Il conflitto in atto


L'esperienza di Isola Art Center si sviluppa nell'ambito di una situazione politica altamente conflittuale. La realizzazione dei piani urbanistici approvati dalla maggioranza del consiglio comunale di Milano sono stati affidati al gruppo Ligresti e alla multinazionale texana Hines. Se questi piani saranno eseguiti come previsto, le conseguenze per gli abitanti del quartiere Isola saranno semplicemente disastrose.
Tre saranno in particolare gli effetti più negativi: 1. L’impatto ambientale dovuto alla realizzazione di una nuova strada che attraverserà il quartiere e la costruzione di 120.000 metri cubi, di cui 90.000 sullo spazio dei giardini attuali, che toglieranno l’unico verde di prossimità vitale al quartiere, e aumenteranno in modo smisurato parcheggi, traffico e densità di costruzioni. 2. L’impatto economico negativo sulla rete dei piccoli negozi del quartiere dovuto alla concorrenza di una grande area commerciale. 3. L’impatto sociale dovuto all'arrivo in quartiere di centinaia di residenti di ceto alto che occuperanno le torri e le case di lusso disegnate da Boeri Studio per i giardini di via Confalonieri. In un’intervista del 2007, la sociologa americana Saskia Sassen ha commentato così i progetti previsti all'Isola:”Troppo dislocamento, troppo potere che spinge i più deboli fuori.”
In questo contesto, è da prevedere che il cosiddetto “Incubatore dell’Arte” (o “Stecca nuova”) sempre concepito da Boeri Studio, diventerà uno degli strumenti di gentrification, ovvero della trasformazione di un quartiere popolare e misto in un quartiere per ricchi. Questo effetto collaterale “segregativo” a seguito della creazione di musei e spazi per l’arte in quartieri popolari, è stato constatato in tante città in Europa e altrove.
L’arte all’Isola non ha bisogno di essere ”incubata”, perché è già ben radicata nel tessuto sociale. Nel 2003 un documento stilato dal Comitato “I Mille” è stato firmato da migliaia di abitanti e da tutte le associazioni del quartiere, i commercianti, la scuola e la parrocchia. Questo documento chiedeva al comune di salvare i giardini e di trasformare la “Stecca” in un Centro per l’Arte e per il Quartiere. Per preservare il carattere misto del quartiere, Isola Art Center ha, infatti, sin dall’inizio costruito il suo progetto assieme agli abitanti. “È chiaro che l’Isola deve trasformarsi” dichiarava Daniela Benelli, Assessore alla Cultura della Provincia di Milano, all’inaugurazione ufficiale di Isola Art Center nel 2005, ”ma non deve essere snaturata!”.
L’ufficio out ha creato illustrazioni e organizzato eventi per aiutare le associazioni del quartiere a promuovere la loro alternativa ai progetti ufficiali. Dopo una serie di illustrazioni sulla ristrutturazione della “Stecca” e la bonifica dei giardini, out ha di recente illustrato la proposta alternativa del “Parco Possibile”, concepito da un gruppo di professionisti, e promosso da una larga coalizione delle associazioni di quartiere, forze politiche e l’associazione ChiamaMilano animata da Milly Moratti.
Questo disegno è esposto in maniera permanente su una saracinesca in via della Pergola.
Isola Art Center si è unito nel Forum Isola con l’Associazione Genitori Confalonieri e il Comitato “I Mille”, allo scopo di far emergere i bisogni del quartiere, proporre delle soluzioni progettuali condivise e portarle a realizzazione. Il Forum ha organizzato con successo tante iniziative: incontri pubblici, cortei di protesta, feste ai giardini, manifestazioni in piazza… Sette anni di lavoro in comune hanno portato alla sperimentazione concreta di un Centro per l’Arte e il Quartiere, che Isola Art Center e Forum Isola continuano a portare avanti ancora oggi.
Molti artisti hanno donato delle opere per pagare una parte delle spese dei cinque ricorsi al TAR Lombardia (Tribunale Amministrativo Regionale) contro i piani urbanistici. Di questi cinque ricorsi, finora solo due sono stati discussi, accolti dal TAR, ma rifiutato dal Consiglio di Stato dopo l’assegnazione dell’Expo a Milano. Nel 2007 la multinazionale Hines e il Comune di Milano hanno raso al suolo l’edificio della “Stecca degli artigiani”, dove per anni Isola Art Center e le associazioni di abitanti del Forum Isola avevano svolto la loro attività. Durante quella operazione sono state distrutte e danneggiate numerose opere d’arte. Oltre a esercitare una politica aggressiva contro chiunque sia in disaccordo, l‘amministrazione comunale e i promotori privati continuano a diffondere attraverso i media l’illusione che tutto stia procedendo come previsto. Nel frattempo il Consiglio di Zona 9 ha approvato il progetto del “Parco Possibile”. E i due ricorsi contro il PII Garibaldi-Repubblica e quello contro il PII Isola–De Castillia, concernente l’area dei giardini e della “Stecca”, non sono ancora stati discussi in tribunale. E fino a quando i tribunali non avranno emesso la loro sentenza su tutti i ricorsi presentati da centinaia di abitanti dell’Isola, nessuno potrà dire con certezza quali saranno gli esiti finali del conflitto in atto. Senza aspettare, Isola Art Center e Forum Isola continuano sereni a costruire il loro progetto alternativo assieme agli artisti e agli abitanti del quartiere.

Alberto Pesavento, Luis Miguel Selvelli, Bert Theis 2008



Isola from below

La città è il campo privilegiato dell’esercizio del potere. Ovunque procedure d’assoggettamento sono al lavoro (sui corpi, sul linguaggio e sui luoghi). Ma nulla di per sé è politico per il solo fatto che vi si esercitano rapporti di potere anche se ogni cosa, nella giusta occasione, può diventarlo.
Il quartiere Isola da sette anni è, di fatto e dentro la città di Milano, uno spazio “politico”. Questo quartiere in breve tempo è diventato un campo di forze, di tensioni, di resistenza, di desideri e aspirazioni. Forse ereditando modelli dal proprio passato locale, l’Isola ha finito per rappresentare uno spazio che disturba le storie consolidate della città moderna: progetti speculativi, progetti di polizia spaziale, gentrificazione.
Alla cattiva coscienza dei pianificatori che hanno rimproverato di immobilismo l’azione antagonista promossa nel quartiere, l’Isola non ha avuto altro da mostrare se non una realtà in trasformazione, una nuova morfologia sociale multiculturale, storie di progressivo adattamento contestuale, una intenzionalità collettiva e progettuale fondata sull’auto-organizzazione. All’accusa di rivendicare una purezza ideologica originaria della propria comunità l’Isola, all’opposto, ha potuto e può solo controbattere di reclamare il diritto alla città come esigenza democratica “radicale” e di riaffermare l’esigenza dei gruppi e dei singoli di controllare e progettare attivamente la propria vita. Isola Art Center nasce e si muove in questi anni con la volontà di catalizzare la mobilitazione del quartiere e le forze in campo. E’ una piattaforma artistica aperta e indeterminata, pronta ad accogliere al suo interno un investimento progressivo di differenti soggetti: comitati degli abitanti, associazioni di quartiere, volontari, urbanisti, filosofi, critici, curatori oltre che - naturalmente - artisti. Isola Art Center pensa ad un centro d’arte e comunitario come dispositivo urbano. E, cioè, come servizio collettivo a scala urbana che intende attivare o sostenere occasioni di auto-empowerment della città. Per Isola Art Center, per dirlo con Rancière, “la logica della dimostrazione è [sempre stata] anche inevitabilmente una estetica della manifestazione”.

Marco Scotini 2008



Quartiere Isola, come si coltivano le ortiche

Si può dire tutto del quartiere Isola di Milano (situato alle spalle della stazione Garibaldi, e un tempo “chiuso” -da qui il nome - tra i binari e un naviglio, e tuttora collegato da ponti al centro città) tranne che sia mai stato un quartiere - dormitorio. Da nido di operai lombardi e commercianti a rifugio per piccola malavita e banditi negli anni ’20 con tanto di minacce alle guardie a non mettervi piede, da quartiere irriducibilmente antifascista e partigiano a territorio di rivendicazioni e comitati in lotta contro piani di demolizione, fino alle occupazioni degli anni ’90 da parte del movimento dei centri sociali. L’Isola è da diversi decenni oggetto di tentativi di cancellazione delle sue particolarità sociali (popolazione mista ma solidale e di varia provenienza) e urbane (poco traffico, caseggiati bassi e irregolari, molta luce e due giardini come piazza), un lavorìo lento ma già percepibile che lo vuole uniformare ai quartieri residenziali di moda travasandovi solo abitanti privilegiati e turismo notturno. La Stecca degli Artigiani, il Comitato I Mille, out e il Forum Isola sono l’ultimo capitolo di un’insofferenza radicale e di controproposte attive che funzionano rispetto all’abbandono istituzionale e alle logiche sempre più seducenti di comunicazione e cooptazione “partecipativa” degli abitanti a progetti incoerenti rispetto al contesto o di vera e propria speculazione edilizia.
Consentire la trasformazione dell’Isola in una cartolina-icona ad uso e consumo di chi vorrà e potrà permetterselo non vale i metri quadri di spazi, verde e servizi offertici in riparazione del danno. Per questo oggi le nostre attività continuano senza un vera sede fisica che non siano le strade del quartiere, attualmente in buona parte cantierizzati: Stecca degli Artigiani demolita, giardini chiusi del tutto, scavi per la metropolitana e centri commerciali in via di edificazione.
Continuiamo a “difendere le ortiche”, e impareremo anche a farle crescere di nuovo.

Alberto Pesavento 2007
 
Network partner