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Corral "The only way to drive cattle fast is slowly." Our intervention, that occupies the foyer and reception space, is composed of two new independent and freestanding partitions made to resemble the original glass and timber division in their materials and configuration. They occupy the remaining empty space at either side of the partition, complicating the available space and the relationship between interior and exterior. Their respective shapes are a simplified 'U' and 'S', forcing the physical negotiation of the foyer in an educated queue and the simultaneous occupation of both public and private territories. At the same time the structures, by their very similarity to the original, are to some degree invisible, and carry the formal qualities of the type of corporate furniture that doesn't demand our conscious attention but disciplines our behaviour within a space of which we are not part. The title alludes to the American Western Frontier, a dynamic boundary delineating ownership and occupation of territory and the prototype of the dream of a free and plentiful land. It specifically deals with the herding and trading of cattle as well as the defence of a travelling wagon train, where the new found land was under constant and often conflictual negotiation. The work also has a strong relationship to the African port of Assab (a former Italian colony that gives the name both to the address of the building and the title of the exhibition), a major middle Eastern port that retains a reputation as an important (and often contested) node of exchange on the coast of the Red Sea on the strait of Yemen. Corral "L'unica maniera per guidare il bestiame velocemente é di procedere lentamente." Il nostro intervento, che occupa lo spazio del'ingresso e della guardiola di portineria, é costituito dalla costruzione di due nuove partizioni indipendenti ed autoportanti che imitano, sia nei suoi materiali costituenti che nella sua configurazione formale, la partizione esistente. Le due strutture occupano lo spazio vuoto ai due lati di quest'ultima, complicando sia lo spazio disponibile che la relazione fra interno ed esterno. La loro forma é rispettivamente una 'U' ed una 'S' semplificate ( us = noi, o anche l'acronimo per United States), ed obbligano ad una negoziazione dello spazio del foyer fortemente fisica favorendo la formazione di una fila disciplinata durante l'occupazione di un territorio simultaneamente pubblico e privato. Allo stesso tempo le strutture, grazie alla loro somiglianza con l'originale sono in parte invisibili, e mantengono le qualitá formali caratteristiche dell'arredamento corporativo che, pur non richiedendo la nostra attenzione cosciente, disciplina il nostro comportamento all'interno di uno spazio che non ci appartiene. Il titolo allude alla frontiera del west americano, un confine dinamico delineante l'occupazione e la proprietá del territorio ed il prototipo per il sogno di una terra libera e piena di opportunitá. Specificamente fa riferimento al riunire e commerciare il bestiame ed ai cerchi di carri usati come difesa dai pionieri durante un periodo in cui il Nuovo Mondo era sottoposto ad unanegoziazione costante e conflittuale. L'altra forte relazione ce l'ha con il porto Africano di Assab ( un tempo colonia Italiana che fornisce il nome sia all'indirizzo dell'edificio che al titlo della mostra), uno fra i maggiori porti del Medio Oriente, che tutt'ora mantiene la reputazione di essere un importante (ed anch'esso spesso conteso) nodo di scambio nello stretto dello Yemen, sulla costa del Mar Rosso. |
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