FEDERICO TANZI MIRA




L'arte della mia generazione nelle eccezioni più rare e felici, credo voglia chiedersi ancora cosa sia l'arte piuttosto che passare il tempo a produrre eleganti articoli per il mercato.

Qualcuno pretende ancora il diritto a pensare! D''altra parte una buona maggioranza si trova ostinatamente a che fare con la seduzione contemporanea dei segni, con la moda delle immagini, con l'estetica consumistica della pubblicità rielaborata solo in maniera più intellettuale e soggettiva.

Il che equivarrà a un'immagine provocatoria, a un non­sense gratuito, a una retorica collaudata di immaginario schock e ossessione semplicemente espresso, reso il più estetico e abbellito possibile fino, a volte, al limite della decorazione.

Si assiste ad un accumulo infinito di rappresentazioni; che siano quadri, sculture, o video non importa.

Tutto sommato alla fine di tutti i contorcimenti mentali, pseudo politici, si vuole piacere, si cerca di esserci.. La paura dell'oblio sociale è sempre una preoccupazione e una tirannia molto forte per gli artisti.

Ed è senza tregua. Mi domando allora: può esistere una via concettuale più libera che sfrondi o spazzi via questo delirio iper soggettivo e feticista che ci sottragga dal rischio di contribuire al mercatone globale contemporaneo?

Immagino l'arte come un'opera letteraria, un giallo, una fiction, un breve lucido saggio, che non si consumi, che ci faccia pensare, vivere attraverso una temporalità sospesa, narrativa e anti­narrativa.

Un dialogo fitto e misterioso tra noi e i nostri alterego, delle "immagini speculari" che ci interroghino, ci parlino, ci raccontino: ora di uno scambio di identità ora di un modo impalpabile di vedere e ascoltare... Se incappassimo, ad esempio, in un'assenza improvvisa che blocchi il nostro normale corso di pensieri, in un' immagine che ci preceda osservandoci da un profondo silenzio...
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Federico Tanzi­Mira