Stagione di Caccia 1999
Orchestra Stolpnik®

Discussioni e links intorno alla molteplicittà
Bartolomeo Pietromarchi

Senza titolo
Lorenzo Scotto di Luzio

Da Cartonia a piazza Kurdistan
Stalker

INTERVENTI
Daniele Puppi

Situazionismi



Il successo stesso del surrealismo sta nel fatto che l'ideologia di
questa società, nel suo aspetto più moderno, ha rinunciato ad una rigida
gerarchia di valori fittizi, ma si serve a sua volta apertamente
dell'irrazionale e allo stesso tempo delle sopravvivenze surrealiste.
(Rapporto sulla costruzione delle situazioni. Giugno 1957)

Così apre l'Internazionale situazionista, con una critica serrata al
surrealismo, " nel quadro di un mondo che non è stato essenzialmente
trasformato, il surrealismo ha avuto successo."
Oggi il successo riguarda proprio il situazionismo, evocato sempre più
spesso dall'avanguardia radicale sia nell'arte che nell'architettura,
vive un momento di rinnovata attenzione. Oggi forse si potrebbe
applicare a questo successo dei situazionisti le stesse critiche che
essi mossero ai surrealisti: il mondo moderno ha recuperato il
vantaggio formale che il surrealismo aveva su di esso. Le manifestazioni
di novità nelle discipline che progrediscono effettivamente assumono una
apparenza surrealista (...). Ma la realtà che presiede a questa
evoluzione è che, non essendo stata fatta alcuna rivoluzione, tutto ciò
che per il surrealismo ha costituito un margine di libertà si è trovato
riverniciato e utilizzato dal mondo repressivo che i surrealisti hanno
combattuto."
Con ciò intendo dire che la pratica della deriva e la costruzione di
situazioni, possono essere oggi altrettanto strumentalizzate
dall'ideologia di questa società, di quanto lo fossero alla fine degli
anni Cinquanta le pratiche surrealiste quali la scrittura automatica e
i giochi collettivi basati su di essa.
L'attuale mondo della comunicazione, sintesi dei linguaggi della
informazione, della propaganda e dell'arte, è uscito dalla gabbia
televisiva che lo limitava a due dimensioni, per invadere lo spazio, il
tempo e i comportamenti collettivi, attraverso dei dispositivi che,
snaturati, sono proprio quelli proposti dai situazionisti e che oggi
vengono accolti e promossi tra quanti praticano le strade della ricerca
radicale. Non che la pratica di modalità situazioniste non sia oggi
attuale e necessaria, il pericolo è nell'estetizzazione e nella scarsa
incisività sociale di tali pratiche e nell'uso, mistificante, ma ben più
pervasivo e totalizzante che ne fa la società dello spettacolo. Come
dissero gli stessi situazionisti è la stessa impotenza della creazione
culturale, (che) mantiene l'attualità del surrealismo e ne favorisce
molteplici ripetizioni degradate.
Il solco tracciato tra i sitazionisti e la società dello spettacolo è
oggi sempre più labile e incerto, proprio in ragione dello svilupparsi
delle pratiche spettacolari realizzatesi anche attraverso lo
sfruttamento, evirato e sterilizzato, delle pratiche situazioniste. Il
che vuol dire che in qualche modo la società dello spettacolo ha accolto
le modalità situazioniste nel proprio linguaggio, utilizzandole
strumentalmente a prescindere dai valori rivoluzionari di cui il
situazionismo è stato ed è ancora portatore.
D'altronde fu proprio lo stesso Guy Debord a metterci in guardia dalla
pervasività della società dello spettacolo, sempre in grado di
trasformare qualsiasi novità rivoluzionaria in linguaggio
strumentalizzabile, dove anche la distruzione estrema del linguaggio può
trovarsi pienamente riconosciuta come un valore positivo ufficiale. Tale
critica, lucida e sicuramente profetica, vede nel ruolo passivo del
pubblico, degli spettatori, il limite insormontabile della società dello
spettacolo. E' così che i situazionisti professano la costuzione di
situazioni come carta vincente, arma efficace per contrastare la società
spettacolare. E' in ciò che intravedo un carattere utopico, un sogno,
per dirla con Debord, che rischia di farci addormentare.
Infatti se negli anni Cinquanta il termine spettacolare era sufficiente
a definire la pervasività del capitalismo nella vita reale, se infatti
si andavano costituendo masse dormienti che passivamente subivano lo
spettacolo il cui più grande artefice era di fatto la televisione, oggi
dobbiamo fare i conti con una società dello spettacolo che sopravvive al
disgregarsi delle masse e che si rivolge al singolo spettatore, che essa
stessa scuote e che tende a far agire in un campo pressochè infinito di
possibili situazioni tutte controllabili spettacolarmente, infinite
pseudolibertà che oggi danno allo spettatore la sensazione di scegliere,
di contribuire a costruire lui stesso le situazioni spettacolari che
sono state per lui confezionate. Quella di oggi è una società dello
spettacolo e delle pseudosituazioni, dove sta sparendo il ruolo passivo
dello spettatore, che viene coinvolto attivamente in uno pseudogioco
collettivo. Queste considerazioni più che una critica ai situazionisti
costituiscono il tentativo di procedere verso una ridefinizione di una
pratica, in sè di assoluto valore nel campo della ricerca sperimentale,
che deve essere però attualizzata davanti alle sempre più efficaci e
penetranti forme dello spettacolarizzazione del capitale.
Ciò che deve legare l'attuale ricerca sperimentale al situazionismo, non
sono soltanto le pratiche della azione situazionista, come la
costruzione di situazioni, la deriva e la psicogeografia, ma la
coscienza che, e questa intuizione di Debord non è da mettere in
discussione, lo spettacolo è la conservazione dell'incoscienza nel
cambiamento pratico delle condizioni di esistenza, anche se questa è
oggi ottenuta attraverso la realizzazione di pseudosituazioni
pseudoludiche che coinvolgono attivamente lo spettatore divenuto attore
e Pseudoviveur.
Credo infatti che oggi la attività di ricerca radicale non possa
realizzarsi senza la coscienza di nascere già all'interno dei territori
dello spettacolo o in territori limitrofi e comunque
spettacolarizzabili. Questa presa di coscienza è utile per non creare
illusioni e per riconoscere le mistificazioni. Ciò che noi possiamo fare
oggi è cavalcare l'elasticità del linguaggio spettacolare per realizzare
ambienti e e situazioni sperimentali, dapprima effimeri e informali,
dove possano trovare luogo comportamenti veramente ludici e solidali,
ambienti la cui realizzazione costituisca un processo di presa di
coscienza sulla reale trasformabilità delle condizioni di esistenza.
Navigare nelle pieghe della realtà spettacolare consapevoli della
mutevolezza dei venti e che solo la coscienza con cui si tiene il timone
può far approdare su nuovi lidi. In questa navigazione è importante
riconoscere le rotte di chi ci naviga affianco piuttosto che il profilo
estetico dei loro scafi o l'immancabile bandiera dei pirati. Ciò che è
da verificare è la reale incidenza delle pratiche sperimentali sulla
realtà, piuttosto che l'aderenza ad un linguaggio sperimentale che non
può e non deve essere codificato.


di Lorenzo Romito