19/03/2007

 
Autori Vari 
 
 
Florilegio

 
   
 
 
   
Visualizzazione dalla ricerca ''Non di sola arte'' di Giulia Bondi e Silvia Sitton




Visualizzazione dalla ricerca ''Non di sola arte'' di Giulia Bondi e Silvia Sitton




Opera di Ramsey Williamson




Home page del progetto ''Adotta un artista a distanza''




Illustrazione di Gianpaolo Pagni in Urban anno 7 n 55 febbraio 2007




Immagine dall'incontro 'Come premiare gli artisti?' Artefiera Art First. Venerdi' 26 gennaio 2007




Manifesto del Premio Furla 2007




copertina del libro 'L'arte contemporanea italiana nel mondo. Analisi e strumenti'




Manifesto del ciclo '40 appuntamento con i protagonisti della scena italiana'




La ricerca di Giulia Bondi e Silvia Sitton



 
florilègio sm. [sec. XVIII; dal latino medievale florilegium, calco del greco anthologia, propr. raccolta di fiori]. 1) Raccolta di scritti scelti; antologia. 2) raccolta di passi scelti da uno o piu' scrittori. 3)

Questo e' un testo composto da scritti di autori vari, fuggevole, prismatico, messo insieme per stimolare una lettura trasversale della "questione" arte giovane italiana. Una parentesi con un arco temporale molto breve.
Sono ingredienti disposti vicini prima di preparare la ricetta. In controtendenza rispetto alla consuetudine dei piatti preconfezionati, quelli da consumare in fretta e distrattamente come una freepress da bus. E' un insieme di discussioni, citazioni, punti di vista, commenti, che scorrono nella posta elettronica della redazione e spesso sgomitano per essere condivisi dal mondo intero. Non e' un articolo dove le sequenze stanno in bell'ordine a raccontare una storia pacificata, non quello a cui siamo sempre piu' assuefatti: la pappa scodellata. Sono dichiarazioni e domande che vanno lette anche fra le righe, senza farsi annichilire dagli scheletri che sbucano da ogni armadio.
E' un coperchio alzato, un ipertesto di argomenti che si avviluppano alle esperienze del passato (e del futuro) e ai quali siete invitati a dare un seguito. Scrivendo a staff@undo.net


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Piu' ciechi che sordi
I giovani artisti e l'arte contemporanea a Firenze

Scriviamo questa lettera dopo aver letto il duro - e a lungo preannunciato - intervento sulla realtà dell'arte contemporanea a Firenze (Ma l'arte contemporanea finisce in cantina, apparso su "La Repubblica", il 5 Febbraio 2007) sottoscritto da Marco Bagnoli, Paolo Masi, Maurizio Nannucci, Massimo Nannucci, Paolo Parisi del Collettivo Base/Progetti per l'arte ai quali va
oggi tutta la nostra solidarietà, avendo contribuito a fare luce su uno scenario (a dir poco) disperato.

Vorremmo che si meditasse ulteriormente sulla gravità della situazione dell'arte contemporanea a Firenze, e, in particolare, sulla situazione dei giovani artisti residenti e operanti in questa città. Se le cose continueranno su questa piega (disabilitazione del Forte Belvedere, chiusura di Quarter Centro Produzione Arte, tanto per citare alcune fra le ferite più
eclatanti che la città ha subito) le nuove generazioni non avranno più alcuna opportunità di confrontarsi con i linguaggi contemporanei (non solo l'arte, ma anche l'architettura o il design) e sarà loro negata fin dall'inizio la possibilità di competere creativamente in ambito nazionale e internazionale. Mentre molti alzano le spalle o fingono di non vedere, i
giovani artisti di Firenze sono costretti a fare i bagagli cercando altrove - e spesso all'Estero - quelle opportunità di confronto con il nuovo che la loro città dovrebbe loro offrire e garantire. È a dir poco ignobile che una simile situazione si stia verificando proprio qui, nella cosiddetta culla dell'arte, che vanta visitatori da ogni angolo del pianeta oltre ad una secolare sensibilità per il gusto, ma che oggi si ostina a tagliare fuori se stessa - il suo pubblico, i suoi giovani, le sue forze - da un maturo confronto con i linguaggi specifici dell'arte del proprio tempo.

A scanso di ogni equivoco, chiariremo il fatto che gli artisti di Firenze - siano essi più o meno giovani - non mendicano spazi o eventi che li celebrino agli occhi della città, né si aspettano chissà quali onorificenze. Ciò che invece i giovani artisti di questa città esigono è ricevere sufficiente informazione per poter competere, per poter far parte di un dialogo interculturale e internazionale che non possiamo e non dobbiamo permetterci di ignorare.

Marco Mazzi
marco_mazzi@hotmail.com

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Vogliamo aggiungere il problema di Regione/Provincia a proposito della Legge 33 (TRA-ART, Porto Franco, ecc) che ha problemi di continuità, che forse non sarà rinnovata e se sarà rinnovata (per un anno) probabilmente sarà tagliata?
Se c'è una cosa che "salva" i piccoli eventi è la continuità progettuale ed economica, ed è questa che si mette in discussione spessissimo mantenendo una situazione in cui non si ha alcuna certezza della possibilità di ripetere o sviluppare un progetto avviato.

Logu
info@logu.it
http://www.digiarte.info

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COMUNICATO STAMPA CON PREGHIERA DI DIFFUSIONE
L'arte non vuole pensieri?
Dibattito indetto dalla critica Maria Grazia Torri
presso la galleria Luciano INGA-PIN - Via Pontaccio 12/a – 20121 Milano
tel. 02 874237 lucianoingapin@hotmail.com
Data: martedì 20 febbraio 2007
Ore 19,00

Il dibattito, aperto a tutti i pensatori, agli esperti, agli scrittori,ai curatori, ai critici, ai simpatizzanti, ai collezionisti, agli artisti, ai fans, ai premisti, ect... sarà ripreso in video da Romano Baratta e resterà agli atti della galleria.

Spunti di riflessione:
Assistiamo oggi a un fenomeno particolare: quello dell'escalation facile degli artisti. Ma quanti di loro, anche se con un attimo e un pizzico di fortuna sono destinati a rimanere?

Uno si sveglia una mattina, decide di diventare un artista e, in poco tempo, coadiuvato da tendenze e strutture di supporto che ormai il sistema dell'arte fornisce come il CEPU, realizza il suo sogno. Sempre più le opere sfornate dai neoartisti rasentano due casi limite. Da un lato fanno eco alla pubblicità (non come Warhol!), dall'altro all'encefalogramma piatto. C'è un eccesso di decorazione e una carenza di significato inversamente proporzionali l'uno all'altro. C'è una preoccupante latitanza di cose da dire.

Allora si verifica che è possibile diventare artista nei seguenti modi:
1) facendo cose molto grandi (funzionano ancora in certe gallerie);
2) facendo cose infinitamente gradevoli, piccine e decorative (funziona in altre gallerie);
3) facendo cose giocose come Disneyland in certi spazi-showroom, coffee trendy;
4) tirando fuori trovatine ine-ine un po' dappertutto;
5) scimmiottando a più non posso la pubblicità;
6) nel disimpegno sociocorpo politico più totale.

Tutto o quasi tutto fa brodo, mai come oggi si perdono i confini tra la carriera dell'artista e quella del creativo. Se un tempo erano i materiali a essere messi a fuoco oggi è l'eccesso di chincaglieria, di fronzoli che appagano per un attimo gli occhi. L'arte che ha rinunciato a qualsiasi forma di critica o di pensiero, sta passivamente dentro al sistema dell'arte sottoponendosi a biennali, triennali quadriennali premi, fiere, bazar, durando sempre meno e impegnadosi sempre meno. E' vero che ormai l'arte non vuole più pensieri? Che può anche durare solo lo spazio di un premio, di un colpo di fortuna un po' come capita per una campagna pubblicitaria ben riuscita e poi tutto finisce lì? E non vi sembra che Milano abbia abdicato in questo modo al suo ruolo di ricerca e di motore di cultura? AL POSTER L'ARDUA SENTENZA!

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Modica, 14/02/2007

Salve mi chiamo Giorgio Cicero, vivo a Modica, piccolo centro della provincia di Ragusa, architettonicamente bella perche' barocca, ma hai me! priva di stimoli lavorativi per la mia passione creativa. Mi sarebbe tanto piaciuto vivere la mia vita realizzando parte dei miei sogni...lavorare nel campo scenografico e nella realizzazione di effetti speciali, mi chiedo a cosa siano serviti i miei sacrifici e quelli dei miei genitori per mantenermi agli studi se poi son finito a diventare un semplice impiegato Euronics!!! e si questo mi da la mia terra! devo iniziare ad apprezzare quello che ho e chiudere per sempre i miei sogni nel famoso cassetto e gettare via la chiave??? Purtroppo non ci riesco, passo parte del mio tempo libero a realizzare e a sporcarmi le mani con argilla colori e cartapesta e sopratutto a pensare il mio piu' grande idolo.....il Maestro Carlo Rambaldi!!! con la sua tenacia e forza di volonta' e' diventato un grande uomo apprezzato da chi come me capisce i suoi lavori e le sue opere! Mi chiedo se l'altra parte dei miei sogni si possa realizzare! trovarmi dinanzi a lui e stringergli una volta nella vita le sue mani..le mani che hanno realizzato uno dei suoi piu' grandi capolavori E.T !
Solo allora potrei sentirmi realizzato e almeno potrei dire che i miei sacrifici sono serviti ad apprezzare una persona che stimo con tutto il mio cuore!!!
Ma esiste un modo per poterlo contattare via email o riuscire ad avvicinarlo e poterlo conoscere di presenza e stringergli la mano e ringraziarlo per quello che e' riuscito a regalarci?
Giorgio
giorgiocicero@yahoo.it

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dall'incontro
"Come premiare gli artisti?"
Artefiera Art First 2007. Venerdi' 26 gennaio 2007
video di durata 44'50'' pubblicato in http://www.undo.net/eventinvideo
All'incontro, promosso dal "Premio Furla per l'Arte", hanno partecipato Stefano Arienti, Chiara Bertola, Giacinto Di Pietrantonio, Alberto Garutti, Gianfranco Maraniello, Pierluigi Sacco, Catterina Seia.

Furla e' un noto brand internazionale di moda (http://www.furla.com)
Il premio e' organizzato dalla Fondazione Querini Stampalia in liason con la Galleria d'Arte Moderna di Bologna
Il titolo scelto da Mona Hatoum, madrina del premio quest'anno, e' "On mobility".

Chiara Bertola, ideatrice del premio, presenta le novita' di questa edizione: Unicredit come "il grande partner che e' entrato nel premio", la residenza per l'artista vincitore presso Kuenstlerhaus Bethanien a Berlino su
"suggerimento di Unicredit".

"L'arte contemporanea italiana finalmente sta uscendo dalla riserva indiana dove e' stata rinchiusa" dice Pierluigi Sacco suggerendo che tutti i segnalatori siano sin dall'inizio stranieri (segnalatori, curatori e critici sono previsti in varie fasi dal meccanismo del premio, vedi comunicato stampa del 27 gennaio 07 in Premio Furla per l'arte).
Considerato che i giovani curatori italiani hanno all'estero ancora meno fortuna degli artisti, ci chiediamo: con quali strumenti i curatori stranieri potranno scovare, segnalare e scegliere giovani artisti italiani? Spremendo ancora una volta Viafarini? Chiedendo al solito ai galleristi italiani piu' "noti" all'estero? Bussando al GAI?

Catterina Seia, responsabile del progetto arte di Unicredit chiede al pubblico:

"Perche' Unicredit sale a bordo di una realta' gia' esistente e non crea un proprio premio?
4 anni fa una ricerca di Pierluigi Sacco ha mostrato uno scenario pietoso, ma al di la' della "lamentazio sul sistema" Unicredit non e' un'istituzione e non poteva assolvere il 'compito' che 'compete' a un'istituzione, ha quindi deciso di intervenire "sostenendo delle eccellenze, per consentire alle giovani generazioni di produrre i propri sogni e dar corpo alle proprie carriere" interessandosi ai giovani arrivati sulla scena dagli anni '80 in poi.
Non e' chiaro pero' in che modo Unicredit appoggi il Premio che porta il nome dell'azienda Furla "in una posizione di fattiva collaborazione". Acquista, produce, presta, amministra?

Nota: nell'incontro si fa riferimento al libro
"L'arte contemporanea italiana nel mondo. Analisi e strumenti" di Pier Luigi Sacco, Walter Santagata, Michele Trimarchi, per la collana Opera Darc, edito da Skira. Presentato al MAXXI di Roma nell'aprile 2005 e praticamente introvabile.


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IL PREMIO FURLA O LA "GIOVANE ARTE ITALIANA".
Caterina Iaquinta
caterinaiaquinta@hotmail.com

Nato principalmente dalla collaborazione tra la Fondazione Querini Stampalia e Furla, con l'intento di promuovere la giovane arte italiana, o meglio "inteso a documentare, valorizzare e sostenere gli artisti emergenti che vivono e lavorano sul nostro territorio, con l'obiettivo specifico di fornire una panoramica esaustiva del fare contemporaneo in Italia", il Premio FURLA, a cura di Chiara Bertola con la consulenza di Giacinto di Pietrantonio e Gianfranco Maraniello, si sviluppa con l'intento di "fare sistema" nel non ben consolidato "sistema" dell'arte, unendo l'arte alla macchina economica per potenziare nuove possibilità per gli artisti italiani che si affacciano poco più che trentenni al mondo dell'arte. Lungi da noi considerarlo un fatto negativo ma è bene focalizzare le trappole che possono celarsi all'interno di questa procedura. L'idea sempre più diffusa di "fare rete" e poi sistema nella molteplicità di strategie alle quali è sottoposto il mondo dell'arte spesso rischia di soffocare e intorpidire chi tra artisti, curatori e critici di questa rete dovrebbe servirsene come strumento di analisi, ricerca e promozione.
Dopo la visita di questa collettiva si pone la questione oltre che sul valore delle opere esposte e degli artisti in gara anche e soprattutto sui criteri con i quali vengono selezionati i cinque artisti che dovrebbero rappresentare la situazione della giovane arte italiana.
Le prospettive si dovrebbero inquadrare in due fattori distinti ugualmente importanti: l'Italia (con la sua storia, le sue tradizioni artistiche...) e la giovane scena artistica italiana accanto a quella internazionale, quest'anno poi con un riguardo particolare, poiché il vincitore avrà la possibilità di trascorrere un periodo di tempo in una residenza d'artista al Kunstlerhaus Bethenien di Berlino.
Ciò, se da una parte proietta la scelta degli artisti da promuovere in una dimensione sempre più internazionale, dall'altra distoglie l'attenzione degli addetti e del pubblico dalle dinamiche artistiche italiane anche solo considerando con un piccolo sforzo in più quelle orientate ad esempio nella parte meridionale del nostro paese (come ha notato Mario Codognato, quest'anno in giuria).
Se la "moblità" di Mona Hautoum, veste della sesta edizione del Premio, deve essere l'idea guida allora va ripensata non solo proiettando e accogliendo ciò che va o che viene oltre il confine italiano, ma cercando di introiettare la stessa forza ed entusiasmo creativo all'interno dei nostri, anche muovendosi nei contorni di un passato non troppo lontano.
Questi gli artisti in gara: Elenia Depedro (n.1976) con un lavoro sulla performance che non riporta a qualcosa di propriamente innovativo, ma tenta, nell'utilizzo di questo linguaggio, di riportare lo spettatore all'"esperienza" che si modifica di volta in volta per chi la vive e la subisce focalizzandosi sulla presenza dello spettatore; Alice Cattaneo (n.1976) che fatalmente gioca con la fragilità dei suoi personaggi e delle sue strutture e nei video veloci, tutti puntati su piccoli e semplici "spostamenti" a sorpresa, così come cattura distoglie rapidamente; Nicola Gobetto (n.1980) che sembra distaccarsi dall'ambito delle sue ricerche orientate al mondo dell'infanzia e delle fiabe classiche per impostare un immaginario di rifrazioni luminose in una stanza di cui impedisce l'ingresso; più articolato il lavoro di Luca Trevisani (n.1979) in cui protagonista è la materia nelle sue sostanze primarie e nelle forme che assume nelle sue mutazioni. Inutile negarlo, le aspettative propendono per il multisfaccetato e vitalistico Nico Vascellari (n.1976) che con un lavoro in più momenti tra video, performance, fotografia e installazione e tra improvvisazione e imprevedibilità ruota intorno alla citazione di se stesso.
Il 10 Marzo verrà annunciato il vincitore della VI edizione del premio FURLA per l'Arte 2007.
Chi sarà per questa VI edizione: il Premio FURLA o la giovane arte italiana?

Caterina Iaquinta

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Sabato 10 marzo 2007
La giuria internazionale ha proclamato Luca Trevisani vincitore della Sesta Edizione del Premio FURLA per l’arte; ha inoltre deciso all’unanimita' di attribuire una menzione speciale ad Alice Cattaneo.

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ADOTTA UN ARTISTA A DISTANZA
Il progetto nasce da un'idea di Stanislao Di Giugno, Stefania Galegati, Marco Raparelli e Alessando Sarra.
Sul sito http://www.adottaunartista.org sono stati invitati 28 artisti, presenti con 7 immagini di documentazione del loro lavoro e biografia.
Il pubblico puo' scegliere di adottarne uno o piu'.
L'impegno dell'adottante è quello di versare 11 euro al giorno all'artista, per un periodo minimo di un anno.
Potra' scegliere di mantenere l'anonimato o di essere pubblicizzato sul sito.
L'adottato non avrà nessun obbligo.

Dalle FAQ nel sito:

Ma non vi sembra scorretto paragonarvi a un bambino veramente bisognoso?
L'essere scorretti in questo caso e' sinonimo di sincerità e chiarezza. Essere veramente scorretti e' continuare a vivere in questo sistema che si basa sullo sfruttamento del terzo mondo.
I soldi che chiediamo non li rubiamo ai bambini.

Ma non vi sembra un'operazione un po' cattelaniana, come la biennale dei Caraibi?
L'ironia e il cinismo italiani non li ha inventati Cattelan.
In più questo e' il primo progetto del gruppo. Abbiamo intenzione di fare altre cose in divenire...

Se ti arriva un amico che ti chiede ma non vi sembra un operazione da sfigati?
Si, effettivamente nasce proprio da questa sensazione comune. Ma almeno ne siamo coscienti.

Ma volete porvi in maniera critica nei confronti del sistema dell'arte?
Si, ma dall'interno. In fondo ne facciamo parte tutti.

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Urban
anno 7 n 55 febbraio 2007

Non adottate un artista
Dopo Madonna e la Jolie, "adottare" è la parola d'ordine. A sembrare bisognosi di cure ci provano anche gli artisti. È una burla, vero?

di Francesca Bonazzoli

Nella Serenissima Repubblica di Venezia il giovane Tintoretto sbaragliava la concorrenza dei colleghi abbassando in modo sleale le tariffe; nella Napoli del Seicento, la più grande, brulicante e putrescente metropoli d'Europa, il bolognese Domenichino, avendo osato sfidare la camorra dei pittori locali, venne alla fine avvelenato. Guido Reni, che fu chiamato a sostituirlo per decorare la cappella di San Gennaro, fu subito avvertito che gli sarebbe toccata una sorte simile: prese sul serio l'agguato teso al suo servo e rifece subito le valige per Bologna. A Roma Borromini si suicidò, trafiggendosi con la spada, fiaccato dalla spietata concorrenza del Bernini.
L'elenco potrebbe continuare, coinvolgendo i più grandi come Michelangelo e Raffaello, e i minori, come le migliaia di olandesi, fiamminghi, francesi e tedeschi che si contendevano il mercato romano. Tutti, indifferentemente, uomini e donne, si battevano con virilità per lavorare. Era un mondo adulto dove, per dirla con le parole di Paolo Conte, si sbagliava da professionisti.
Ma che fatica! Oggi il marketing mette a disposizione soluzioni più pratiche per sopravvivere. Vuoi mettere la comodità di internet, per esempio? Lungi dallo sfidarsi a colpi di testosterone, un gruppo di trenta artisti italiani (tutti sopra i trent'anni e tutt'altro che sfigati esordienti) ha creato un sito, http://www.adottaunartista.org, per chiedere di essere adottati, 11 euro al giorno, come i bambini dell'Africa o come le capre della Valtellina.
Quando ho letto la notizia sul sito http://www.undo.net, ho pensato a un'idea pubblicitaria. Ma poi ho sentito puzza di scherzo: l'annuncio, infatti, con la sostituzione della parola "bambino" con "artista", suona identico a quelli pubblicati dalle Ong che si occupano di adozioni a distanza: "Adotta un artista, lo fai crescere nel sistema dell'arte. L'adozione a distanza è l'aiuto più efficace per gli artisti: grazie a te potranno godere del calore della tribù dell'arte, andare a scuola, ricevere adeguate cure mediche e prepararsi all'indipendenza".
Adeguate cure mediche, possibilità di andare a scuola?! Vuoi vedere che ho perso la centoduesima puntata della finanziaria in cui Prodi decideva di escludere gli artisti dal servizio sanitario nazionale e dai programmi di istruzione scolastica?
Ma andando avanti a leggere sono stata assalita dal dubbio: non sarà mica che è tutto incredibilmente vero? Dopo la richiesta d'adozione comincia infatti l'excusatio, formula retorica impiegata da chi sa di tenere una posizione debole. Il piagnisteo inizia col giustificare la scorrettezza di sottrarre l'aiuto a un bambino africano. "Essere veramente scorretti – si legge nel comunicato in puro stile da collettivo anni Settanta – è continuare a vivere in questo sistema che si basa sullo sfruttamento del terzo mondo".
L'excusatio, però, si conclude con la domanda retorica: "Non vi sembra un'operazione un po' cattelaniana, come la biennale dei Caraibi? L'ironia e il cinismo italiani non li ha inventati Cattelan".
Ah! Ecco! Questa è la prova che si tratta di uno scherzo, mi sono detta, perché l'idea è d'accatto! La parodia di una burla già vista (la Biennale dei Caraibi, quella di Tirana, la wrong gallery e la finta Saatchi gallery), una semplice variante da far circolare nel mondo dell'arte che non sa più cosa inventarsi.
E allora anche io ho deciso di buttarmi, anche io da oggi voglio fare l'artista. Perché no, se basta così poco? Cerco soci per aprire il sito www.artisticonlepalle.it. Prima di essere ammessi, gli aspiranti, uomini e donne, indifferentemente, dovranno superare una prova di virilità consistente in:
1) mangiare pane e insalata come Caravaggio nei primi anni romani;
2) sopportare gli insulti del collega di successo, come toccò a Borromini;
3) vivere in una soffitta nutrendosi di solo alcool e senza penicillina, come Modigliani;
4) formulare almeno un'idea originale.
Mantra consigliato per chi non ce la fa: il finale di Gomorra, romanzo dell'esordiente Roberto Saviano, 29 anni. "Avevo i piedi immersi nel pantano. L'acqua era salita sino alle cosce [...] Avevo voglia di urlare, volevo gridare, volevo stracciarmi i polmoni con tutta la forza dello stomaco, spaccandomi la trachea, con tutta la voce che la gola poteva ancora pompare: "maledetti bastardi, sono ancora vivo!".

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40 anni: Mid - Career nei paesi anglosassoni, ma in Italia si parla ancora di 'giovani artisti'. Una crisi di crescita o una realta' che tende ad essere immobilizzata da troppe istanze, lontane dalla reale conoscenza dell'operato e del percorso di maestri ancora troppo giovani per essere tali, ma affermati da non poter piu' essere considerati promesse. (Andrea Bruciati)
1966: l'inizio drammatico della guerra in Vietnam, l'alluvione di Firenze, il primo episodio di Star Trek, il governo di Indira Gandhi in India. Ma non solo: soprattutto, per noi, anno di nascita di Carlo Benvenuto, Simone Berti, Enrica Borghi, Monica Carocci, Armin Linke, Delfina Marcello, Eva Marisaldi, Marcello Maloberti, Ottonella Mocellin, Davide Nido, Sabrina Torelli.
In 11 incontri illustreranno al pubblico la ricerca apportata alle arti visive e si esprimeranno sulla non facile condizione dell'essere artista oggi, in un sistema caotico e stravolto da logiche effimere.
dal 5 al 28 marzo 2007 alla GC.AC - Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Monfalcone, Villa Manin Centro d'Arte Contemporanea, Comitato Trieste Contemporanea
info su 40 appuntamento con i protagonisti della scena italiana

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"Non di sola arte" e' il titolo che Giulia Bondi e Silvia Sitton hanno dato al lavoro di ricerca realizzato, tra gennaio 2005 e marzo 2006, su una rete di 250 persone attive nel mondo dell'arte contemporanea italiana, raccogliendo dati sulla condizione economica e sociale degli artisti, in particolare giovani, attraverso interviste, questionari e dibattiti.
Il lavoro, di prossima pubblicazione, e' stato reso possibile dalla prima borsa di ricerca in Economia dell'arte contemporanea in memoria dell'Avvocato Agnelli, promossa nel 2004 da Fondazione Giovanni Agnelli e UniCredit Private Banking sul tema "Giovani artisti in Italia nel campo delle arti visive: carriere, strategie, mercati e politiche".
Lavoro artistico e secondo lavoro, condizioni economiche e sociali della famiglia e degli artisti, ruolo del mercato e delle istituzioni pubbliche, spazi gestiti dagli stessi artisti e forme di collaborazione tra reti di persone nel sistema dell'arte sono alcuni dei temi su cui le ricercatrici hanno sondato il parere degli intervistati, cercando di restituire un ritratto accurato e partecipe degli artisti italiani tra i 20 e i 50 anni, delle possibilita' che hanno di fronte, dei loro percorsi di formazione, delle loro ambizioni e aspirazioni, spesso rivolte anche all'estero.
Giulia Bondi, 30 anni, modenese, e' giornalista e videoreporter. Laureata in Discipline economiche e sociali all'Universita' Bocconi di Milano, nel 2006 ha vinto con "Diversi sguardi olimpici" il Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi sezione giovane. Nel 2005 ha pubblicato con il Mulino "Ritorno a Montefiorino – Dalla resistenza sull'Appennino alla violenza del dopoguerra", scritto insieme a suo nonno Ermanno Gorrieri.
Silvia Sitton, 31 anni, modenese, sposata con un figlio, e' responsabile dell'Ufficio progetti economici del Comune di Modena, dove si occupa di valorizzazione dell'economia locale. Laureata in Economia politica all'Universita' degli studi di Modena e Reggio Emilia, sta lavorando al librogame che raccogliera' i risultati del progetto europeo "Urbe viva" per il confronto e lo scambio su progetti innovativi di economia urbana.

Tutte le informazioni sul progetto di ricerca sono on line su www.fondazione-agnelli.it e http://gnomade.net/nondisolaarte

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Last but not least?

     

 
 

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