Galleria Riccardo Crespi
Milano
via Mellerio, 1
02 89072491 FAX 02 92878247
WEB
Nasan Tur
dal 15/4/2008 al 30/5/2008
lu-sab 11-13 e dalle 15 -19.30

Segnalato da

Galleria Riccardo Crespi



approfondimenti

Nasan Tur
Gabi Scardi



 
calendario eventi  :: 




15/4/2008

Nasan Tur

Galleria Riccardo Crespi, Milano

Public Privacy. In mostra installazioni scultoree e una diaproiezione multipla, alla ricerca di quel "luogo" in cui sensibilita' individuale e collettiva si intersecano. Nella poetica del giovane artista turco e' centrale l'analisi della ripetitivita' del quotidiano, espressa attraverso i gesti e le parole che scandiscono la vita di tutti i giorni. A cura di Gabi Scardi.


comunicato stampa

a cura di Gabi Scardi

Il 16 aprile la Galleria Riccardo Crespi inaugura Public Privacy la prima personale in Italia dell’artista Nasan Tur. Public Privacy è un itinerario tra pubblico e privato, alla scoperta di quel “luogo” in cui sensibilità individuale e collettiva si intersecano. Il giovane artista induce lo spettatore a meditare sulla frantumazione della personalità del singolo, che sempre più si massifica verso stereotipi superficiali e comportamenti standardizzati. In mostra opere appositamente concepite per lo spazio della galleria che esprimono attraverso un unico filo conduttore alcune problematiche della società d’oggi.

Nasan Tur sviluppa con Public Privacy un ideale viaggio che muove attorno alle angosce della perdita dell’io tipica del nostro tempo. Nelle sue opere il singolo individuo perde la propria unitarietà per ritrovare soltanto pezzi della sua personalità, smarrita nella banalità della massa. Da questo pensiero scaturisce una delle opere fondamentali di Public Privacy, Mirror Sculpture, installazione sospesa, composta da frammenti di specchi che rimandano molteplici immagini di una realtà e di un io frantumati da conformismi spersonalizzanti.

Centrale nella sua poetica artistica è la ripetitività del quotidiano, espressa attraverso i gesti e le parole che scandiscono la vita di tutti i giorni. Da questa riflessione nascono alcune opere, come Milano says e Human Behaviours. La prima racconta attraverso i graffiti sui muri di Milano, la retorica di un sentire collettivo capace però di esprimere con schizzi di spray storie e stati d’animo individuali. La seconda opera è una diaproiezione multipla di mille immagini di passanti, di diverse città europee, ordinate secondo quelle categorie che vengono create per etichettare gli uomini in base a stereotipi di stile, usurati e standardizzati, dai quali riesce tuttavia ad emergere la variegata diversità di ogni persona.

L’arte di Nasan vuole calarsi nella società investendola con la sua forza rigeneratrice per dare nuova vita anche ai rifiuti della quotidianità. Così nasce Public sculptures - Milano, un’installazione di cinque “preziose” sculture costituite da piccoli rottami rinvenuti tra i rifiuti, ricoperte con un rivestimento in oro zecchino, che dà nuova vita artistica a ciò che per il mondo ha ormai esaurito il proprio ciclo vitale.

Non solo, Nasan Tur fa in modo che il mondo si riappropi dei frutti dell’arte. Sculture “sosia” di quelle esposte in mostra sono state infatti abbandonate per la strada, simbolo del dualismo dell’io che si perde nella società senza più potere sulle sue azioni. Di queste sculture “gemelle” non possiamo sapere quale sarà il loro destino, possiamo solo vedere le diverse reazioni dei passanti davanti a queste opere abbandonate. L’artista ha infatti ripreso i vari comportamenti della gente in un video che verrà proiettato, su cinque schermi al plasma, durante l’esposizione. Emerge anche in Public sculptures - Milano quel filo conduttore che lega tutte le opere di Nasan e che passa da quello che conosciamo, il qui, rappresentato dalle sculture in mostra, per arrivare all’ignoto, l’altrove, rappresentato dallo smarrimento fra la gente delle sculture “gemelle”.


Il percorso artistico di Nasan Tur è incentrato sulla riscoperta di un nuovo dialogo fra l’arte e il mondo del quotidiano.

Da questa ricerca nasce il progetto Public Privacy, che utilizzando tecniche e strumenti diversi affronta, sempre con una sottile ironia, il difficile rapporto tra individuo e società.

L’invito della mostra, progettato dall’artista per l’occasione, costituisce un’edizione in 1500 esemplari.

Nasan Tur è nato nel 1974 a Offenbach, vive e lavora a Berlino.

Tra le sue mostre più recenti:

2008 6th Taipei Biennial curated by Manray Hsu and Vasif Kortun, Taiwan, cat; SCAPE Biennial, Christchurch Biennial of art in public space, cur. Fulya Erdemci and Danae Mossman, New Zealand, cat; Du dialogue social Motorenhalle-Projektzentrum fuer zeitgenoesische Kunst, cur. Frank Eckhardt, Dresden, Germany, cat; Gone City Bregenzer Kunstverein, cur. Gulsen Bal, Austria, cat.


TESTO CRITICO

Public Privacy

Public Privacy, tra pubblico e privato; da un luogo all’altro, il qui e l’altrove. Mobilità e senso di appartenenza. Distanza e coesistenza, ciò che condividiamo e ciò che ci separa. La singolarità irriducibile di ogni individuo. Questi alcuni dei temi fondamentali di Nasan Tur. Famiglia turca, nato a Offenbach, in Germania, un’esistenza internazionale come quella di molti artisti oggi, Nasan Tur utilizza tecniche e strumenti diversi per affrontare questioni cruciali del presente. Il suo sguardo si fa talvolta ironico ma non per questo meno serio, e vi si avverte la pregnanza che deriva dall’esperienza personale.

Tra le sue prime opere, Vergesse nicht den Duft der Pfefferminze (Non dimenticare il profumo della menta) e Self-portrait. Nel primo caso si tratta di un autoritratto fotografico di grandi dimensioni; in piedi, il capo appoggiato alla spalla della madre la cui figura è leggermente sovradimensionata, l’immagine dice, sobriamente, l’unicità del legame familiare e il senso della trasmissione intergenerazionale all’interno del nucleo familiare.

In Self-portrait l’artista si fa crescere folti, esotici baffi per meglio corrispondere all’immagine tradizionale dell’«uomo turco»: apparentemente poco più che un dettaglio; in realtà l’intervento rappresenta un’occasione di verifica su quanto siano ancora vive le convenzioni, su quale determinante effetto lo stereotipo possa avere sull’esistenza individuale; e induce una riflessione su chi siamo, su come ci presentiamo, sulla discrepanza talvolta stridente tra come ci percepiamo e come veniamo visti dagli altri.

Con gli interventi successivi, alcuni dei quali destinati allo spazio pubblico, Nasan Tur continua, con varietà di mezzi e di soluzioni, a indagare quelle aree in cui sensibilità individuale e collettiva s’intersecano: i luoghi comuni, la ritualità che scandisce la quotidianità, i conformismi, il linguaggio del potere e la sua capacità di influire sull’individuo, il senso di appartenenza e la costruzione dell’alterità.

Tra le sue opere più recenti: Was ich euch schon immer sagen wollte (Quello che ho sempre voluto dirti), consistente in un microfono lasciato a disposizione dei passanti affinché ognuno si possa trasformare, per un momento, in attivo protagonista della scena pubblica. E Backpacks, una serie di zaini nei quali l’artista assembla tutto l’indispensabile per svolgere una specifica funzione: cucinare per qualcuno, cantare o tenere un’orazione pubblica, manifestare, sabotare… gli zaini, lasciati a disposizione, possono essere presi in prestito e utilizzati, sta al pubblico scegliere dove e cosa fare.

E Arms, in cui, da immagini di allocuzioni di noti personaggi politici, Nasan Tur inquadra solo le braccia, evidenziando quanto di comune e quanto di particolare esista nel linguaggio della retorica.

La mostra Public Privacy si compone di una serie di opere appositamente realizzate.

Public sculptures - Milano è una serie di preziose sculture il cui nucleo generativo costituito da piccoli rottami qualsiasi rinvenuti tra i rifiuti viene ammantato di un rivestimento in oro zecchino. Così si esprime la forza rigenerativa dell’arte, capace di rendere valore a ciò che pareva aver ormai esaurito il proprio ciclo vitale. Ma poi, dei frutti dell’arte, è il mondo a riappropriarsi: Nasan Tur lascia infatti le sculture per la strada, alla mercè di chi le voglia per sé. Bastano pochi istanti perché qualcuno le noti. A quel punto il ventaglio delle reazioni possibili è ampio. E il destino delle sculture resterà per sempre avvolto nel mistero.

Human Behaviours è una diaproiezione multipla, centinaia di immagini di passanti scattate in diverse città europee, rigorosamente ordinate per categorie. Noi viviamo costantemente sotto l’occhio vigile delle telecamere, individui con il codice a barre controllati in ogni nostra attività. Siamo abituati a essere etichettati, incasellati per sempre sulla base di stereotipi superficiali. Tanto che finiamo per tenerci sotto controllo l’un l’altro definendo, accomunando e distinguendo, determinando fenomeni di inclusione ed esclusione sociale sulla base di parametri fissati aleatoriamente. Nasan Tur non fa che portare ironicamente all’estremo questa tendenza, ordinando la sua collezione sulla base di atteggiamenti per nulla eccezionali, anzi i più banalmente comuni.

Ma paradossalmente proprio nell’assoluta ordinarietà dei ritratti, dalla sua schedatura emerge la variegata diversità del nostro universo quotidiano. La stessa che emerge in Milano says: qui Nasan Tur stimola attenzione e consapevolezza rispetto ai messaggi graffiti sui muri di quei densi e magmatici coacervi di vite che sono le nostre città. Scavalcando la retorica del sentire collettivo e della spontaneità del gesto e del segno, l’artista si concentra sul contenuto verbale di quelle frasi, capaci di veicolare sinteticamente stati d’animo soggettivi, storie, memorie, bisogni e aspirazioni, la rabbia e i desideri, i più profondi e umani. Al rigore formale di Milano says si contrappone la cangiante, caleidoscopica, installazione Mirror Sculpture una sorta di lampadario che, sospeso, gira sull’asse centrale e lancia intorno bagliori. Tagliente, accattivante e sinistra nel rimandare la nostra immagine spezzata, frammentata, specchio delle ansie e delle angosce della contemporaneità, Mirror Sculpture dice noi, mutanti, molteplici, complessi, e la nostra perdita di riferimenti; noi fatti a brandelli, noi che ci rimodelliamo continuamente, noi il senso del pericolo, l’insicurezza che può diventare pressione ansiogena e paura; paura di una nuova molteplicità culturale che è ricchezza, ma che porta con sé differenze e tensioni destabilizzanti; dice una violenza nitida, esplicita, inequivocabile; e una società che di quella violenza ha fatto la propria evidenza.
Gabi Scardi

L’invito della mostra, progettato dall’artista per l’occasione, costituisce un’edizione in 1500 esemplari.

ufficio stampa:
Cecilia Collini cecilia.collini@fastwebnet.it
Silvia Macchetto silvia.macchetto@gmail.com

Inaugurazione 16 aprile 2008 ore 18.30

Galleria Riccardo Crespi
via Mellerio, 1 - Milano
Orari: dal lunedi al sabato 11.00-13.00 e dalle 15.00 -19.30
Ingresso libero

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