Alessandra Galasso

Brave New World progetto on line a cura di Alessandra Galasso

Il progetto Brave New World e' nato quasi un anno fa. Invitata a curare una mostra di artisti dell'Archivio di Care of/Viafarini ero piuttosto refrattaria all'idea di organizzare la solita mostra collettiva basata su scelte personali (e pertanto opinabili), senza una premessa tematica precisa o per dirla in altre parole, senza ne' testa ne' coda.

In quanto responsabile dell'Archivio da alcuni mesi avevo avuto la possibilita' di riscontrare che, riflettendo una tendenza sempre piu' presente nell'arte contemporanea occidentale, un numero crescente di giovani artisti italiani, poneva la citta', e i luoghi che piu' la caratterizzano, al centro delle proprie indagini estetiche: immagini di strade, stazioni, metropolitane, cantieri edilizi, autostrade, alberghi. Avendo letto il testo illuminante di Marc Auge' sui nonluoghi era sempre piu' chiaro che questa tematica rientrava a far parte dello zeitgeist: uno "spirito del tempo" che si faceva strada all'interno di diverse discipline. Cio' che Auge' aveva teorizzato attraverso i paradigmi propri dell'etnologia, veniva interpretato dagli artisti passando attraverso una sensibilita' e una dimensione estetica specifica. Presto mi accorsi che nel campo dell'architettura era in atto un dibattito riguardante il cosidetto corporate architecture, ossia l'architettura al servizio delle multinazionali. Allo stesso tempo le mie passate letture di De Lillo, Carver e Ballard mi portavano a pensare che doveva senza dubbio esistere parallelamente un'ampia letteratura che affrontava simili tematiche.

Ora la questione diventava, come far rientrare tutto cio' in 150 m2 di spazio espositivo ? La soluzione piu' naturale e congeniale non poteva che essere il world wide web, la rete, piu' comunemente chiamato internet: un nonluogo per antonomasia. Internet mi offriva la possibilita' di risolvere simultaneamente un gran numero di questioni che mi premevano: invitare un numero virtualmente illimitato di artisti; utilizzare soluzioni estetiche innovative e impossibili da rendere nello spazio tridimensionale di una galleria; includere testi scritti con la possibilita' di creare dei link alle immagini; riprendere la struttura orizzontale della rete all'interno del progetto stesso invitando altre persone a curare sezioni specifiche. Il progetto avrebbe potuto inoltre beneficiare di una durata superiore a quella convenzionale di una mostra, con la possibilita' di modificare e aumentare gli interventi nel tempo; includere il suono; offrire, attraverso la posta elettronica, un vero forum per dibattiti, scambi di idee e suggerimenti che facesse crescere e modificare il progetto nel tempo. Infine avrei avuto un pubblico planetario! Come restistere a tanto ? Il progetto e' via via cresciuto ampliandosi e includendo altre persone, diventando esso stesso una rete, una creatura tentacolare che si muove in molteplici direzioni. Oltre ai progetti inediti, realizzati per l'occasione dagli artisti cho ho selezionato dall'archivio Care of/Viafarini (riuniti nella sezione gallery) ho voluto invitare Luca Scarlini, scrittore e scenografo, in qualita' di curatore letterario che ha selezionato i brani letterari raccolti nella sezione fiction. Era inevitabile includere nel progetto Marc Auge', colui che per primo ha teorizzato l'esistenza dei nonluoghi. Cosi' come mi e' parso fondamentale inserire il testo corporate style di Andreas Angelidakis, la cui lucida e ironica analisi sintentizza l'attuale dibattito critico a tal proposito in architettura. Nessuno meglio dell'artista Mario Milizia poteva creare la colonna sonora ideale di Brave New World. International Style costituisce l'inevitabile sfondo musicale di tutti i possibili nonluoghi. Infine Biodegradabile, a cura di Diego Grandi, si inserisce perfettamente in questo contesto in quanto progetto artistico itinerante e nomadico di eventi, che si svolge periodicamente in alcune lavanderie automatiche di diverse citta' italiane.

Brave New World deve la propria esistenza all'entusiasmo, l'expertise tecnologico, la passione, la dedizione e le infinite ore trascorse al computer del gruppo UnDo di Milano composto da Anna Stuart Tovini, Vincenzo Chiaranda' ed Emanuele Vecchia, che hanno lavorato a diretto contatto con gli artisti nella realizzazione dei progetti, e disegnato tutte le sezioni del sito web. Ringrazio Fabrizio Gilardoni dello studio eye di Milano per aver dato il proprio contributo artistico attraverso la realizzazione della homepage e la propria inestimabile consulenza grafica. Voglio ringraziare Patrizia Brusarosco di Viafarini, che dopo un iniziale e comprensibile scetticismo, ha sostenuto e permesso la realizzazione del progetto. Ancora una volta ha dimostrato, prima di chiunque altro in Italia, di avere il coraggio, la generosita' e la lungimiranza di promuovere forme di organizzazioni artistiche innovative.

Ringrazio infine gli artisti e tutti i partecipanti che hanno permesso di realizzare questa mia visione.

Alessandra Galasso

Brave New World

Nel 1932 Aldous Huxley descrisse l'avvento di un Mondo Nuovo in cui essere umani, nati e manipolati in provetta, avrebbero tutti occupato un loro ruolo specifico nella societa'. Gli Alfa, i Beta, i Gamma, i Delta e gli Epsilon avrebbe amato la "loro inevitabile destinazione sociale", allevati ed educati attraverso l'ipnomedia ovvero la ripetizione di truismi (1) trasmessi e ascoltati durante il sonno: "la storia e' tutta una sciocchezza"; "Non c'e' civilta' senza stabilita' sociale. Non c'e' stabilita' sociale senza stabilita' individuale."; "E' meglio buttar via che aggiustare"; "Non rimettete mai a domani il piacere che potete provare oggi". (2) Gli abitati del Mondo Nuovo si sarebbero recati in cinema odorosi e avrebbero consumato il soma per rimuovere qualsiasi sensazione psico-fisica sgradevole. Gli unici passaggi all'interno del romanzo in cui l'autore si sofferma a descrivere parzialmente un luogo geografico sono quelli dedicati alla "riserva", il luogo in cui i "selvaggi" si riproducono ancora accoppiandosi, compiono riti tribali, e dove ancora esiste la vecchiaia, il dolore e la monogamia. E' come se Huxley avesse previsto che i luoghi della vita moderna sarebbero stati privi di caratteristiche specifiche che permettessero di identificarli.

Il senso di anonimato e genericita' di un gran numero di luoghi caratterizzanti il mondo contemporaneo e' stato magistralmente analizzato da Marc Auge' (3). Auge' differenzia il luogo antropologico che "E' simultaneamente principio di senso per coloro che l'abitano e principio di intelligibilita' per colui che l'osserva." e che hanno almeno tre caratteri in comune che li rendono identitari, relazionali e storici.(4) Al contrario egli sostiene che "la surmodernita' e' produttrice di nonluoghi antropologici." I nonluoghi quindi rappresentano il mondo contemporaneo : "le vie aeree, ferroviarie, autostradali e gli abitacoli mobili detti (aerei, treni, auto) gli aereoporti, le stazioni ferroviarie e aerospaziali, le grandi catene alberghiere, le strutture per il tempo libero, i grandi spazi commerciali e, infine, la complessa matassa di reti cablate o senza fili che mobilitano lo spazio extraterrestre ai fini di comunicazione cosi' peculiare che spesso mette l'individuo in contatto solo con un'altra immagine di se stesso." (5)

Ed e' proprio questa sensazione di solitudine e di estraniamento a permeare tanta produzione artistica contemporanea. Spazi urbani in cui la figura umana e' totalmente latitante. L'assenza di figure umane permette di simulare una tecnica a cui si ricorre da anni nella cinematografia: l'immedesimazione e il trasferimento spazio-temporale dell'osservatore. Attraverso il quale lo spettatore viene "trasportato" all'interno dello spazio rappresentato, diventandone l'unico soggetto. L'effetto che si ottiene amplifica il senso di solitudine. Le camere di albergo di Alessandra Tesi, i paesaggi urbani desolati di Luca Pancrazzi, gli edifici disabitati di Thomas Strüth, i corridori solitari di Luisa Lambri, le periferie metropolitane di Andreas Gursky (solo per citarne alcuni) sono nonluoghi abitati da colui/colei che li osserva. Familiari, benche' sconosciuti, queste immagini suscitano sensazioni di estraniamento. Un estraniamento accentuato dal fatto che ci sembra di riconoscere la maggior parte dei luoghi ritratti ma allo stesso tempo non riusciamo a collegarli a nessuna esperienza specifica: luoghi che ci sembra aver gia' visitato, di persona, oppure visto in televisione, al cinema e nei cartelloni pubblicitari. E' come se le nostre memorie spaziali fossero sempre piu' mescolate in un magma atemporale che non ha contorni definiti e riproducibili.

Storicamente la nozione di luogo ha sempre racchiuso in se' alcune connotazioni ben precise. Al concetto di heimlich (6) si è contrapposto quello di unheimlich ; all'idea di terra natale, e quindi di un luogo geografico familiare e rassicurante, si e' sempre contrapposto quello di un luogo sconosciuto e di conseguenza ostile. Lo straniero ha per tradizione rivestito il ruolo di nemico. La sfida in cui la societa' contemporanea si e' lanciata consiste nel frantumare e nel tentare di rimuovere la millenaria associazione straniero = diverso = nemico. (7)

Questi concetti mal si coniugano con l'idea di un mercato globale. Le grandi corporations mondiali hanno da tempo compreso (dimostrando un'acutezza e una tempestivita' largamente superiore ai politici e agli intellettuali) che la velocita' e la facilita' a riconoscere degli spazi, ovunque ci si trovi, e di conseguenza la loro familiarita', sono uno strumento indispensabile alla conquista dei mercati su scala mondiale. Intravedere una grande emme gialla (8), mentre ci si trova in un paese straniero, ci da' un piccolo tuffo di gioia al cuore, oltre a rassicurarci e a farci sentire un po' piu' "a casa". L'idea di comunita' europea si e' ridotta al dibattito sulla moneta unica, mentre l'unita' intellettuale e culturale non sembra piu' interessare nessuno. Il villaggio globale che si prospetta assomiglia sempre piu' a un global market, dove si mangia global food e si trascorre il tempo libero facendo attivita' di global entertainmeint. Affinche' il miracolo si compia e' indispensabile che le diversita' culturali e geografiche vengano smussate, levigate e infine rimosse. Occorre che i consumatori siano messi in ambienti accoglienti, confortevoli, in cui riconoscano i segni, gli oggetti, i suoni e i sapori. Di questo si occupano le grandi corporations: Nike, Blockbuster, McDonald's, Pizza Hut, Mobil, Walt Disney, IKEA stanno disseminando il pianeta di edifici che possono essere classificati come corporate architecture: luoghi che hanno un design simile ovunque essi si trovino, che devono essere facilmente riconoscibili da parte di chiunque li osservi, e che devono comprendere e racchiudere segni grafici, loghi, colori, strutture, e merci uguali. Un McDonald's deve essere immediatamente riconoscibile che esso si trovi a Lima oppure a Seul.

"A small, one-story white building with a plastic red roof and the name Pizza Hut. You know what it means! And even if you haven't seen the product, you know what it looks like because there is one just like it down the street from where you live. The building is based on a corporate prototype that is exactly the same everywhere." (9)

Corporate : la parola magica grazie alla quale non ci sentiremo mai piu' unheimlich. Se si considera globalmente il marketing di una corporation come Nike (10), che basa tutta la propria comunicazione su una miscela altamente sofisticata di immagini, grafica, slogan, testo e design quello che fanno oggi gli artisti, (con rarissime eccezioni) e' paragonabile alle incisioni rupestri dei Camuni in Val Camonica! Affinche' i messaggi degli artisti possano avere un impatto, per intensita' e quantita', simile a quello di Nike occorre che essi tornino a credere che e' ancora possibile cambiare la nostra percezione del mondo e riappropriarsi del potere trasformatore e innovatore delle immagini. A uno sguardo melanconico e tardo romantico sul mondo contemporaneo si deve sostituire la forza esplosiva di un pensiero positivo in grado di costruire una nuova visione del mondo e dell'altro. Nel frattempo altre entita' sono al lavoro. Peccato che il loro solo scopo sia quello di vuotarci i portafogli.
Quindi, let's just do it !
Alessandra Galasso

1 Frasi di cui la veridicita' e' ovvia e scontata.
2 Aldous Huxley, Brave New World, 1932 (trad. ital.: Il mondo nuovo, Arnoldo Mondadori, Milano, 1933).
3 Marc Auge', Non-lieux, Seuil, Parigi, 1992 (trad. ital: Nonluoghi, Elèthera, Milano, 1993).
4 Marc Auge', ibidem, pag. 51-52.
5 Marc Auge', ibidem, pag. 74
6 Termine tedesco che significa familiare e che comprende la parola Heim (patria).
7 A questo proposito si consiglia la lettura di : Julie Kristeva, Strangers to ourselves, Columbia University Press, New York, 1989.
8 Il logo di McDonald's.
9 Andreas Angelidakis, "International Style" in Purple Prose, n.12, Summer 97, pag. 112 (traduzione: Un piccolo edificio bianco a un piano con il tetto di plastica rossa e il nome Pizza Hut. Tu sai cosa vuol dire ! E anche se non hai visto il prodotto, sai che aspetto ha perche' ce ne uno proprio uguale in fondo alla strada dove vivi. L'edificio si basa su un prototipo multinazionale che e' identico ovunque.)
10 Multinazionale americana che produce scarpe e abbigliamento sportivo.