INFIDI LUMI
sede organizzativa: c/o Stefano Tomassini Via Capra n° 21/B,
29100 Piacenza
Telefono: 0523 - 336072
sede legale: Via Trebbia, n° 75, 29100 Piacenza
“Infidi lumi” è il nome della Compagnia teatrale fondata nel 1989
da Stefano Tomassini e da lui diretta attenendosi ad un proprio
balsamo pestilenziale: il libro è teatro, e ogni parola è partitura.
Il lavoro che Infidi Lumi presenta a Teatri90 è tratto dal dramma
o, più opportunamente, cronaca drammatica “La strage di
Parigi” (The Massacre at Paris) di Christopher Marlowe.
Appuntamento al Teatro Verdi (Via Pastrengo, 16 - MI) ore 20.30 e
22.30 del 26 Febbraio 1999.
Ci è piaciuto molto scoprire,nella bibliografia dell’autore
Inglese, che: “il ventiseiesimo giorno del mese di Febbraio (1564)
fu battezzato Christopher, figlio di John Marlow” e sottolineando
la completa estraneità di Infidi Lumi nella scelta della data, sia
della prima tantomeno della seconda, ne abbiamo raccolto tutti
gli auspici del caso.
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infidi lumi presenta
LA STRAGE DI PARIGI
THE MASSACRE AT PARIS
/ oratorio di fine millennio /
cronaca drammatica da Christopher Marlowe
ideazione drammaturgica e regia di
stefano tomassini
musiche originali di scena di massimo berzolla
[STUDIO PRIMO]
[condizioni di scena]
Caterina de’Medici
(ernesto rossi
Duca di Guisa
(domenico sannino
Carlo IX, re di Francia
(mirco oltolini)
Duca D’Angiò, fratello di Carlo IX, poi Enrico III
(giovanni battista manca)
Enrico, re di Navarra
(stefano tomassini)
(suono: marco tacconi - luci: matteo de giorgi)
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LA STRAGE SENZA INNOCENTI
(Memoria dei vivi nel catalogo dei morti)
“La memoria è solo una condizione transitoria”
Kierkegaard
“In genere hanno più memoria quelli che sono lenti,
più reminiscenza quelli che sono svegli e intelligenti”
Aristotele
“Eppure com’è più ricca la lingua che si pone al servizio del desiderio,
che non quando descrive la realtà!”
Kierkegaard
In una delle sue più ipnotiche Prefazioni - genere eletto in cui
è possibile imporre, attraverso la ripetizione assordante e
sviante del catalogo, la dynamis creaturale della forma
all’informe disordine del desiderio - Søren Kierkegaard
contrappone al ricordo, «meccanico e tutto esteriore», il
«segreto della rimembranza». Quest’ultima, in quanto luogo
interno in cui viene consacrata l’esperienza, «consiste
nell’allontanare, nel prendere distanza». Se il ricordo conosce, la
capacità di rammemorare antivede, presagisce, come per
imporre il suo profetico punto di vista al corso delle cose.
Lo statuto della memoria, senza la consacrazione a
rimembranza, ossia senza l’incontro e fusione con l’esperienza,
è per il filosofo danese soltanto rinuncia irresponsabile a
quell’«idealità», a quell’«unità» che consente l’accesso
dell’uomo all’immortalità («Nella rimembranza l’uomo firma
una cambiale all’eternità»). Solo chi abita nell’Idea può , con la
rimembranza, agire nell’essenziale, e per questo rendersi
immortale.
Così, se la memoria si spegne nell’atto sincero e fulmineo che
abita l’istante del suo ritorno, la rimembranza conosce invece le
distese, e le derive, del pensiero nel momento della riflessione.
Arte e abilità della rimembranza fanno della distanza e
dell’attesa una tecnica: la prefazione come il catalogo, strumenti
perfetti di tale cristallizzazione cerimoniosa tra presagio di ciò
che solo in séguito potrà essere colto (è il caso della prefazione),
e dissipazione nominalistica di ciò che si mostra nascondendosi
(è uno dei casi possibili del catalogo), ne compongono, invece, il
freddo corpo i cui organi (le parole) sono ancora tutti da
combinare, collegare o trasformare nella consueta liturgia del
senso.
La cronaca drammatica del Massacre at Paris, a stampa solo
dopo la morte del suo autore, e (sembra) già testimone diretto,
Christopher Marlowe, partecipa di questa anonima liturgia, in
cui alla semplice memoria di un evento si aggiunge la
rimembranza di tutti i cadaveri necessari alla cronaca dei vivi.
Con ogni probabilità ricostruito a memoria dagli attori che lo
avevano precedentemente giocato in scena, il testo di questo
play è, a tutta prima, parziale e incompleto, ma in realtà nelle sue
linee dominanti essenziale e acritico, almeno per il punto di vista
protestante dei pamphlettisti, a cui di certo si rivolse Marlowe.
Dramma di una multilaterale lotta per il potere, malcelata
sotto la maschera del patriottismo e della religione, perché solo
la crudeltà è in grado di mostrare ciò che altrimenti non
potrebbe nemmeno essere detto, nella sua quasi unica forma
testuale il Massacre at Paris è stato, dunque, definitivamente
contagiato dall’esperienza diretta di più urgenti questioni, come
è certo quella tra i boy actors e il potere sociale. Così, l’azione
ridotta a frammento, spesso inconcludente e staticamente da
oratorio, come ebbe già a notare Rodolfo Wilcock, mostra, in tale
alternanza di memoria storica e rimembranza scenica, che non
sono le distrazioni capricciose e immorali del corpo sociale ma la
volgare manipolazione del politico a contenere una vera
minaccia al corpo del potere.
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MINIMUM TEATRALIA INFIDI LUMI
Stefano Tomassini nasce, senza volerlo, a Piacenza, forse sotto il
non sempre fausto potere di Saturno, di certo nel regno
dell’Acquario. Studioso, per quanto possibile, di cose letterarie,
con un malcelato interesse, non senza che altri si dolga, per la
“letteratura minore” (ma così con quello che allora sembrava
vero amore gli insegnarono), ha procurato alcune edizioni di
testi d’area cinque-seicentesca (sotto la stella di Adone), tra cui
una bellissima tragedia del veneziano Lodovico Dolce. Tale
edizione segue, non precede, la sua messa in scena: che è come
dire, la teatrologia al servizio della filologia, e non viceversa.
Dirige, con Antonio Attisani, una rivista di “studi sulla vita delle
forme nel teatro”. Nel 1989 fonda la compagnia teatrale “Infidi
Lumi”, la cui attività, da allora, si attiene a un proprio balsamo
pestilenziale: il libro è teatro, e ogni parola è partitura. Nascono
così spettacoli, punto o poco piaciuti, tratti dalla “Gerusalemme
Liberata” del Tasso (1991 e 1996), dal “Baal” di Brecht (1992),
dal “Ballo delle Ingrate” di Monteverdi (1993), dalla “Didone”
del Dolce (1995), e - nel maggio 1997 - dall’ignorata tragedia
barocca di Girolamo Graziani, “Il Cromuele”.
Come voce recitante lavora da tempo con diverse formazioni di
musica barocca e contemporanea; ha inciso, per Ricordi, ed
eseguito dal vivo con l’orchestra “Arturo Toscanini”, la cantata
di Azio Corghi “La Cetra Appesa (1995). Nel 1998 ha curato, in
prima assoluta, per il progetto speciale “L’altra scena. Aspetti di
sperimentazione teatrale” del Gran Teatro La Fenice di Venezia,
l’ideazione drammaturgica e la regia di due opere
contemporanee, rispettivamente il “Venetian Journal” di Bruno
Maderna (1972, dal “Journal“ di James Boswell, per orchestra,
tenore e nastro magnetico) e il “Frau Frankenstein” di Giorgio
Battistelli (1993, dal romanzo di Mary Shelley, per attrice e
orchestra)
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