Artista tutor Katarzyna Kozyra
Guest Curator Lorenzo Bruni
L'impostazione di lavoro pensata da Katarzyna Kozyra per questo progetto è stata preceduta da una sua precisazione sulla sua idea di casa ai giovani artisti. Lei personalmente non ha un concetto o un'idea di casa, ed in effetti non ha una casa vera e propria. L'artista, vivendo sempre in luoghi diversi e viaggiando molto, non ha sviluppato una particolare sensibilità per un suo luogo di origine mitico a cui tornare o a cui riferirsi. Il suo viaggiare, infatti, non era legato ad una necessità, lei non è una sradicata del suo paese. Quindi ogni luogo in cui si reca è casa sua, visto che non si lascia niente indietro o a cui ritornare. I luoghi possono essere diversi, ci può essere una certa differenza da citta a città, ma fondamentalmente lei è sempre la stessa. L'unico fatto è che le altre persone, il contesto, non conoscendo la sua storia ignoreranno sempre le sue intenzioni e il suo stare, e per loro risulterà solo un corpo opaco ed estraneo. L'idea di appartenza, di essere a casa, in effetti è legata all'accettare ed usare codificazioni culturali e sociali ben precise per rapportarsi con il mondo, oltre alla pratica ripetuta delle azioni e dei luoghi nel tempo in modo che si intrecceranno con la quotidianità di altri creando una rete di attestatari della propria esistenza.
In assenza di questo, in assenza del contenitore metaforico e fisico che dichiara la persona, l'unica cosa che rimane è il raccontarsi. La narrazione di sé, il narrare la propria presenza alle cose e agli altri in relazione ad essi è un elemento basilare della causa dei suoi interventi ed azioni artistiche. La Kozyra ha chiesto ai giovani artisti di compiere una narrazione video attraverso l'unione di tante immagini della propria presenza in luoghi diversi. L'idea di partenza era quella di avere una passeggiata magica in cui il soggetto si trova a passare all'improvviso da un luogo ad un altro, senza spazi o tempi intermedi. Dal centro di un campo sportivo vuoto, ad un supermercato, al centro di una foresta, ad una stanza vuota. L'idea di desiderare di essere in luoghi altri rispetto al proprio, il tema dell'estraneità (estraneità reciproca tra il luogo e il soggetto che si incontrano o si scoprono per la prima volta), del dichiarare la propria identità o presenza adesso possono essere visualizzati e raccontati e soprattutto diffusi come un'esperienza reale attraverso l'uso tecnico delle immagini (divagazioni concesse solo al singolo per se stesso attraverso il ricorso alla memoria o al sogno). Le attuali possibilità di riproduzione, di montaggio e di diffusione delle immagini video permettono con grande semplicità una totale manipolazione del tempo e dello spazio della narrazione senza per questo perdere il valore di documento e di realtà. Katarzyna Kozyra non era interessata alle capacità degli artisti di usare i mezzi tecnici. Infatti, proprio lei non lavora sul video, ma lo usa per poter condividere con altri il suo stato d'animo nel compiere delle azioni ben precise all'interno delle regole della società. La sua richiesta ha fornito ai giovani artisti delle regole elementari che loro dovevano riuscire a scalzare o a forzare per poter comunque manifestare le loro idee, il loro essere, la loro presenza andando oltre al loro solito modo di lavorare e sperimentando un modo diverso rispetto magari alla
performance, foto, installazioni, pittura. Inoltre questa proposta tecnica chiamava in causa una riflessione sul corpo e sull'identità e sull'alzare il livello di attenzione delle persone, alterando o interrompendo il senso comune con cui siamo abituati a percepirle. La sensazione di surreale, all'interno di una narrazione, deriva proprio dalla mancanza di senso e di nesso evidente tra una persona e quel luogo: cosa ci faccio qui? Cosa ci fa quella persona? L'azione o comunque il movente rendono accettabile la presenza di quella persona in quel luogo (spazio-tempo). Con la casa questo non conta perché appunto viene percepita e accettata come rifugio in cui il soggetto può stare e basta. Nei luoghi della condivisione però questo non è accettato. I giovani artisti, ognuno a modo suo, hanno dovuto per prima cosa trovare un motivo o interrogarsi sul senso del loro stare in quei luoghi diversi e comporre una narrazione senza senso ma che facesse emergere la persona, la presenza fisica prima di tutto.
I giorni del
workshop così sono stati contraddistinti da una ricerca delle
location attorno al paese di Monsummano da usare come contesti in cui inserire di volta in volta la propria presenza da parte degli artisti. Era un atto collettivo di scoperta del luogo ed allo stesso tempo di interrogazione su come affrontare tali luoghi, come rapportarsi con essi. Stefania Filizola , che solitamente realizza
performance o interventi nel reale, ha presentato una lunga e interminabile corsa di se stessa di bianco vestita che attraversa o penetra vari luoghi come un campo di girasoli, ecc.: il
loop ci presenta tale azione come se fosse un unico grande respiro ciclico che torna sempre su se stesso. Gaia Bartolini ha lavorato sul silenzio e sull'attesa. Tra la telecamera e gli elementi del luogo come una casa abbandonata, un parcheggio di notte, ecc. si frapponeva l'artista stessa di spalle, in totale stasi. La sua durata e la sua resistenza di sguardo sulle cose non diminuiva di grado ma erano i luoghi stessi, le cose a mutare. Andras Calamandrei, che solitamente usa il mezzo fotografico, in questo caso sentiva la necessità di occupare e dormire nel luogo stesso del
workshop come per sottolineare che quello era il suo spazio in quei giorni. Tale necessità poi si è risolta nell'immagine di case di vari soggetti proiettati su un televisore al di là di una parete ottenuta con mobili di tutti i partecipanti. Daniele Bacci, che solitamete realizza quadri e
performance in questo caso che ha messo a confronto un disegno di Niemeyer della città utopica di Brasilia con il video di una sua ricognizione in auto del paese di Monsummano sottolineando il tempo in presa diretta ed il caso dell'azione attraverso il suono della autoradio, gli
stop, i passanti, ecc. Cristiano Coppi, con il suo video proiettato tra due candelabri da chiesa, si è concentrato su quei luoghi importanti per l'aggregazione delle persone come la chiesa e lo stadio, come movente del suo passare da un luogo all'altro il simbolo del saluto della religione cristiana del segno della croce. Il gruppo Svarnet ha lavorato sull'epidermide. Il video di Rachel Morellet, animato da una delicata ironia, rappresentava il percorso dell'artista da uno spazio all'altro, tra cui un grande magazzino e camera sua, dove ad ogni passaggio successivo il suo corpo si deformava poiché continuava ad aggiungere strati e strati di vestiti fino ad indossare tutti quelli in suo possesso Andrea Betti ha svolto nei giorni del
workshop una vera e propria metamorfosi. Giorno dopo giorno si è mutato in un soldato americano con tuta mimetica. Nel bagno era presente il video di tale metamorfosi e il suo arrancare per il bosco o offrire cioccolata ai vecchietti del paese come per festeggiare la loro stessa liberazione... da cosa? Il gruppo Anonimous ha lavorato sull'insondabile, sul non dicibile, sul lato oscuro delle persone.
Nata a Varsavia nel 1963, vive e lavora tra Berlino e Varsavia; Katarzyna Kozyra punta l'attenzione sugli aspetti più importanti della vita umana: l'identità, la privacy, la trasgressione, le differenze tra i sessi, la malattia, la vecchiaia, la morte. Agisce facendo deflagrare i tabù sociali e culturali, minando le certezze dei valori costituiti e chiamando a interagire, davanti alle sue opere, gli spettatori. Irrompe sulla scena quando come diploma per l'Accademia di belle arti presenta Pyramid of Animals, un cavallo, un cane, un gatto e un gallo impagliati.
È il 1993 e gli animali dell'installazione li ha selezionati e fatti uccidere lei stessa, con tanto di video-documentario dell'agonia. Fra i suoi lavori più celebri, i filmati dei bagni turchi di Budapest (con Women's Bathhouse Kozyra ha rappresentato la Polonia alla Biennale di Venezia del 1999) dove l'artista ha ripreso di nascosto i corpi e i comportamenti degli ignari attori. L'ultimo progetto è in corso a Berlino: l'artista impersona una cantante lirica nel mondo delle drag-queen.
Ha esposto nei maggiori centri dell'arte mondiale, dal Reina Sofia di Madrid al MoMA di New York, dalla Fondazione Ludwig di Vienna alla Biennale di San Paolo.
Partecipanti al Workshop:
Andrea Betti
Nato a Pistoia nel 1971.
Biografia
Inside Between & Underneath, fotografia digitale, 2005
Daniele Bacci
Nato a Lucca nel 1975.
Biografia
Senza titolo 028, acrilico su tela, 2004
Anonymous Art Studio
Elena Bertoni nata a Pisa 1977. Simone Romano nato a Livorno 1978.
Biografia
FF. SS., 2005
Gaia Bartolini
Nata a Firenze nel 1979
Biografia
'Wonder' Woman, video 2'30'', 2005
Cristiano Coppi
Nato a Pistoia nel 1982.
Biografia
Football match, video animazione, 2005
Stefania Filizola
Nata a Lucca nel 1978.
Biografia
Corner, stampa lambda, 2005
Liaci Jonela
Nata a Tirana nel 1982.
Biografia
Nastro, 2005
Roberta Mazzoni
Nata a Firenze nel 1975.
Biografia
Pavimenti, fotografie digitali, 2005
Rachel Morellet
Nata nel 1975 nel sud della Francia, vive e lavora a Fuccecchio/Fi.
Biografia
Ricamo al filo rosso su tela, realizzato durante 24 giorni di invidia del pene
Cristina Papi
Biografia
Satin, 2004
Andras Calamandrei
Nato a Zofingen nel 1975.
Biografia
Hermes, 2005