La Generazione delle Immagini


5 - 1998/99 - Landscape in Motion


Derrick de Kerckhove



Derrick De Kerckhove è direttore del programma McLuhan di cultura e tecnologia all'Università di Toronto. Tra i libri usciti in Italia, che delineno questo nuovo paesaggio tecnologico, ricordiamo La civilizzazione videocristiana e La Pelle della cultura.
Un'indagine sulla nuova realtà elettronica.

Quattro paesaggi in movimento
Vorrei presentarvi quattro documenti sul tema dei paesaggi in movimento. Nel materiale che vi mostrerò c'è un discreto numero di riprese in movimento, anche se realizzate in forme diverse. Si tratta di quattro paesaggi in movimento fondati sulla realtà virtuale, un universo a cui oggi il paesaggio si relaziona sempre più spesso. Vorrei poi analizzare la nostra relazione - in quanto artisti e in quanto persone che cercano di capire quello che sta accadendo oggi - con questo tipo di paesaggio: stiamo infatti attraversando un periodo di cambiamenti rapidissimi di cui però ancora non comprendiamo pienamente le conseguenze. Affronterò quattro argomenti specifici: in primo luogo parlerò dello spazio, cioè di come sta cambiando la nostra relazione con esso. Il concetto di paesaggio non è infatti indifferente alla nascita della nozione di 'spazio' di tipo occidentale, che ancora oggi sembra l'unica possibile, mentre, a mio parere, non è così. La seconda questione che vorrei analizzare con voi è quella del tempo, cioè di come il concetto e il sentimento del tempo stiano cambiando con l'avvento della rete; parleremo anche di come cambia la nostra relazione col passato all'interno dello spazio virtuale e, infine, dell'inserimento del passato nel tempo presente: vi mostrerò qualcosa che esemplifica bene questo concetto. Il terzo video che voglio mostrarvi è una bellissima opera di un artista canadese, Char Davies. Il lavoro si chiama Osmosis e consiste in un mondo virtuale strutturato su una decina di livelli ognuno dei quali è concepito come un universo a sé, nel quale è possibile scegliere un percorso che viene seguito non con le mani o coi piedi ma attraverso il respiro, che ci guida negli spostamenti. A me sembra un'idea splendida, perché la metafora del respiro è fondamentale per comprendere il cambiamento sensoriale che sta avvenendo nella nostra vita e nel nostro tempo. Poi vorrei mostravi un'opera di un mio amico francese, Maurice Benayound, premiata all'Ars Electronica a Linz. Il lavoro si intitola Le Tunnel sous l'Atlantique, ed è un lavoro del 1996 che verte sulla possibilità di una forma di relazione con 'l'altro'.. Dunque i quattro argomenti sono: lo spazio, il tempo, sé stessi e la relazione con l'altro.

Prima di tutto vorrei fare un paio di osservazioni sui formati e illustrarvi i lavori, per poi aprire una discussione con voi su alcuni temi che vale la pena di approfondire. Si tratta di quattro opere molto diverse tra loro, che perciò stimoleranno riflessioni differenti.

Si sta verificando l'emergere di forme definite come il web, la realtà virtuale, il multimedia, che appartengono a un ambito numerico che sta a metà tra quello materiale e quello astratto: si tratta di forme affidabili, nel senso che attraverso di esse è possibile analizzare l'emergere di un nuovo mondo.
Poi vorrei parlare dell'implosione del mondo elettronico come fase successiva all'esplosione del mondo alfabetico. Ho pensato di creare un concetto di alfabeto che chiamerò alfa, in opposizione all'elettronica che chiamerò epsilon. Alpha contro Epsilon. Credo che in questo momento storico stiamo veramente ritrovando un principio fondamentale attraverso un'implosione del pensiero, della tecnologia, dei Paesi su se stessi, per entrare nel mondo dell'interfaccia, dell'interattività, che vuol dire essere connessi con la mente allo schermo in tempo reale e non come avviene col contenuto classico del libro, dove la coscienza del lettore è dentro la sua testa, dentro la sua pelle e la sua mente e non è esteriorizzata. Infine vorrei arrivare a parlare dell'immaginario oggettivo e della telepresenza.

Allora possiamo cominciare con Cybercity Berlin. Quest'opera è stata ideata da un gruppo di Berlino che si chiama Art+com. Prima di realizzare questo progetto questo collettivo aveva lavorato a un'interfaccia molto conosciuta per la navigazione sul web che si chiama Terravision o Tvision: si tratta di un sistema di navigazione che permette a una persona che si trova in qualsiasi parte del mondo di atterrare in qualsiasi altro posto della sfera terrestre in tempo reale attraverso una simulazione 3D connessa ad un satellite e al web. In questo modo, ad esempio, è possibile navigare da un punto all'altro della città di Berlino. Stasera vi mostrerò la continuazione di questo lavoro, che è meno conosciuta e che consiste nella numerizzazione della città. Dunque il nostro primo paesaggio in movimento è questo.
(INIZIA il VIDEO)

Quella che vedete è una simulazione della città di Berlino e nel progetto è previsto che si arrivi a rendere disponibili anche tutti i negozi, i servizi ecc. Ecco, siamo nella piazza centrale di Berlino. La forma grafica è ancora un pò naif, ma stanno lavorando per renderla più definita, più particolareggiata. È interessante che possiamo attraversare tutta la città, entrare nei negozi, negli alberghi e nei ristoranti. Utilizzando uno degli strumenti sulla sinistra dello schermo, per esempio la macchina fotografica, è possibile creare una propria documentazione personalizzata, un proprio percorso virtuale nella città di Berlino, e lo si puo' fare da ovunque ci si trovi, da Milano o da Toronto... ecco, qui si puo' vedere anche una fotografia d'epoca, una veduta dello stesso luogo com'era nel passato: in questo caso si tratta di un elemento veramente implosivo, cioè l'inserimento del passato in un contesto virtuale presente. La definizione dei negozi che sono già stati inseriti nel sistema è molto più dettagliata di questa, ancora un pò rigida. ecco qui, verso la porta di Brandeburgo, si puo' vedere un filmato che è stato girato nel passato in questo stesso luogo: ecco ancora l'inserimento di un vecchio documento al posto della realtà presente. (FINE FILMATO)

Questo documento rappresenta lo spazio in modo molto diverso da quello a cui culturalmente siamo abituati. Storicamente la rappresentazione occidentale dello spazio deriva dall'alfabeto, cioè da un sistema di organizzazione del campo visuale che prevede un orientamento dello sguardo verso destra. Entrambi i nostri occhi sono divisi in due parti, sinistra e destra. La parte sinistra cattura il mondo e la destra lo analizza. Come la mano sinistra che prende il pane e la mano destra che lo taglia, l'organizzazione del cervello funziona in modo che la parte sinistra sia specializzata nell'afferrare tutta la dimensione dello 'spettacolo' mentre quella destra nel 'tagliare'. Dal momento in cui, con l'alfabeto, avviene questo spostamento laterale del campo visuale, che a partire dai greci fu uno spostamento verso destra, il principio del 'tagliare' incomincia a dominare sul principio del 'catturare'. Il principio di ordinamento dello spazio diventa un principio dominante, e corrisponde alla divisione tra il soggetto 'guardante' e il mondo guardato, spettacolarizzato, che diventa 'oggettivo'. Il 'guardante' diventa il soggetto, politico, sociale, psicoanalitico e tutto il resto. Per garantire l'esistenza stessa del soggetto, lo spazio deve essere assolutamente fisso e lo statuto del paesaggio nella storia della pittura è uno statuto di conferma della fissità dello spazio. Quando lo spazio incomincia a muoversi cambia la relazione tra il soggetto e l'oggetto e la forma della sua conferma: infatti quando si minaccia la stabilità del mondo esterno è il soggetto stesso che viene messo in questione. Si tratta di un problema molto interessante: penso che la radice profonda della prospettiva, l'analisi dello spazio e del tempo, serva a garantire la fissità dello spazio e l'oggettività del mondo in funzione della libertà e dell'autonomia del soggetto. Il paesaggio fa parte di questa stabilizzazione dello spazio, così come il ritratto fa parte della stabilizzazione dell'identità privata che incomincia realmente dopo il Rinascimento. Ciò non significa che prima di questa fase storica non ci fosse un'identità privata, ma con il Rinascimento essere una persona privata diventa la norma. Ogni tanto penso ai miei amici giapponesi che non hanno conosciuto il Rinascimento e non conoscono individualità, sono molto carini a livello personale, ma noi siamo molto più esperti quanto ad autonomia e vita privata, e questo dipende dalla nostra relazione con lo spazio.

Vorrei fare un parallelo tra il 3D e il trompe l'oeil, forma molto conosciuta qui a Milano dove si trovano alcuni tra gli esempi più belli di questa tecnica. Il trompe l'oeil aggiunge alla sensazione visiva quella tattile e questa è la stessa direzione che segue la realtà virtuale, perché la realtà virtuale è veramente tattile, come tutto ciò che proviene dallo schermo... ma torneremo alla tattilità dello schermo più tardi. Posso aggiungere un'altra cosa: al momento della scoperta del trompe l'oeil si provava un piacere simile a quello che oggi proviamo con la realtà virtuale. Era una forma estatica del vedere che nasceva in un momento storico di grande cambiamento. Oggi viviamo nel neo-barocco, che come il barocco è un momento di cambiamento storico e sensoriale.

Oggi l'incredibile accelerazione e implosione di tutte le forme basate sul sistema binario 0-1 ha fatto nascere nuove forme dello spazio destinate a durare nel tempo, come quelle che abbiamo appena visto. Normalmente la gente pensa alla realtà virtuale (ai diversi tipi di realtà virtuali emergenti come i siti web, e-World on Line e così via) come se fosse solo un mezzo per riprodurre la realtà normale, ma questo non è vero: il destino della virtualità è quello di accrescere la realtà, di moltiplicarla, di alleggerirne la materialità senza perderne il contenuto simbolico. Allo stesso modo il principio fondante dell'alfabeto era quello di cogliere il maggior numero possibile di informazioni su una certa situazione umana abbandonando contemporaneamente l'esperienza specifica: in sostanza la decontestualizzazione dell'esperienza umana tramite il testo. Ma non vorrei essere troppo pedante, torniamo al tema principale che tratta del rapporto tra la 'realtà accresciuta' e la realtà propria, la realtà virtuale che riproduce la realtà reale. È un rapporto simile a quello che la finzione ha con la storia perché in fondo la storia è una finzione con una base reale che la sostiene, mentre la finzione ha una libertà che rifugge dal limite del reale, dall'obbligo di rappresentare il reale.

A questo punto siamo arrivati al concetto che ho definito 'mindware' (come 'hardware' o 'software'), una forma di contenuto simbolico, mentale, che pero' non è stabilito solo dalla mente di un unico individuo presente oggettivamente davanti schermo o in una forma qualsiasi di interattività.

Mi interesserebbe sapere se questo tipo di riflessione vi suscita delle reazioni, se ci sono delle domande o delle idee che possiamo discutere insieme perché stiamo lavorando insieme e non vorrei parlare solo io...

Domanda del pubblico: Questa prima parte del suo intervento mi ha fatto riflettere sul problema di ciò che lei ha chiamato 'neo-barocco', riferendolo al contesto attuale. Questo neo-barocco puo' essere una dimensione postmoderna della società' Questa è la prima domanda. Poi mi viene in mente anche un testo di Robert Harvey, che ho letto un pò di tempo fa, La crisi della modernità, in cui lo schermo, virtuale o visivo, quindi televisivo, cinematografico, viene letto più come superficie che come profondità di contenuto o di radici di un contesto sociale. In secondo luogo, il problema della superficie ci porta anche a un problema di collage di immagini, di sovrapposizioni, giustapposizioni di cose che danno questo senso del tempo un pò svanito, dello spazio un pò spurio, senza contenuto. Queste sono le cose che mi sono venute in mente: le chiederei un ulteriore contributo in questo senso per capire se il problema del virtuale è solo un discorso di intrattenimento a due su uno schermo o se invece puo' essere un ambito più aperto alla relazione tra individui. Derrick De Kerckhove: Sono domande molto interessanti. Partiamo dalla questione del neo-barocco, che ritornerà anche più avanti quando vedremo il terzo documento. Il barocco è un momento di raddoppiamento dell'esperienza della sensorialità. In quel periodo il desiderio dell'artista era di ricreare e focalizzare l'attenzione sull'esperienza sensoriale. Nature morte che rappresentano i cinque sensi, riproduzioni pittoriche di esperienze sensoriali, esperimenti di trompe l'oeil e cose del genere... l'idea è utilizzare l'illusione per dire che la realtà è fragile, che cambia, questo è il concetto del barocco e oggi possiamo dire che per noi è la stessa cosa. Siamo fragili sul piano dell'organizzazione sensoriale, non sappiamo che significato dare all'uso di questi nuovi strumenti, se investire nel contatto e nelle relazioni umane... abbiamo un pò paura dello schermo che sembra prendere tutto. Ed è vero, da un certo punto di vista, che lo schermo è vuoto, ma il postmoderno è finito e il neo-barocco continua. Qui c'è un problema, perché vuol dire che l'identificazione del postmoderno con il neo-barocco non è propria, perché di fatto il primo è la manifestazione iniziale dell'implosione. C'è un film meraviglioso, Zabriskie Point di Antonioni, dove nella scena finale ci sono una ragazza e un ragazzo che guardano la casa del ricco padre mentre esplode e loro provano un piacere enorme per l'esplosione di questa casa, del loro passato. Con la bomba atomica è accaduto lo stesso: l'ultimo momento di frammentazione di una serie di frammentazioni che incominciano con l'alfabeto, scoprono l'atomo e dall'atomo creano una scienza che ha il potere di fare una fissione e un'esplosione generale. L'esplosione di Hiroshima pose fine ad una serie ininterrotta di esplosioni che si erano susseguite dalla Prima Guerra Mondiale fino a quel momento. L'altra faccia della questione è l'implosione che passa attraverso il telefono. I pezzi della vecchia cultura, bombardata ed esplosa, provengono da differenti parti del mondo e da differenti momenti della cultura e della storia, approdando qua e là senza ordine. Tutti questi pezzi di cultura esplosa si mescolano poi nell'architettura e nel design ed entrano a far parte della vita artistica e stilistica del nostro tempo. Il postmodernismo è la caduta di pezzi di cultura senza un ordine, seguendo il senso del gioco e della leggerezza, perché c'è anche molto umorismo, ma anche il senso della bellezza: in fondo questo disordine non è male. Oggi con la realtà virtuale tutti questi 'pezzettini' si riformano, pero' con ordine. Il mondo implode su sé stesso e diventa una forma completa, ancora povera, ma che si arricchisce rapidamente, giorno per giorno. E questa implosione delle cose su sé stesse la definirei il 'glocalismo', che non è il villaggio globale, ormai superato da tempo. Oggi tutti i villaggi sono globali:ecco il grande cambiamento. E noi siamo globalizzati senza sforzo ma anche senza vuoti, insomma globalizzati senza dover rinunciare alla nostra individualità e specificità. Siamo insomma 'glocali': locali e globali allo stesso tempo, questo è quello che veramente succede nel momento in cui siamo collegati ad Internet o al web. Perciò il neo-barocco è veramente la continuazione di quest'implosione. Il problema dello schermo e della sua superficialità è che si trova ad essere l'inverso della prospettiva. La prospettiva era già stata superata da Cézanne e dopo di lui dai cubisti e poi da tre o quattro generazioni di artisti, ma con la realtà virtuale abbiamo una vera e propria inversione della prospettiva. Non esiste più uno spazio che viene trattato come un oggetto fisso, ma esiste invece uno spazio che attraversa l'individuo. La prospettiva trova il punto di fuga all'interno di se stessa, non al di fuori, e questa è di nuovo una forma di implosione enorme. Dunque la questione della 'superficialità' deriva dal fatto che non abbiamo più lo stesso modo di capire e giudicare la profondità di qualche cosa, siamo automaticamente 'fatti d'immagine'. La vita pero' non diventa solo una forma di collage, di giustapposizione di una figura all'altra, di una persona all'altra, perché noi stessi cambiamo in ogni secondo. La vita che ci viene proposta dalla pubblicità televisiva ci dà la misura della nostra vita. L'esasperazione che sperimentiamo davanti al monitor quando non funziona è ancora una altra misura della nostra vita. Forse non siamo solo 'immagine' e non facciamo solo dei collage, facciamo piuttosto dei 'morfing', passiamo da una forma all'altra senza rottura o cesura, il nostro sviluppo attualmente si potrebbe paragonare a una forma proteiforme. Tutto questo significa che sta cambiando radicalmente anche il nostro rapporto col sapere, con la coscienza e con la conoscenza, con l'arte: chiediamo alla sensibilità una forma nuova di percezione e di relazione. Credo che in questo momento stiamo scoprendo un nuovo tipo di paesaggio che non è solo 'in movimento' ma è anche tattile come quello della realtà virtuale. In un centro associato al nostro di Toronto, dove diversi ricercatori lavorano alla sperimentazione di interfaccia per persone handicappate, è stato studiato un sistema per il web che funziona attraverso una interfaccia tattile e che perciò puo' essere utilizzato da persone cieche. Questo interfaccia costa 2000 dollari, una cifra un pò alta per una persona singola, ma certamente abbordabile per un'istituzione o un ospedale. Stiamo creando un mondo tattile per ciechi in modo che possano riconoscere la diversità delle forme attraverso il web... fornire la sensibilità tattile al web è una cosa stupenda!' Questa è ancora una forma di implosione, e sempre dell'implosione voglio parlare mostrandovi il prossimo documento The invisible shape of things past, che si ricollega al lavoro che ho fatto vedere prima, dove il passato è inserito nel presente virtuale.
(INIZIO VIDEO)


Siamo a Berlino, nel luogo dove ci trovavamo prima, arriviamo a un certo punto del percorso dove in un angolo specifico si trova un filmato del 1928 che mostriamo. Il filmato è impostato come quello di prima su uno sfondo virtuale. Quello che mi interessa di questo esperimento non è solo l'inserimento della bidimensionalità nella tridimensionalità spaziale, ma anche il tentativo di dare una tridimensionalità temporale al passato. È una forma avanzata rispetto a quella che abbiamo visto all'inizio, che voleva solo trovare un luogo per la connessione tra passato e presente. Qui invece abbiamo la possibilità di penetrare l'immagine del passato, come Zelig nella storia di Woody Allen. È la stessa idea. Ma adesso vediamo un pò il progetto in generale: questa è una telecamera numerica che funziona come una telecamera normale pero' nel mondo virtuale, numerico... questi sono i filmati del passato. L'idea è quella di poter penetrare in questo prolungamento del tempo. Per me è ancora difficile capire come funziona, pero' l'ambizione di questo gruppo di artisti è creare una tridimensionalità del passato, uno stato della virtualità che va molto più avanti della virtualità classica che conosciamo, un esperimento profondo di ricerca epistemologica. Un'altra parte di questo progetto è un catalogo che mostra il cambiamento dei vari luoghi della città nel corso degli anni. Si possono vedere le date: '92, '89... qui ad esempio ci sono delle fotografie di Potsdammer Platz: '84, '79, '74...e così via. È così possibile conoscere lo stato di quel punto della città nei vari anni; naturalmente dipende anche dalla documentazione disponibile. Comunque trovo molto interessante vedere come cambia la disposizione nei diversi documenti del passato nel contesto della realtà scelta. È bello vedere la crescita della città anno dopo anno; anche a Bologna c'è un sito che mostra la sua storia con una virtualizzazione della città che è molto ben fatto. (FINE VIDEO)

L'idea è chiara: avere la possibilità di creare una tridimensionalità temporale, cioè una forma di concentrazione e implosione del passato nel presente. Con la ricostruzione delle città virtuali diamo l'idea di una ricostruzione del tempo, immaginate la ricostruzione di una Gerusalemme virtuale, un'idea che fa quasi un pò paura. Penso che valga la pena di riflettere su questa idea di ricostruzione virtuale della memoria comune che si puo' visitare come se fosse una memoria personale; una memoria comune dove sia possibile essere più che un singolo, non solo per quanto riguarda la virtualità tridimensionale che abbiamo visto, ma anche per ciò che riguarda tutte le banche dati che possono essere trasposte su web, attraverso i server. Questa è una memoria comune molto importante.
Prima di abbandonare questo tema volevo aggiungere che l'opposizione tra l'alfabeto e l'elettronica, tra l'Alfa e la Epsilon, è la stessa opposizione che c'è tra la mente privata e la mente collettiva della TV. Con l'uso della TV si presentava il pericolo di annullare la mente del singolo, ma quello che accade oggi è che il computer stesso ci restituisce una forma di autonomia e di controllo dello schermo. L'implosione attualmente sta assumendo una forma molto interessante, quella del trasferimento, dell'esteriorizzazione del pensiero privato sullo schermo e, tramite Internet, dell'interconnessione con altre persone. È molto interessante osservare il passaggio del pensiero dall'interno della mente allo schermo e l'incontro di una singola coscienza con una dimensione connettiva, che non è quella della TV - da uno a tutti - e neppure quella del libro - da uno a uno - ma è quella di Internet - da qui a lì - configurazione di connessioni mentali tramite uno stesso oggetto, lo schermo. Vale la pena di riflettere su queste cose perché la psicologia, il vocabolario, il pensiero che sono collegati a questa nuova forma di interattività tra gli uomini non sono ancora molto conosciuti.

Quello che voglio mostrarvi adesso è Osmosis di Char Davies, che secondo me è un esempio tra molti altri di interfaccia corpo-realtà, anche se adesso esistono anche altri tipi di interfaccia, di cui vi parlerò, che io chiamo 'Mind-machine-direct-connect', che connettono direttamente la mente alla macchina. Trovo questo lavoro molto interessante perché contiene l'idea importantissima di un ritorno di attenzione sul respiro, oltretutto è un problema quotidiano per via dell'inquinamento. Sapete che in Giappone ci sono un sacco di persone che vanno in giro con la mascherina protettiva' Potrebbe anche diventare una moda! Qui a Milano, che è la città maestra dello stile, si dovrebbe inventare qualcosa di più bello di quell'orribile mascherina bianca che si mettono addosso i giapponesi tutti i giorni. Loro pensano di essere messi peggio di tutti ma non è vero, Tokyo è una città ben organizzata, pero' le persone vanno in giro con queste 'survival mask' che io penso dovrebbero diventare un oggetto di studio del design milanese, poi si potrebbe aprire un grande negozio in Giappone. Vediamo allora una parte di Osmosis, un lavoro in cui ci si puo' mettere una cintura e vedere il mondo multidimensionale della virtualità, un mondo personalizzato ma anche semi oggettivo. (INIZIO VIDEO)

C'è una cintura che si indossa e che registra il volume toracico e quando inspiriamo è come se discendessimo. L'idea descritta da Bachelard all'inizio del filmato è un'idea profonda per cui noi modifichiamo lo spazio attraverso il pensiero, ci ritornerò più tardi. C'è un casco che si deve indossare... questa è l'organizzazione del mondo virtuale a priori costruito su una griglia che è la base della tridimensionalità spaziale. Adesso siamo nel corpo di un albero. Questi sono i suoi rami. Possiamo anche vedere l'albero nelle diverse stagioni... e quella è una radura, un piccolo punto chiaro nella foresta. Questo mondo è organizzato su nove livelli ispirati dal pensiero di chi ha progettato questo lavoro, fino a quello base che è lo 0-1. Adesso vediamo un fiume. Questo è il fogliame... si puo' anche entrare nella foglia... entrando si vede la linfa che scorre nella foglia. Procedendo vediamo la presentazione della macchina da indossare, questa è la situazione dell'utente che prima arriva in questo mondo vuoto e poi lo esplora. Questo livello è molto interessante: abbiamo attraversato l'abisso e ora siamo arrivati alla base, l'unità minimale di questo mondo, e vorrei dire a questo punto una cosa interessante, cioè che la divisione del mondo comincia con l'alfabeto che è formato da venticinque segni, continua con il morse, il telegrafo, che è costituito da tre segni, punto-linea-spazio. La possibilità di ottenere la numerizzazione di tutta la realtà deriva dal fatto di avere solo un segno 0 o 1, che è ON o OFF, questo perché è possibile ridurre tutta l'esperienza umana ad un minimo denominatore comune. Questa è la griglia (grid), la struttura primaria dove si mettono le cose. Secondo livello: l'apertura della foresta (clearing), dove ci sono l'acqua e gli altri alberi; terzo, lo stagno (pond), dove ci sono i pesci nel fango... poi l'abisso profondo, sotto il livello della terra e con una connotazione di morte. Ecco l'inizio della vita, (life world), la vita che comincia nell'albero e questo è il mondo della vita sulla terra, la foresta, (silvan); questo è il codice (code), che è la base... il mondo sotterraneo (subterranean); ...l'interno della foglia (leaf) e la neve, la nuvola (cloud)... e l'ultimo è il testo dei pensieri che hanno ispirato la creazione di questo lavoro. (FINE VIDEO)

Penso che questo mondo, un paesaggio in movimento creato come se fosse un'illustrazione della mente dell'utente, ci dà la definizione propria dell'interattività. Per gli antichi greci il respiro era il punto di percezione della parola, dell'udito, dell'altro. Per gli antichi greci anche la percezione visuale, prima dell'alfabeto, non era nel cervello ma nei frenes, nei polmoni, e si 'respirava' l'esperienza. Quando hanno inventato l'alfabeto c'è stata una verticalizzazione dell'esperienza che passa dalla 'pneuma', il soffio, alla 'psiché' (l'anima) che è un momento di separazione tra il corpo e il mondo. Il punto di vista crea una distanza tra il soggetto della prospettiva e l'oggetto che è la prospettiva. Il respiro preletterario dei greci opera con l'esperienza uno scambio, e l'interattività elettronica è un ritorno a quel tipo di dinamica. Avviene così un passaggio dall'esperienza visuale e spettacolarizzata del mondo a un'altra propriamente tattile come descritto nel filmato di prima. Ma c'è un'altra cosa che vale la pena di sottolineare parlando di interattività, e cioè l'inversione della direzione del pensiero dall'interno all'esterno. Quando si passa dal pensiero nella testa al pensiero sullo schermo si inverte l'orientamento fondamentale dell'information processing, dell'elaborazione delle informazioni. È interessante perché la figura mitica di Giano Bifronte era rappresentata con una doppia faccia, una rivolta fuori dalla città e l'altra rivolta dentro alla città. Adesso è come se stessimo tornando alla parte rivolta fuori dalla città, fuori dalla pelle, a un'espansione diretta del corpo verso l'esterno.

Un'altra osservazione importante riguarda la tattilità e il paesaggio in movimento della nostra quotidianità. Con la diffusione dei telefoni mobili abbiamo la possibilità di non essere vincolati ad un posto fisso e di non dipendere dalla fissità dello spazio, ma di comprendere lo spazio dentro di noi. La mobilità significa appropriarci dello spazio e poter accedere all'insieme dello spazio da ogni punto in cui ci troviamo. Il telefonino è come un punto di ritorno al sistema nervoso centrale mondiale, al corpo. Tutta la rete elettrica e quella elettronica, le forme di comunicazione come il telegrafo, il satellite, insomma su tutte le forme di organizzazione del trasferimento elettronico da un tipo di informazione a un altro sono un'estensione del sistema nervoso; infatti anche il sistema nervoso del corpo umano è un tipo di sistema per la trasmissione delle informazioni a tutto il resto del corpo. Adesso con l'elettronica abbiamo creato un'estensione globale, una globalizzazione sotto forma di esteriorizzazione, e adesso è come se stessimo scoprendo lo stato di interiorizzazione che avviene con il telefonino, col mondo a portata di mano (come quello che ha fatto Art+com con Terravision). Il telefonino è l'ultimo passaggio prima del ritorno al corpo, prima dell'impianto diretto sul corpo, che d'altra parte già esiste. Infatti negli Stati Uniti si stanno compiendo degli esperimenti per dare ai soldati delle pillole attive radioemittenti che attraverso una cintura di emissione mandano direttamente sul web informazioni sullo stato interiore del militare. Così il comandante sa veramente come si sente il suo soldato. Questo per dire che l'esteriorizzazione del sistema nervoso, dell'informazione interiore che si porta dietro anche la problematica dello statuto privato sulla rete, tutte queste questioni sono da scoprire e da conoscere bene prima che avvenga una catastrofe, perché quando si accelera troppo il proprio modo di vivere si procede verso la guerra e lo straniamento. Speriamo che questo non succeda. Personalmente non credo che accadrà, penso piuttosto che andiamo incontro ad una fase di adattamento. Questo perché una cultura mondiale formata da più di sei miliardi di persone troverà una sua risposta di emergenza per sopravvivere a una situazione così complessa e nuova.

Con l'interconnettività si ha una forma di globalizzazione mentale che non elimina la localizzazione privata dell'individuo. Il senso della responsabilità sta cambiando e oggi questo passaggio si è potuto vedere, ad esempio, nella decisione dell'Inghilterra di voler estradare Pinochet. Un altro esempio che segnala lo sviluppo di una forma di coscienza mondiale è la lotta contro le mine. È possibile che Pinochet sia tiranno nel suo Paese, ma la sua prepotenza non è accettata al di fuori dei suoi limiti locali. Forse un giorno non potremo accettare neanche questo, abbiamo ancora tutti molto paura di un nuovo Vietnam e risulta ancora molto difficile per alcuni intervenire in un altro Paese. Il caso Pinochet ci dà veramente un'idea della progressiva globalizzazione della morale e dell'equilibrio mondiale. I dieci anni che verranno vedranno un accrescimento della responsabilità internazionale in seguito alla crisi asiatica e a molti altri fattori che ci obbligano a essere responsabili anche verso Paesi che non sono i nostri. E si percepisce che questo modo di sentire è sempre più forte e secondo me è di ordine tattile: infatti non possiamo vedere il mondo con gli occhi ma possiamo toccarlo, possiamo attingere al mondo con le connessioni, con Internet, e questo vuol dire che Internet è l'estensione della mano e non dell'occhio o dell'orecchio. Stream video e stream audio invece sono realtà ancora molto all'inizio. Miglioreranno più avanti ma per il momento i tentativi sono ancora troppo isolati per avere un grande impatto. Il messaggio di Internet è veramente tattile e ci dà un 'put in touch' con l'altra parte del mondo. L'ultima cosa che voglio dire su questo argomento è che i giapponesi hanno una comprensione migliore di queste dinamiche. Sono andato in Giappone per curare la traduzione del mio libro La pelle della cultura, che è stato già tradotto in italiano, e tra le migliaia di correzioni che dovevamo fare abbiamo visto che c'era una complementarità molto interessante tra il concetto giapponese classico dello spazio e del tempo e la mia esplorazione sul virtuale e sull'interattività. Abbiamo visto come nel 'ma' giapponese le dimensioni dello spazio e del tempo siano complementari. Spazio e tempo non sono separati come da noi. Noi li abbiamo separati perché li abbiamo letti nello sviluppo lineare dell'alfabeto ma gli orientali non hanno operato questo tipo di separazione, di specializzazione tipica dell'arte occidentale, ma hanno continuato a considerare più importante l'intervallo che c'è tra le cose, per esempio tra i fiori, che le cose stesse. Il bouquet di fiori per i giapponesi non è simmetrico, non è costruito sull'organizzazione di una massa visuale come quello occidentale, ma su un rapporto di tensione spaziale tra un fiore e un altro; allo stesso modo succede per l'architettura e per i rapporti personali. C'è una complessità infinita nei teatri giapponesi No e Buto che sono come una danza, variazioni e modulazioni dello spazio di intervallo tra due persone, una forma di musica e danza immediata che loro fanno come noi ci diamo la mano per avere una percezione sensibile della persona che tocchiamo. Per loro è su questo intervallo che avviene la connessione, ed è un punto di vista molto interessante.

L'ultima cosa che voglio mostrarvi e Tunnel sous l'Atlantique di Maurice Benayound che ha ricevuto il premio di Ars Electronica 1998, un premio prestigi