sulle compagnie giovani e sulle residenze è quello che ci interessa maggiormente negli ultimi anni.
Vorrei che il Festival diventasse sempre di più un momento di raccolta e di confronto non solo con il pubblico, ma anche tra gli operatori veri e propri del settore.
Speriamo quindi che gli spettacoli vengano visti da più persone possibili e che vengano comprati e prodotti, soprattutto all’estero, dove l’attenzione per la cultura in questo momento è maggiore che in Italia.

Maggiori informazioni sul Festival Drodesera 2010

Le compagnie e i performers presenti in quest'edizione 2010:

Dewey Dell
Cesena, 2007 - Teodora Castellucci, Agata Castellucci, Demetrio Castellucci ed Eugenio Resta
www.myspace.com/gruppodeweydell

Pathosformel
Venezia, 2004 - Daniel Blanga Gubbay, Francesca Bucciero e Paola Villani
www.pathosformel.org

Teatro Sotterraneo
Firenze, 2004 - Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri, Daniele Villa
www.teatrosotterraneo.it

Francesca Grilli
Bologna, 1978
www.francescagrilli.com

Socìetas Raffaello Sanzio
Cesena, 1981 - Claudia e Romeo Castellucci, Chiara e Paolo Guidi
www.raffaellosanzio.org

Anagoor
Castelfranco Veneto, 2000 - Simone Derai, Paola Dallan, Anna Bragagnolo, Marco Menegoni, Moreno Callegari, Eloisa Bressan e Pierantonio Bragagnolo
www.anagoor.com

Codice Ivan
2008 - Anna Destefanis, Benno Steinegger e Leonardo Mazzi
www.codiceivan.com

Masbedo featuring Lagash e Gianni Maroccolo
performers Erna Omarsdottir e Damir Todorovic
www.masbedo.org
www.lagash.it
www.giannimaroccolo.info
www.ernaomarsdottir.com

Androgynous
www.centralefies.it/drodesera10/scheda/androgynus.html

Santasangre
Roma, 2001 - Diana Arbib, Luca Brinchi, Maria Carmela Milano, Pasquale Tricoci, Dario Salvagnini e Roberta Zanardo
www.santasangre.net

Compagnia Virgilio Sieni
Firenze, 1992 - fondata da Virgilio Sieni
www.sienidanza.it

Teatrino clandestino
Bologna, 1990 - Fiorenza Menni e Pietro Babina
www.teatrinoclandestino.org

Garten
Milano, 2009 - Giorgia Maretta e Andrea Cavallari
www.gartenteatro.it/home.html

Accademia degli artefatti
www.artefatti.org

Fanny & Alexander
Ravenna, 1992 - Luigi de Angelis e Chiara Lagani
www.fannyalexander.org

Peeping Tom
www.centralefies.it/drodesera10/scheda/peepingtom.html

Babilonia Teatri
Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Ilaria Dalle Donne e Luca Scotton
www.babiloniateatri.it

Quiet Ensemble
2009 - Fabio Di Salvo e Bernardo Vercelli
www.quietensemble.com

Alessandra Saviotti è curatrice indipendente, laureata in Progettazione e Produzione delle Arti Visive presso lo IUAV di Venezia. Dal 2006 collabora con il collettivo Aspra.mente che si occupa dell’ideazione di progetti interdisciplinari in cui la linea di lavoro è prevalentemente legata al contesto sociale e culturale del luogo in cui si cerca di proporre il progetto, cercando di coinvolgere direttamente il pubblico. Ha collaborato con neon>campobase - Bologna, FormContent - Londra.

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