Galleria Alfonso Artiaco
Napoli
piazzetta Nilo, 7 (Palazzo Principe Raimondo De Sangro)
081 4976072
WEB
Darren Almond e Mathelda Balatresi
dal 16/4/2014 al 30/5/2014
lun-sab 10-20

Segnalato da

Galleria Alfonso Artiaco




 
calendario eventi  :: 




16/4/2014

Darren Almond e Mathelda Balatresi

Galleria Alfonso Artiaco, Napoli

In "As Details" Almond presenta una decina di lavori che continuano a proporre una riflessione sui concetti chiave della sua ricerca. Nonostante il tema trattato, il linguaggio visivo scelto da Balatresi intende rappresentare il dramma rielaborandolo con distacco apparente.


comunicato stampa

Darren Almond
"As Details"

Per la sua quarta mostra (2005, 2007, 2010) alla galleria Alfonso Artiaco, Darren Almond presenterà una decina di lavori pensati proprio per questa nuova occasione espositiva, che continuano a proporre una riflessione sui concetti chiave della sua ricerca. Nella serie ‘Fullmoon’, che Almond realizza a partire dal 1998, l’artista cattura la luce della luna piena, in diverse parti del mondo, utilizzando un tempo di esposizione di 15 minuti.

Queste immagini di particolare bellezza appaiono quasi irreali: i paesaggi sembrano immersi in un’inusuale luce chiara tanto che la notte sembra essersi trasformata in giorno. I ‘Fullmoon’ esposti negli spazi di Piazzetta Nilo sono scatti realizzati durante i suoi viaggi in Patagonia e a Capo Verde.

Molte delle sue sculture muovono invece da un’esperienza autobiografica: da ragazzo Almond ha viaggiato moltissimo in treno, essendo cresciuto in uno sperduto paesino dell’Inghilterra, Wigan. Da qui proviene il suo interesse nei temi del viaggio, del tempo, dello spazio e della trasformazione da mondo industriale in mondo elettronico. Nonostante Almond abbia cominciato come pittore e abbia presto lasciato da parte questa tecnica, la mostra include una serie di lavori su tela e carta, in cui la superficie è divisa in diversi pannelli, distribuiti secondo una griglia, ciascuno dei quali riporta la metà di un numero.

Sembra di essere di fronte a quegli orologi dove il passaggio del tempo veniva segnalato dal girare delle tessere, ognuna con la metà di un numero appunto. Solo che nel dipinto non sempre le metà del numero coincidono. Queste opere quindi riferiscono al tempo e al movimento, non solo nel senso astratto della sequenza numerica ma anche in un senso illusionistico, con la rappresentazione pittorica dei numeri che scorrono oltre alla vista. Le sculture Perfect Time sono l’assemblaggio di orologi digitali, 3 orologi in altezza per 2 in larghezza nell’una e 6 in altezza per 3 in larghezza nell’altra, dove i numeri scorrono uno dopo l’altro ogni minuto. Ogni numero però è stato diviso orizzontalmente per incontrare la metà di un altro numero, rendendo quindi illeggibile il sistema di misura empirico e disabilitando quindi la funzionalità propria dell’orologio.

Anche le opere che sono incentrate attorno alla parola sono un ulteriore aspetto dell’indagine di Almond sul modo di misurare la realtà. Queste sculture sono realizzate su placche di metallo che alludono alle placche che nel passato venivano utilizzate per dare i nomi ai treni britannici. Per questa mostra Almond ha sostituito il nome con un’intera poesia, The Last Line, 2013, moltiplicando il numero delle placche. Ispirato al suo passato da pendolare, quest’opera fonde insieme uno sguardo nostalgico con il concettualismo testuale – che spesso ha assunto forme tassonomiche – insieme ad una critica implicita ai termini su cui si basa in la rappresentazione oggettiva della realtà. La decostruzione dei significati linguistici e numerici da parte dell’artista affermano la resistenza della realtà ad essere imbrigliata e assimilata secondo uno standard. In questo senso, nonostante l’aspetto scientifico che caratterizza molto del suo lavoro, Almond è un artista intimamente Romantico.

Darren Almond è nato nel 1971 a Wigan, Regno Unito. Vive e lavora a Londra. Le sue mostre personali includono Frac Haute-Normandie, Rouen e FRAC Auvergne, Clermont Ferrand ( 2011) , Parasol Unit ( 2008), SITE Santa Fe ( 2007), Museum Folkwang, Essen (2006 ), K21, Düsseldorf ( 2005), Kunsthalle Zürich ( 2001), Tate Britain ( 2001), De Appel ( 2001) e The Renaissance Society, Chicago ( 1999). Ha inoltre partecipato a numerose importanti mostre collettive tra cui Helmhaus, Zurigo, 6a Biennale da Curitiba e Miami Art Museum ( 2011), MAC / VAL, Vitry-sur- Seine, ( 2010), la Tate Triennale, Tate Britain e Frac Lorraine, Metz (2009), Biennale di Mosca (2007), The Turner Prize, Tate Britain ( 2005), La Biennale di Busan (2004), Biennale di Venezia (2003), Biennale di Berlino (2001), ' Sensation ' (1997-1999).

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Mathelda Balatresi
Project Space

Mathelda Balatresi, toscana d’origine ma napoletana di adozione, è una delle personalità più rilevanti nel panorama degli artisti napoletani degli anni ’80, “riscuotendo il consenso unanime della critica seppur collocata in una posizione [volutamente] appartata” (Filiberto Menna, catalogo Letto nel giardino, Villa Pignatelli - Napoli, maggio 1983)

Arrivata a Napoli agli inizi degli anni Cinquanta, da subito rivolge il suo interesse e i suoi studi verso il mondo dell’arte. Frequenta prima il liceo artistico e poi l’Accademia di Belle Arti, e si inserisce nel dibattito culturale ed artistico degli anni a seguire.
Il suo pensiero rivolto al dramma della condizione esistenziale delle donne di tutte le culture, delle violazioni di tutte le epoche, degli orrori di tutte le ideologie ha generato una sostanziosa produzione di pitture, sculture e scritti – come ad esempio la mostra del 2010 al Museo Archeologico Nazionale di Napoli dedicata a Ipazia, scienziata e astronoma del IV sec. d.c., uccisa con frammenti di conchiglie. Il tema della sua ricerca risuona oggi quanto mai attuale se consideriamo le innumerevoli storie di femminicidio alle quali assistiamo.

L’attenzione dell’artista per la realtà che la circonda e soprattutto per gli eventi che stravolgono il mondo ha dato vita al ciclo di lavori sulla guerra e sulla pace al quale appartengono anche le opere Mine in Fiore presentate in questa occasione. Nonostante il tema trattato, il linguaggio visivo scelto da Mathelda Balatresi intende rappresentare il dramma rielaborandolo con distacco apparente.

Note sul campo minato (mine in fiore)

Mina, s.f., arma composta da una forte carica di esplosivo innescata mediante un opportuno sistema di accensione. E' previsto che il sistema sia azionato da: uomo, donna, bambino; soggetti che, ignorando di percorrere un campo minato, provocheranno lo scoppio. A incoraggiare codesto incontro, accuratamente occultato, i fabbricanti, pensando cinicamente ai bambini hanno posto talvolta, sul sistema di accensione, piccole bambole che scoppiano nell'attimo in cui vengono toccate.
Fiore, s.m., la parte della pianta di forme svariate, colori appariscenti e odori per lo più gradevoli che contiene gli organi della riproduzione.

“Ho contrapposto in un unico oggetto il fiore che contiene la vita, la bellezza delle forme, dei colori, dei profumi e la mina simbolo di morte, di inganno, di dolore.
Il fiore ha al posto dei suoi vitali organi di riproduzione, la mina che nascondendosi, mutila, distrugge, uccide.
Ho spesso usato i contrasti per la ricerca di immagini. Lavoro sul tema Della guerra e della pace da lunghissimo tempo, per diversi insiemi di opere che comprendono disegni come le Mine in fiore della stazione Materdei della metropolitana di Napoli, paesaggi che mostrano in ogni ora del giorno e della notte il fumo delle bombe, paesaggi con figure distese che occupano la terra e il cielo, ritratti di buoni e cattivi, fino a questi oggetti in metallo dipinto, chiamati anch'essi Mine in fiore, che posti uno accanto all'altro, diventano un campo minato.” (Mathelda Balatresi)

Inaugurazione: giovedì 17 aprile, ore 19.00

Galleria Alfonso Artiaco
Palazzo De Sangro - Piazzetta Nilo n° 7 cap 80134 Napoli
Lunedì - Sabato ore 10-20
Ingresso libero

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Anri Sala
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