Attraversare le contingenze allargando le prospettive

12/10/2010
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Alta temperatura a Londra


"Si parla tanto delle gloriose scene artistiche del passato, dei casi in cui le persone giuste sembravano tutte trovarsi nel posto giusto al momento giusto, prima della rivoluzione digitale di massa." Così inizia il racconto di Club 21, un evento che secondo i giornalisti londinesi sarebbe stato a base di sesso, droga e rock'n roll.
I protagonisti sono un bel gruppetto di artisti internazionali che in questo diario day by day raccontano e mostrano cosa è successo in una ex chiesa durante Frieze Contemporary Art Fair dal... 17 all'11 ottobre scorsi.




Everyday diario


fotografie di Donata Clovis




16-17 ottobre

Ultimi giorni di Frieze. Continuiamo a cambiare e a migliorare la segnaletica. Sabato e domenica ci sono tanti visitatori, un costante flusso. Molti blogger per fare foto e parlare con noi, ma anche colleghi, artisti, collezionisti. Lo spazio è vivo, girando si incontrano tante persone veramente interessanti, le conversazioni sono animate e intense. Ormai la mostra funziona come un grande meccanismo, dopo tanti piccoli aggiustamenti. Ma la sensazione di contentezza dura poco. Cominciamo tutti a pensare ad altre cose che avremmo potuto/voluto fare. Una specie di depressione post-evento. Ma l’evento non è finito… dobbiamo inventare altri momenti forti per la settimana prossima. Facciamo i saldi di fine mostra? Un’asta strana? Un concerto rockabilly? Una cena pot-luck? Ci mancherà questo posto…

15 ottobre

Visite a Frieze, a turno, anche per invitare altre persone alla mostra. L’archeologia finta di Simon Fujiwara è l’opera più discussa, anche perché molti hanno creduto che fossero veri scavi.
La fiera è abbastanza divertente ma un po’ claustrofobica. Meglio stare in chiesa.
Organizziamo due eventi in prima serata, che sembra sia il momento di maggior flusso di visitatori. Bert Theis parla con Aria Spinelli e Oxana Maleeva, partendo dalla sua nuova monografia “Building philosophy”. Nonostante la frenesia di fruizione frieziana, il pubblico dà luogo a una discussione sull’attivismo politico nell’arte, il progetto IsolArtCenter, e anche Club 21. Alla fine la conversazione dura un’ora, e potrebbe andare avanti a lungo. Ma è giunto il momento per della performance di A Constructed World.
La stanza di carta diventa un palcoscenico. Le piccole piece teatrali sono buffissime. Special guest Michele Robecchi suona la chitarra per una versione spettacolare della canzone “One Monkey Don’t Stop No Show”. Tutti contenti… è veramente un club!

14 ottobre

Tre ore per pulire lo spazio. Marc Vincent Kalinka si rende conto che qualcuno ha rubato la divisa da guardiano notturno che avrebbe dovuto indossare per fare la sua performance “Still Nothing”. L’aveva lasciata dentro la sua stanza perché gli ospiti volevano farsi le foto in costume dietro alla grande scrivania. Poi arrivano Geoff e Jacqui di Constructed World. Anche loro hanno subito un furto… due costumi da scheletro, tipo carnevale. L’arte è tutta intatta, meno male. I marinai di Ponomarev stanno bene, come anche le bellissime costruzioni complesse di Dmitry Kawarga, la stanza bi e tri dimensionale di Nathalie Du Pasquier, le storie di Roberto Cuoghi (beh, il pod si è scaricato ma abbiamo cambiato il cavo), le luci di Piotr Belyi.
Ricerca internet per un negozio che vende costumi teatrali. Decidiamo di fare solo le prove (oggi) per le performance di venerdì, ma sono aperte al pubblico. Tutti lavorano insieme per programmare gli eventi del weekend.
Circa 150 visitatori.

Questo testo è uno sforzo collettivo, abbiamo deciso di tenerlo come “everyday diario” senza pensieri profondi...
(Oxana Maleeva e gli artisti di Club 21)


Inaugurazione



fotografie di Donata Clovis



13 ottobre

La grande serata. Arrivano i camerieri (solo maschi) di Russian Standard, drink sponsor di Club 21. Si vestono e si organizzano in cucina. Fossero donne avremmo potuto vestire anche loro con capi Ter et Bantine (fashion sponsor). Ma TetB fa solo donna. Bene per la curatrice Oxana Maleeva e le assistenti. Opere di Stina Fisch con Steve Harvey e un lavoro interattivo di Ramuntcho trovano posto sulle bellissime scale laterali.

Cinque minuti prima dell’apertura l’elettricità al piano di sotto misteriosamente scompare. Vincenzo l’elettricista e illuminotecnico più bravo del mondo non riesce a trovare il guasto. Non è un problema dei nostri cavi, ma della chiesa stessa. I responsabili dello spazio non sanno niente. Vincenzo tira lunghi cavi fino a una presa che funziona. Bisogna fare reset di tre o quattro installazioni. Ci pensa Marc V. Kalinka. Fuori dalla porta la gente aspetta per entrare.
Oleg, il grande (in tutti sensi) buttafuori d’origine bulgara, parla cinque lingue e dice che andrà tutto bene perché abbiamo lavorato tanto e gli dei aiutano gli audaci, specialmente se sono anche industriosi.

Donata Clovis ha già scattato 2000 foto. La gente comincia ad entrare e quel che sembrava una folla sparisce subito, dispersa nei grandi spazi della chiesa di Soane. Ma è ancora presto. Nel corso della serata entrano quasi 600 persone, tutte con invito. E, sorprendentemente, quasi tutte si fermano. La festa decolla. Ramuntcho Matta e Steve Piccolo hanno messo chitarre e amplificatori accanto ai divani nella prima stanza, quella con le foto di Stephen Torton, Edo Bertoglio, Evgeny Yufit. Ogni tanto suonano un po’ di musica d’arredamento.

Le chitarre cominciano a passare di mano in mano, tra gli ospiti. Tutti vogliono suonare.

A Milano non succederebbe. Ma qui vanno avanti per ore e ore… qualcuno suona molto bene, blues, con un signore munito di tante armoniche a bocca, per tutte le tonalità. Dicono che è un critico d’arte americano che vive a Londra.
Ogni ora le luci si spengono, tranne un grande spot sulla croce fotovoltaica di Jota Castro, accompagnato da un lungo suono, pianissimo e coinvolgente, di Gary Chang. Sembra automatica… le persone avanzano silenziose verso la croce, l’atmosfera si fa quasi mistica ma anche un po’ hollywoodiana. Sotto, sul grande letto di Jota, nessuno fa sesso. Niente scandalo. Ma si sdraiano per ascoltare la musica suonata da Gak Sato in veste di DJ.
Le stanze video (James Nares, Adrian Paci, Yufit, Squat Theater Exploded Archive) sono affollate. Alle 22.00 tutto lo spazio sembra affollato. Le foto di Giancarlo Norese finiscono dentro i cataloghi, come regali a sorpresa (firmati) per alcuni fortunati ospiti.

A mezzanotte si chiude. Un anziano signore ubriaco insulta Steve P., gridando, perché avrebbe voluto che Steve suonasse di più. Siamo tutti invitati all’Hilton per un “after party”. Arriviamo al nightclub con tutto lo staff. I macchinisti sono vestiti per lavoro, con scarpe da ginnastica. Niente “trainers” dentro l’enclave dall’improbabile nome di “Whisky Mist”. Allora non entra nessuno. Meglio una birra dal “kebabaro” più vicino. Finisce sempre così. Anche a pranzo. Artisti curatori operai e amici tutti insieme dal turco di fronte.
(Oxana Maleeva e gli artisti di Club 21)


“The show is inside you” avrebbe urlato Jack al venditore di sigarette di contrabbando. Lui gli avrebbe chiesto due dollari in più della notte prima, perché gli altri erano andati via ed era rimasto il solo a vendere sigarette a quell’ora su quella strada.
Il club li aveva chiusi tutti dentro i suoi clienti, ora erano tutti al Mudd, a fare musica, a discutere dell’ultimo libro, a fare graffiti sui muri sporchi.

Una croce, un letto, una vagina. La città che ora accende i suoi riflettori su Frieze parla di quello che succede in una chiesa sconsacrata dove 22 artisti di diverse culture ed estrazioni si trovano in uno spazio reale sospeso a metà, tra il sacro di un tempo e il profano che avanza lucidamente. Club 21 in One Marylebone, ore 19:00, poi 19:20, poi 19:30, fino a che Oleg dalla sua presenza possente di security guard ci chiede cosa bisogna dire a chi all’ingresso chiede solo di entrare.

Si aprono le porte, una collezione di scarpe in stili rivisitati e corretti sfila davanti ai quadri che ritraggono Basquiat e i Lounge Lizards, un trio improvvisato di musica jazz diffonde le sue note sulla croce e dappertutto, una manciata di cosmopolitan accompagna conversazioni consumate su un divano a forma di croce. Un artista che decide di farsi tagliare e vendere al metro.

Il club aveva ripreso a portarli tutti dentro quei giovani dannati. E Il venditore di sigarette aveva chiuso anche il suo banchetto.
(Angela Vecchione)


Backstage




12 ottobre

Ultimo giorno di montaggio prima dell'inaugurazione. Bert Theis e Mariette Schiltz arrivano da Milano. Il tipo all'albergo dice che devono pagare per la stanza. La stanza invece è gia pagata. Cinque telefonate per risolvere. Poi ci raggiungono alla chiesa, avendo gentilmente portate le prime copie del catalogo. I cataloghi sono da assemblare, inserendo oggetti e uno speciale dispositivo sonoro. Troviamo una stagista. Salta all'occhio un errore sulla copertina. Nessuno l'ha visto prima.

Entra Kathryn dell'ufficio stampa con un delirante articolino uscito su un giornale di serie b. Dice che abbiamo aperto una "sex room" in una chiesa. Con profilattici gratis. Ridiamo... come fanno a inventare queste cose? Meno male non hanno messo i nostri nomi. Ma si ride per poco. Arriva la polizia per chiedere al proprietario se abbiamo una licenza per fare un locale notturno a luci rosse. Cerchiamo di spiegare che è soltanto uno scherzo, senza entrare nella sostanza dell'arte contemporanea ecc. Dicono che vogliono tornare domani. Ma il sesso tra adulti consenzienti sarebbe un crimine? Jota Castro è avvocato, dice di no. Ma...

Geoff e Jacqui di Constructed World stanno montando la stanza di carta.
Andrew (management della chiesa) ha un'idea... se qualcuno veramente accetta l'invito di Jota a fare l'amore sui cuscini dell'Ikea possiamo circondare la coppia o il gruppetto con una stanza portatile di carta, evitando di urtare le sensibilità dei visitatori puritani. Ci vorrà una squadra di pronto intervento. Ma qualcuno veramente si metterà a fare sesso in mezzo a una mostra? Jota dice che ha già avuto molte telefonate, persone che si offrono come partecipanti nell'orgia annunciata dai giornalisti (e non da noi).

Nel frattempo ci sono mille cose forse più importanti ancora da fare... e gli operai e i macchinisti, devono cenare. Esco per prendere pizze. Non trovo una pizzeria d'asporto. Al telefono dicono che non vengono in questa zona. Mando gli operai a mangiare da Pizza Express.
Voglio un bicchiere di vino. Dieci minuti di pace.

Quando torno la chiesa è completamente chiusa, con i nostri computer, telefoni, anche la valigia di Donata, tutto dentro. Oleg, il guardiano, non ha visto più nessuno, dunque è andato a casa.
Il panico di essere sconnessi... almeno fino alle 8 di domattina.

11 ottobre

Primo giorno di montaggio della mostra.
Problemi con gli alberi di Ponomarev. Per non parlare dei suoi marinai.

Roberto Cuoghi e Alessandra Sofia portano l'installazione di Roberto. Racconti 'malati' letti da voci malate (non sempre per il raffreddore). La stanza ha un riverbero che rende incomprensibile il testo. Troviamo il problema, un bel arco di Soane.
Si ascolta l'oracolo di Steve in cantina. Arriva Ramuntcho Matta. Non sa niente della cosa eppure parla anche lui di oracoli.
Gli operai fanno rumori assordanti.

Due pezzi sonori giungono via ftp all'ultima ora. Non troviamo l'articolo nel Sunday Times. Poi dicono che esce sull'Evening Standard.

Quando Jota Castro entra in scena la sua croce fotovoltaica è già montata.
L'enorme letto ipogeo anche, o quasi. Abbiamo 200 cuscini ma non bastano.

Marc Kalinka ha la febbre. Prende strani funghi cinesi per curarsi.

Nathalie Du Pasquier lavora non-stop al primo piano.

Ramuntcho sparge puntini rossi un po' ovunque sulle pareti.
Pranziamo in giardino, con Adrian Paci e Natasha Akhmerova. Il sole splende.

Stasera ci sono già tanti eventi in giro.

(Steve Piccolo)



Club 21 - Remaking the Scene

dal 13 ottobre, nella chiesa 'One Marlyebone' progettata da John Soane

Si parla tanto oggi delle gloriose scene artistiche del passato, dei casi in cui le persone giuste sembravano tutte trovarsi nel posto giusto al momento giusto, prima della rivoluzione digitale di massa.

I locali notturni e i bar erano i luoghi d'aggregazione per artisti, cineasti, galleristi e trafficanti vari, mecenati e sfruttatori, circondati da un entourage di persone ammesse alla compagnia soltanto perchè belle.

Uno tra gli aspetti più positivi della scena a New York a cavallo tra gli anni '70 e gli anni '80, della situazione underground in Russia durante l'epoca della Perestroika, delle scene punk in California o a Londra, e di altri simili momenti felici di fermento creativo, era proprio questa mescolanza di arte, musica, cinema, performance, letteratura. Le genealogia comincia con i cabaret di Montmartre del 1800, continua per almeno 150 anni e poi sembra esaurirsi, improvvisamente, con il dilagarsi del fenomeno Internet.

L'avvento dei social network e la connettività diffusa ha reso la scena obsoleta. O forse no. Confrontandoci ci rendiamo conto di quanta nostalgia ci sia per il contatto umano, per le ore di discussione, per il divertimento e lo stordimento. Forse oggi, più che mai, abbiamo bisogno di un luogo dove gli artisti, di discipline diverse, e di diversi livelli di notorietà, possano incontrarsi e scontrarsi.

Ma come sarebbero i connotati di una scena artistica del 21esimo secolo?

Le risposte alla domanda, in forma di opere, sono fornite da:

Artists
Jota Castro, Bert Theis, Mariette Schiltz, Steve Piccolo, Roberto Cuoghi, A Constructed World, Ramuntcho Matta, Adrian Paci, Marc Vincent Kalinka, Dmitry Kawarga, Alexander Ponomarev, Edo Bertoglio, James Nares, Piotr Belyi, Nathalie du Pasquier, Evgeny Yufit, Stephen Torton, Giancarlo Norese, Amos Poe, Stina Fisch and Steve C. Harvey, Klara Palotai, Luca Pancrazzi

Sound Artists
Laurie Spiegel, Phoebe Legere, Elliott Sharp, Charlie Morrow, Gak Sato, Steve Piccolo, Letizia Renzini, Jacob Kirkegaard, Zimoun + Helena Gough, Ken Ikeda, Gary Chang, Peter Zummo


Club 21 - Remaking the Scene
in concomitanza con Frieze Contemporary Art Fair
dal 13 al 23 ottobre 2010
nella chiesa progettata da John Soane: One Marlyebone, Marylebone Road 1 Londra

curator: Oxana Maleeva
sound and performance curator: Steve Piccolo

institutional partner MUDAM (Musèe d'Art Moderne Grand-Duc Jean) Luxembourg
in collaborazione-partnership con Victoria - the Art of Being Contemporary Foundation
organizzato da ArtApart Curating Agency e Barbarian Art Gallery



A lust for art!
Venerdì 22 ottobre dalle 19 alle 24, vendita speciale delle opere in esposizione. Tutti i presenti potranno fare una proposta in busta chiusa indicando quanto sarebbero disposti a pagare per una certa opera. Sarà una conclusione coerente con il principio del "Club" che, senza svendere l'arte, invita gli interessati a partecipare ad un'asta priva di battitore. Dopo una settimana sarà contattato chi ha offerto di più. La mostra chiude sabato 23 ottobre alle ore 14.

Sound art listening sessions at Club21
a cura di Steve Piccolo con i contributi di diversi compositori

Sito web dedicato all'evento da Nowavailable neutral agency


Una panoramica delle mostre in corso a Londra