Galleria Contemporaneo
Mestre (VE)
piazzetta Olivotti, 2 (via Piave)
041 952010 FAX 041 952010
WEB
Italo Zuffi
dal 24/9/2009 al 30/10/2009
mar - sab 15.30-19.30, chiuso domenica e lunedi'

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Galleria Contemporaneo



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Italo Zuffi



 
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24/9/2009

Italo Zuffi

Galleria Contemporaneo, Mestre (VE)

La Seconda Origine. In mostra un insieme di lavori nuovi proposti da Zuffi che articolano il concetto di 'origine' nelle sue valenze di volta in volta esperienziali, architettoniche, geologiche e artistiche. Testi, installazioni con elementi in marmo, sequenze fotografiche sono gli elementi che costellano un percorso espositivo concettualmente intenso ed equilibrato dal punto di vista formale.


comunicato stampa

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Il lavoro di Italo Zuffi, ha mantenuto negli anni la stringata durezza ed eleganza di certe sue performance in cui il corpo del performer (egli stesso) sembrava sfidare la legge di gravità, ponendosi come un asse rigido retto ai due capi opposti dagli schienali di due sedie (The reminder, 1997). Qualcosa riguardava l’equilibrio difficile da tenere, un equilibrio che richiede sforzo e nonchalance, come un gesto atletico nascosto in un atteggiamento discreto e schivo. Ha parlato non a caso di laconicità Nicolas Bourriaud nel bel testo dedicato all’artista originario di Imola (1969), che vive e lavora a Milano. Italo Zuffi è uno degli artisti più intensi delle ultime generazioni, con partecipazioni di rilievo a mostre internazionali, e in rassegne e pubblicazioni che hanno definito un orizzonte della ricerca italiana più recente.

Ma non per questo ha mai rinunciato alla particolarità della sua posizione, che ne fanno un artista forse unico nel panorama nazionale, ma con profonde affinità con ricerche avvenute altrove. Ci vorrà del tempo per valutare appieno la portata del suo lavoro, la complessità concettuale e poetica, non meno che la sobrietà formale che lo contraddistinguono. Per questo la mostra che viene presentata, tutta composta di lavori nuovi progettati e realizzati per lo spazio della Galleria Contemporaneo, rappresenta un’occasione rara per poter conoscere una ricerca che concede forse poco in termini di immediatezza spettacolare, e che invece può diventare estremamente stimolante per chi pensa che l’arte non debba venir meno al suo compito di suscitare riflessioni. Il titolo stesso della mostra, è un incipit assai significativo ad una serie di questioni che attraversano la ricerca contemporanea, (si pensi al testo del curatore dell’ultima Documenta, Roger Buergel, dedicato appunto a “Der Ursprung/The Origins”) nell’intersecarsi di aspetti che riguardano ad un tempo le condizioni della modernità (e delle sue origini), della pratica dell’arte (con i suoi problematici risvolti fra libertà espressiva ed esigenze di mercato) e delle sue relazioni con l’esistenza individuale dell’artista, che si gioca sempre e di nuovo senza riserve nel cercare il difficile equilibrio fra queste diverse tensioni. La seconda origine è un percorso che tocca i diversi media reiteratamente utilizzati dall’artista negli anni: il testo scritto, la produzione e l’installazione di elementi scultorei, la fotografia.

Si tratta di lavori sempre molto diversi fra loro, che possono per questo disorientare, pur essendo tutti di grande nitore compositivo. Così come può suonare in un primo momento disorientante, il titolo scelto da Zuffi per questo appuntamento alla Galleria Contemporaneo. Ma costringe anche a pensare se, quella dell’origine, non sia sempre questione che si pone, di cui si può parlare, solo a partire dall’assunzione consapevole che - se vi deve essere stato un qualche elemento assumibile come fondativo od originario - è solo in una fase successiva che lo si potrà riconoscere come tale. Riflettere sull’origine implica uno slittamento temporale rispetto al suo essere avvenuta. Vuol dire, ad esempio, assumere consapevolezza del gesto, così umano, del costruire, evidenziandone la sua origine nei giochi infantili dell’assemblare piccoli elementi l’uno sull’altro. Come avviene nelle serie, tutte diverse l’una dalle altre, di mattoni da edilizia riproposti in scala 1/1 e in marmo; serie nelle quali compare sempre anche un mattoncino giocattolo, anch’esso in pietra. Si tratta del ciclo di sculture La replica (2006-09), di cui verrà proposta in mostra una nuova versione.

Ma, a ben vedere, lo stesso materiale usato in queste opere, il marmo, crea una relazione fra il costruito dell’uomo e ciò che produce la natura nel suo incessante lavoro di trasformazione, di compressione e di stratificazione di rocce sedimentarie. Si tratta ora di architettura o piuttosto di geologia? Oppure è questione che riguarda lo stesso sedimentarsi esperienziale? Come sembrerebbe indicare l’intenso testo E adesso che sorvoliamo (2009), in apertura della mostra. Oppure si tratta effettivamente delle origini dell’arte, come ci racconta la serie di testi e immagini di Un confine (2009) elaborati a partire da una visita alle grotte cantabriche di Puente Viesgo, nel nord della Spagna, dove vi sono graffiti e disegni risalenti al Paleolitico. Gli scivolamenti fra un ambito disciplinare e l’altro, fra un media e l’altro, fra pratica di vita e pratica dell’arte continuano a generare un processo incessante di riflessione ed elaborazione che riguarda la nostra stessa condizione individuale di spettatori non meno che quella collettiva, cioè il nostro formare la massa critica di un ‘pubblico’ possibile. Alla fine si tratta di ‘politica’, dunque delle condizioni del vivere comune, come ha ricordato lo stesso Zuffi in una lettera-saggio pubblicata nel 2009.

Immagine: Replica, marmo, 2005-2009

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Italo Zuffi’s work over the years has never lost the formal purity and elegance of his early performances in which the performer’s body (Zuffi himself) seemed to defy gravity, suspended between the backs of two chairs as if it was rigid. (The reminder,1997). A balance kept with difficulty, a balance both requiring effort and seemingly effortless, like an athletic feat hidden behind a discrete shy attitude. Indeed Nicolas Bourriaud talked about his understated nature in his incisive text about the artist, who was born in Imola in 1969 and lives in Milan.

Italo Zuffi is one of the most intense artists of recent generations, he has taken part in important shows at international level, he has been featured in art events and publications that defined the scope of recent Italian artistic research. Nevertheless he has never strayed from his position. Zuffi is a unique artist in the Italian landscape, whose work has strong connections with artistic research from outside the country. It will take a long time to fully assess the scope of his work, his conceptual and poetic complexity and the formal sobriety of his practice.

This show of new works, expressly conceived for Galleria Contemporaneo is a welcome and rare opportunity to get to know this artist’s research, which, while it doesn’t clamour for immediate visual attention, offers a great deal to those who consider that art should lead to reflection.
The title of the show is significant as it reflects a very topical subject in contemporary art (“Der Ursprung/The Origins” is the title of a text by Roger Buergel, curator of the last Documenta). It deals with the conditions of modernity and its origins, the practice of art between freedom of expression and the demands of the market and its relation with the life of the artist forever striving to strike the difficult balance between these two.

The second origin uses the different media that the artist has repeatedly used over the years: written texts, production and installation of sculptural elements, photography. These works are very varied and can be disorientating despite their compositional sharpness. In the same way the title Zuffi chose for the show at Galleria Contemporaneo can at first be disorientating.
Although the subject of origin is not one that is often dealt with or talked about, the title of this show brings us to consider and be aware that if an element can be identified as founding or original, it can only be recognized as such at a later time. The act of reflecting on the origin implies a time shift from the original occurrence. It implies becoming aware of the characteristically human gesture of building, pointing to its origin in childhood games of construction, of placing small elements on top of one another. This can be seen in the varied series of building bricks reproduced life-size in marble, which also always include a stone reproduction of a toy construction block. A new work in this series of sculptures, entitled La replica (2006-09) will be featured in the exhibition.

On closer consideration the very material used for these works, marble, creates a link between what man makes and what nature produces in its never ending process of transformation, compression and stratification of sedimentary rock. Architecture or geology? Is the issue the sedimentation of experience, as the poignant text at the very start of the show (E adesso che sorvoliamo, 2009) would seem to indicate? Or, rather, is it about the origin of art, as suggested by Un confine (2009), a series of texts and images inspired by a visit to the Cantabrian caves of Puente Viesgo, in the north of Spain, with their Palaeolithic cave paintings? These shifts between different disciplines, different media, between artistic practice and life continually generate an incessant process of thinking and elaborating, dealing both with our individual role as spectators and the collective one, that is, our being part of the critical mass which constitutes a potential public. At the end it is a matter of ‘politics’, that is the condition of daily life, as Zuffi pointed out in a essay/letter published in 2009.

Inaugurazione venerdì 25 settembre ore 18

Galleria Contemporaneo
P.tta Olivotti 2 – 30171 Mestre-Venezia
mar-sab 15.30-19.30, chiuso la domenica e il lunedì
ingresso libero

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