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Sistemi individuali
dal 11/6/2003 al 2/11/2003
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Flavia Fossa Margutti




 
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11/6/2003

Sistemi individuali

Arsenale, Venezia

''Vorrei presentare alcuni artisti che nel loro lavoro hanno costruito i loro sistemi, spesso rigorosamente definiti, ma non meno individuali e personali, che hanno sviluppato nuovi schemi e paradigmi o che utilizzano sistemi attuali in maniera unica e inconsueta.'' (Igor Zabel)


comunicato stampa

a cura di Igor Zabel


L'idea di sistemi ordinati – in ambiti come tecnologia, sapere, società e cultura – rappresenta una parte essenziale della modernità. Il concetto di sistema, tuttavia, rivela anche la natura eterogenea e contraddittoria della modernità.
La modernità è certamente connessa alle idee di un sapere razionale e ordinato, di una produzione ben pianificata ed efficiente, di una gestione efficace degli spazi e delle risorse, di una struttura sociale equilibrata e organizzata razionalmente, ecc. In questo contesto, i sistemi organizzati rappresentano un mezzo per raggiungere questi obiettivi, arrivando così, alla fine, a un mondo uniforme che offre a ognuno la possibilità di una vita accettabile e ricca di significato. Essi rendono possibile il funzionamento efficiente della società in ogni suo aspetto, dalla politica all'economia, dalla cultura alla tecnica. Visto così, il concetto di sistema riflette la parte “positiva” del mondo moderno. Questa prospettiva positiva e utopistica sulla modernità, presenta tuttavia anche un lato “negativo”. La modernità non è semplicemente un'utopia, un progetto, un'organizzazione razionale, ma è anche tensione, lotta e conflitto. Ciò diventa evidente grazie ad una serie di opposizioni imprescindibili della condizione moderna: l'individuo contro la società, il particolare contro l'universale, il locale contro il globale, la libertà contro l'ordine istituzionale. Queste opposizioni, tuttavia, testimoniano di antagonismi più profondi nella società moderna, cioè antagonismi basati sulle differenze di classe, sulle relazioni dei poteri postcoloniali, sulle differenze tra i sessi, ecc. In questo modo emerge la dimensione nichilista del progetto moderno. La modernità può essere percepita come disagio (Mladen Stilinovic, Viktor Alimpiev e Marian Zhunin). Sistema e visione utopistica tendono a distruggere la realtà esistente in nome di un futuro mondo perfetto (per esempio nel progetto comunista). Essi rappresentano l'oppressione e la minaccia per l'individuo e il suo desiderio di libertà. (nei sistemi totalitari). E diventano uno strumento efficace e spietato al servizio dello sfruttamento produttivo (nel capitalismo).

Il concetto di sistema non può essere semplicemente risolto con l'idea (utopistica) di una costruzione totalizzante, e di una società armoniosa e ordinata razionalmente. Esso riflette le contraddizioni e le tensioni che sono parte integrante della modernità. Credo che sarebbe uno sbaglio dimenticare questa tensione intrinseca, scegliendo tra una posizione “utopistica” oppure un atteggiamento “critico”. La realizzazione della natura contraddittoria della modernità, non dovrebbe indurre a dimenticare e a scartare l'idea modernista, che invita ad aspirare a un mondo più giusto e ricco di significato.

L'arte stessa è un'istituzione sociale, un sistema che è parte essenziale di sistemi sociali interconnessi, eppure, contemporaneamente, funziona come un mondo del tutto particolare e autonomo (questo dualismo è stato espresso nell'opposizione dell'arte “autonoma” e di quella “impegnata”, così importante nel dibattito sull'arte moderna). Utilizzando il paradigma di sistema, l'artista è in grado di rispecchiare le dimensioni universali e quelle essenziali della modernità, senza per questo affrontare anche analisi di tipo sociale, politico o antropologico, e senza abbandonare né il proprio linguaggio, né il proprio approccio personale. Discutendo il libro di Luhmann L'arte come sistema sociale, Art & Language ha scritto: “L'arte può essere integrata nel quotidiano in questo modo: accettando, descrivendo e ri-descrivendo il suo stesso differenziarsi come forma.”

Vorrei presentare alcuni artisti che nel loro lavoro hanno costruito i loro sistemi, spesso rigorosamente definiti, ma non meno individuali e personali (Roman Opalka, IRWIN, Andrei Monastirsky), che hanno sviluppato nuovi schemi e paradigmi (Yuri Leiderman, Nahum Tevet), o che utilizzano sistemi attuali in maniera unica e inconsueta (Pawel Althamer, Simon Starling). Alcuni di essi riflettono su particolari temi della modernità, della modernizzazione, della sistematizzazione (Florian Pumhoesl, Luisa Lambri, Pavel Mrkus), ma anche sul dissenso, sulla resistenza e sulla ricerca della libertà (Marko Peljhan), collegando dialetticamente la necessità e la libertà, l'universale e il personale (Josef Dabernig).

Il video di Viktor Alimpiev e Marian Zhunin è il racconto minuziosamente costruito degli schemi che governano le nostre relazioni personali e sociali.
Molto spesso, Pawel Althamer inserisce nelle situazioni più ordinarie e quotidiane sistemi diversi, che spesso sono quasi invisibili. A volte, questa dualità si rende evidente soltanto grazie a fratture e irregolarità. Ma una volta consapevoli delle differenze e delle contraddizioni dei due sistemi, cominciamo a percepire la realtà in maniera molto più intensa. Spesso ci rendiamo conto delle strutture che, direttamente o indirettamente, definiscono tali situazioni. La sua casa sull'albero (His House on The Tree) è, in un certo senso, una posizione distanziata che rende possibile una diversa percezione, una diversa esperienza di se stessi e del mondo circostante.
Il lavoro di Art & Language potrebbe essere descritto come un continuo distacco da soluzioni raggiunte, per poterle ripensare e per affrontare i loro aspetti non risolti. Anche i loro metodi e approcci sono costantemente soggetti alla riflessione critica e alla trasformazione in nuovi contesti. Questo è vero anche per uno dei metodi essenziali del loro lavoro, l'indicizzazione: attraverso gli indici, gli artisti costantemente analizzano, ri-sistemano e ri-connettono il loro lavoro, sviluppando un processo di auto-riflessione e di auto-interpretazione.

L'opera di Josef Dabernig a volte sembra essere una sorta di personale archeologia della modernità. Essa rappresenta l'ammirazione per l'utopia e la razionalità, ma anche un certo piacere nel rilevare le fratture, le incongruenze e gli errori in tali strutture, spesso concepite come ideali. Quel che è più importante è che egli veda la modernità come contraddistinta da opposizioni e discordanze, nonostante essa ambisca a porsi come assoluta. L'ammirazione della modernità per le forme razionali, per le strutture e per una certa ossessione da esse derivata, sono sempre accompagnate da un atteggiamento distante e ironico. Nel suo progetto, Dabernig utilizza una logica modernista precisa e razionale, per portare il ciclopico e esagerato palazzo di Ceausescu ad un livello di assurdità persino superiore. D'altra parte, il suo progetto trova un’ulteriore evidenza nell'architettura della mostra, di cui Dabernig è anche autore.
Il lavoro collettivo è un aspetto essenziale dell'IRWIN Group. Durante l'elaborazione del progetto, i membri del gruppo si sono appropriati a vicenda dei motivi che caratterizzano le loro opere individuali, per trasformarle e restituirle al processo della circolazione creativa. Negli anni, l’esercizio di tale pratica ha fatto emergere diversi temi principali. Gli artisti hanno sviluppato un tipo di analisi sistematica delle proprie opere, e hanno ordinato i loro dipinti in base a questi temi dominanti. Essi descrivono i loro lavori come “icone”. Esattamente come le icone religiose, questi dipinti funzionano come “copie” e ripetizioni di immagini originali. La differenza essenziale, ovviamente, è che l'originale non è stato dipinto, tanto per fare un esempio, da San Luca, ma è stato prodotto durante il processo stesso dell'esecuzione della copia.
Luisa Lambri lavora ossessivamente con un ristretto gruppo di motivi e con l'architettura moderna (di solito con gli interni – e addirittura con il paesaggio intravisto attraverso il velo di una finestra, come parte di un interno). Le sue fotografie indicano un approccio sistematico allo spirito stesso della modernità (con le relative dimensioni razionali e utopistiche) e a come esso si materializza nell'architettura. Questi edifici, con le loro forme pure e i loro razionali principi costruttivi incarnano, per così dire, gli ideali modernisti di un'oggettività sistematica. Nelle immagini di Luisa Lambri, c'è sempre una tensione tra costruzione e esperienza.
Le opere di Yuri Leiderman sono tanto ermetiche quanto altamente personali. Esse sono basate su un pensiero molto complesso e preciso che rimane, in ogni modo, completamente privato. Lo spettatore è così forzato ad esplorare i principi alla base di ogni opera, e a cercare i significati nei sistemi profondamente intimi di Leiderman.

Andrei Monastirsky è una figura chiave del Collective Actions Group. Il gruppo non si esibisce soltanto in rappresentazioni (seguendo precisi piani concettuali); parte non meno importante della sua opera è costituita da discussioni, interpretazioni e re-interpretazioni. Sembra che i membri del Collective Actions Group tentino costantemente di cogliere ed elaborare la struttura e le implicazioni delle loro azioni. Il lavoro di Monastirsky è una re-interpretazione delle passate performance del gruppo. Egli ha ordinato la documentazione degli spettacoli del gruppo, secondo il tempo intercorso tra una performance e l'altra. Nella sua interpretazione, non soltanto gli spettacoli ma anche il tempo e gli eventi tra di essi, fanno parte dell'opera.
Nel video di Pavel Mrkus, lo spettatore è messo a confronto con parallelismi inaspettati. Accostate ai suoni di un tempio buddista, le azioni di un robot in una fabbrica di macchine improvvisamente assumono un carattere estetico e meditativo. Eppure sappiamo che il vero compito del robot è quello di produrre in modo più efficiente. Come le immagini nel film stesso, atteggiamenti differenti vengono proiettatati l'uno sull'altro, creando un'immagine formata da sovrapposizioni, fusioni e contrasti.
Dal 1965 il progetto di Roman Opalka consiste nel contare da zero all'infinito. Un progetto che da allora ha occupato tutta la sua vita. Tutto nel suo lavoro è pensato esattamente per liberare l'artista dal dover prendere decisioni che riguardano i dettagli meno importanti, e per permettergli di concentrarsi sull'essenziale, che potrebbe essere descritto come la raffigurazione del tempo. Il tempo, che unisce l'identità e la differenza, la prossimità e la distanza, costituisce una dimensione essenziale dell'essere.
A causa del suo attivismo e del suo deliberato uso di strategie teatrali, i lavori di Marko Peljhan’s potrebbero forse essere definiti come “teatro della resistenza”. Servendosi di nuove tecnologie in maniera contemporaneamente poetica e innovativa, l'artista affronta quasi sempre ciò che è (socialmente) invisibile e trascurato. Uno degli obiettivi più importanti per Peljhan, è quello di rendere il pubblico consapevole delle possibilità offerte dalla tecnologia utilizzata dal potere dominante come mezzo di repressione e di controllo, e di proporre modelli attuali ed evoluti di strategie di comportamento e di resistenza.
Florian Pumhoesl analizza la modernità come sistema di concetti e forme, ma anche come sistema di relazioni sociali, produttive e di potere. Egli è interessato in particolari aspetti concettuali e di design, ma anche a progetti sociali ed economici. Alla ricerca di correlazioni, contraddizioni e confronti, Pumhoesl costruisce un complesso discorso a più livelli sui diversi approcci modernisti.

Simon J. Starling si occupa dei temi della modernità, e dello spirito moderno, nel momento in cui si manifestano nelle loro forme sociali e culturali. Possiede un senso forte dei potenziali metaforici di tali forme, e le utilizza in maniera tale da rendere visibile il loro messaggio latente. A prima vista il suo progetto Flaga sembra essere un'avventura eccentrica, ma presto diventa chiaro che in effetti si tratta della storia delle relazioni sociali ed economiche in Europa, nel momento in cui si manifestano in un oggetto, in particolare: una Fiat 126.
L'opera di Mladen Stilinovic è, in larga parte, limitata ad una particolare gamma di temi e motivi. Attraverso il cibo, il linguaggio, il denaro, gli oggetti quotidiani, ecc. si scoprono i temi del potere, dell'ideologia, del lavoro e della morte. L'altra faccia delle sue opere è l’insieme di pezzi che Stilinovic descrive come “qualcosa che potrebbe essere chiamato grado zero – di sordità, cecità, silenzio, morte e dolore”. Il dizionario è spesso utilizzato come metafora del mondo; l'artista riduce la varietà del mondo, espressa dalla ricchezza del linguaggio, a un minimo comune denominatore: il dolore.
Nahum Tevet costruisce complicate strutture nello spazio basate su elementi molto semplici e razionali. Si tratta di una sorta di architettura ossessiva, che nasce da forme e relazioni elementari per svilupparsi in complicati e densi allestimenti spaziali.

Viktor Alimpiev & Marian Zhunin Russia
Viktor Alimpiev (1973). Vive e lavora a Mosca.
Marian Zhunin (1968, Mosca). Vive e lavora a Mosca.

Pawel Althamer Polonia
1967, Varsavia. Vive e lavora a Varsavia.

Art & Language Gran Bretagna
Fondato nel 1968 come collettivo di artisti. Dal 1976, i suoi membri sono Michael Baldwin e Mel Ramsden. Charles Harrison contribuisce con i testi.

Josef Dabernig Austria
1956, Kötshach-Mauthen. Vive e lavora a Vienna.

IRWIN Slovenia
Gruppo fondato nel 1983 con sede a Lubiana.
I suoi membri sono:
Dusan Mandic (1954, Lubiana).
Miran Mohar (1958, Novo mesto).
Andrej Savski (1961, Lubiana).
Roman Uranjek (1961, Trbovlje).
Borut Vogelnik (1959, Kranj).

Luisa Lambri Italia
1969, Como. Vive e lavora a Milano e Berlino.

Yuri Leiderman Russia
1961, Odessa. Vive e lavora a Mosca.

Andrei Monastirsky Russia
1947, Petsamo, vicino Murmansk). Vive e lavora a Mosca.

Pavel Mrkus Repubblica Ceca
1970, Melnik (Repubblica Ceca). Vive e lavora a Toyama (Giappone).

Roman Opalka Polonia/Francia
1931, Hocquincourt (Francia). La famiglia si spostò
in Polonia nel 1935. Nel 1977 lui è ritornato in Francia.
Vive e lavora a Bazerac (Francia).

Marko Peljhan Slovenia
1969, Sempeter pri Gorici (Slovenia). Vive e lavora a Lubiana.

Florian Pumhösl Austria
1971, Vienna. Vive e lavora a Vienna.

Simon Starling Gran Bretagna
1967, Epsom (England). Vive e lavora a Glasgow.

Mladen Stilinovic Croazia
1947, Belgrado. Vive e lavora a Zagabria.

Nahum Tevet Israele
1946, Kibbutz Mesilot. Vive e lavora a Tel Aviv.

nell'immagine: Simon Starling,Flaga (1972-2000)

Arsenale, Venezia

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