Artista tutor Gea Casolaro
Guest Curator Matteo Chini
Ci siamo trovati una mattina di fine settembre nello splendido Palazzo mediceo, io e i ragazzi del
workshop. Ci vedevamo per la prima volta, ancora senza sospettare che il nostro breve incontro avrebbe significato anche scoprire una nuova parte di noi stessi.
Il nostro obiettivo era realizzare alcuni lavori e una mostra in soli quattro giorni.
I partecipanti al
workshop erano, per la maggior parte, abituati a quello che io considero un uso tradizionale della fotografia, che tende alla rappresentazione di un modo conformista - perché conforme a un modello preconfezionato - di vedere: una casa è un edificio, una bottiglia è un contenitore. Personalmente non è quello che mi interessa, mi interessa di più che l'immagine di un edificio o di un contenitore schiuda, a chi guarda, tutti i possibili modi di vedere una casa o una bottiglia, fino ad arrivare al concetto stesso di abitare o di bere. Oppure di interno ed esterno, per passare magari alla sensazione di sete o al problema dell'alcolismo e della solitudine e via così all'infinito. Mi attrae, della fotografia, che possa arrivare ad esprimere varie visioni del mondo e che un suo particolare utilizzo dimostri che non esiste un modo univoco di guardare e quindi di vivere la medesima realtà, ma tanti modi differenti, quante sono le personalità che tale realtà abitano.
Nonostante la diversità d'approccio con il mezzo fotografico, tutti i presenti hanno dimostrato disponibilità verso un differente modo di usare la fotografia, anche se all'inizio, alcuni, con un po' di scetticismo. Per questo era importante per me che riuscissimo a realizzare una vera e propria mostra, con immagini appese o proiettate, perché ciò che può apparire come un discorso teorico ed eccessivamente concettuale, mostrasse invece con semplicità la sua possibile traduzione pratica e concreta: che di fatto fosse una
porta sullo sguardo altrui.
Il nostro
incipit è stato un brevissimo racconto di Ludwig Hohl,
Schizzo di uno schizzo del mondo, la storia di un uomo che ''doveva creare l'opera della sua vita - un'opera concreta, come una casa''. Quest'uomo si trovava dunque nella nostra stessa situazione, anche se per noi era soltanto l'opera di qualche giorno. Nel racconto, l'uomo passa la sua intera vita a costruire una struttura sempre più imponente, mentre avrebbe dovuto fare il contrario: decostruirla, fino ad arrivare all'essenza, al pensiero, alla parola che esprime il concetto di
casa.
Questo è il suggerimento che è stato seguito: destrutturare. Smantellare i propri preconcetti, la propria visione abituale, i propri limiti, per arrivare a un'immagine, a delle immagini che mostrassero la casa come espressione di sé.
Perché questo è la casa: rifugio necessario e universale, protezione, espressione di sogni, desideri e bisogni.
È stato molto interessante vedere come queste
case si sono andate via via edificando. Perché non è assolutamente necessario fotografare la propria casa per parlare di sé: si può ottenere questo risultato attraverso altre case, o attraverso degli oggetti raccontati o dei mobili trovati, si può seguire lo sguardo di altri o dei propri ricordi sulle strade che portano a casa: insomma si può ritrovare se stessi e il proprio modo di vedere comparando il luogo in cui ci si trova, la sua struttura, la sua materia con il proprio mondo, i propri luoghi, il proprio vedere.
E questo, di fatto, è un meccanismo inevitabile, che scatta automaticamente ogni volta che si scopre qualcosa di nuovo: come se per conoscere qualcosa sia sempre necessario prima
ri-conoscerlo dentro di sé. Ci sono momenti, a Buenos Aires, in cui ad esempio può sembrare d'essere a Parigi o a Napoli per le affinità architettoniche o sociali con queste due città. O, in Cina, si può scambiare un quartiere di Shanghai con uno di Berlino, magari per un certo colore di mattoni.
Il punto non è che il mondo ha meno localismi, ma che è impossibile uscire da sé e che lo sguardo ''puro'' non esiste, perché in questo caso sarebbe vuoto. Ma proprio perché ogni sguardo è così pieno allora è importante capire che seguendo gli sguardi degli altri, fatti di concetti e di memorie come il nostro, si può arrivare ad una visione del mondo molteplice, sempre più ricca di sfaccettature.
Così, dopo aver osservato e fotografato le case di Seravezza con sguardi liberamente soggettivi, non sono uscite cartoline ma ritratti, tra i molti possibili, di una cittadina, dei suoi abitanti e dei partecipanti al
workshop. E sono convinta che chi c'era, in qualche modo, sia tornato a casa con un ritratto di sé, di Seravezza e del mondo più ampio e inaspettato.
Le immagini esposte oggi nel cortile del palazzo mediceo sono il risultato di un laboratorio che si è svolto dal 29 settembre al 2 ottobre nel comune di Seravezza. Nel corso di questo breve - ma intenso - periodo Gea Casolaro (Roma, 1965) ha incontrato 13 giovani artisti toscani e ha sviluppato con loro un lavoro plurale e collettivo sulla rappresentazione del concetto di casa. Durante la prima riunione gli artisti partecipanti sono stati invitati a portare una fotografia della propria abitazione. Da questa semplice immagine sono poi
partiti per muoversi e confrontarsi con la realtà quotidiana e la vita sociale di un territorio a loro per lo più sconosciuto. I sopralluoghi, gli incontri, le numerose riunioni, i continui scambi di idee tra l'artista e i partecipanti, le lunghe passeggiate per le strade nello splendido panorama della vallata e le visite all'interno delle abitazioni dei cittadini generosi e ospitali di Seravezza hanno dato impulso a molte idee e a molti progetti. Grazie a tutto ciò i lavori esposti scoprono e riflettono - con differenti modalità e linguaggi generalmente legati all'uso della fotografia - alcuni degli infiniti significati legati al concetto di casa. L'allestimento finale si è così rivelato come un grande puzzle di individualità, l'immagine frammentata e ricomposta di un'idea e in un'esperienza umana di fondamentale importanza.
''Lavoro per la strada, in giro per il mondo, per cui il mio rapporto con lo spazio e con l'attualità, cambia con il luogo, che sia Buenos Aires, Praga, Berlino o Bolzano: cerco sempre, per quanto possibile, di approfondire la relazione con la città e la sua realtà».''
Parla così del suo lavoro Gea Casolaro, fotografa e videoartista nata a Roma nel 1965 (ma ha origini tedesche), città dove torna sempre dopo ogni viaggio. Le sue immagini interrogano la contemporaneità, i paesaggi urbani, la gente e i suoi desideri. I suoi sono quelli che lei stessa chiama human landscapes. Tra i suoi progetti più importanti, Maybe in Sarajevo (1998), una documentazione di una città incrocio di culture e religioni differenti, devastata da anni di guerra, e il video Volver atras para ir adelante (2003) girato a Buenos Aires durante la crisi economica, con riprese della vita di strada di quei giorni, tra proteste, manifestazioni e passanti che si affrettavano a rientrare a casa in un quotidiano apparentemente normale mentre sullo schermo venivano riportati i dati della persecuzione dei desaparecidos. Il video è stato presentato al teatro India di Roma e al Festival international de cinéma Vision du reel, Nyon, Svizzera.
Partecipanti al Workshop:
Katia Alicante
Nata a Livorno nel 1977.
Biografia
Fiocchi zona D, stampe fotografiche, 2005
Leonora Bisagno
Nata a Zurigo nel 1977.
Biografia
Y no me fue contredicho, video, 2005
Cristina Caneperi
Nata a Pistoia nel 1973.
Biografia
Io e... , stampa ai sali d'argento da negativo, 2005
Chiara Cochi
Nata ad Orvieto nel 1979.
Biografia
A Wish!, fotomontaggio, 2004
Filippo del Vita
Biografia
Diplodoco
Rocco Antonio Iannella
Nato a Taranto nel 1971, residente a Monsummano Terme (PT).
Biografia
Architetture III, Foto a colori digitale, 2005
Federico Mannella
Biografia
Intervalles Urbans, 10 stampe lambda su forex, 2005
Alessandro Mocciaro
Nato a Prato nel 1977.
Biografia
a cosa pensi? 07, stampa colore montata su forex, 2004
Silvia Noferi
Nata a Firenze nel 1977.
Biografia
senza titolo, autoritratto, stampa lambda, 2004
Valentina Pacini
Nasce a Firenze nel 1975 dove vive studia e lavora.
Biografia
Cesso
Elisabetta Senesi
Nata a Tolentino nel 1977.
Biografia
Campi di Frattura, 2004
Fabio Barile
Nato a Barletta nel 1980.
Biografia
Zerometraggi, 2005